Condannata a 16 anni per non aver fermato gli amici: si sente male in tribunale a Torino


Torino: Sara Chierici, 20 anni, è stata giudicata colpevole di concorso di tentato omicidio per il lancio della bici ai Marazzi, che ferì gravemente uno studente universitario

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Non fu lei a lanciare la bici addosso alla folla, ma non si allontanò, rimase a guardare e non si oppose, anzi “rafforzò l’intento criminoso” di chi quel folle gesto lo ha compiuto. E, a differenza della maggior parte dei “ragazzi della bici”, Sara Cherici era maggiorenne la sera tra il 20 e il 21 gennaio 2023, quando avvenne la tragedia a Torino che portò Mauro Glorioso, uno studente di medicina, tra la vita e la morte.

Per questo la Pm Livia Locci aveva chiesto per lei una pena di 12 anni. Alla lettura della sentenza che l’ha condannata invece a ben 16 anni di reclusione per concorso in tentato omicidio, la ragazza- che oggi ha 20 anni- è crollata. Dopo aver ascoltato il verdetto in silenzio e impassibile, si è piegata in avanti, ha iniziato a sforzarsi nel respirare, a tremare, le è piovuta addosso una crisi di panico e si è accasciata a terra piangendo: “Non è giusto, devo pagare- è riuscita dire- ma non così”.

I FATTI

Mauro Glorioso, giovane studente di medicina, stava facendo la fila fuori da un locale al Marazzi, per entrare e trascorrere una serata di festa, quando fu centrato in pieno da una bici elettrica lanciata dall’alto di una balaustra. Le conseguenze per lui furono gravissime, lottò tra la vita e la morte per giorni e oggi è vivo, ma gravemente invalido. Anzi, per lui il danno fu tale che le sue condizioni non gli permettono neanche di essere qui a deporre il proprio dolore per una vita che non è degna di essere chiamata così. Chiunque di noi preferirebbe essere morto”, ha spiegato in Aula la Pm nella sua requisitoria.

A lanciare quella bici furono tre ragazzi, un maggiorenne e due minorenni di 15 e 17 anni all’epoca dei fatti: hanno sollevato una bici d 23 chilogrammi e l’hanno gettano lungo la banchina che costeggia il Po. Accanto ai tre, due ragazze, una sedicenne e appunto Sara Chierici, neo maggiorenne. Nessuna delle due fece o disse nulla per fermare i ragazzi, e nei giorni successivi continuarono a non fare niente: lei stessa ha taciuto anche se era a conoscenza delle condizioni gravissime dello studente di medicina.

Per questo ieri sera dalla terza sezione penale del Tribunale di Torino, il presidente Immacolata Iadeluca, ha letto la sentenza che condanna la ragazza al massimo previsto dal codice, 16 anni di carcere, per concorso in tentato omicidio, senza attenuanti. È la pena più alta inflitta finora ai “ragazzi della bici”. Chierici sconta la scelta del rito: è stata l’unica a non affidarsi a quello abbreviato e a passare per il dibattimento, dichiarandosi sempre non colpevole e cercando di dimostrare, evidentemente fallendo, che non fosse consapevole di quello che stesse accadendo.

LA REQUISITORIA

La requisitoria della pm Locci è stata chiara nel descrivere la dinamica dei fatti di quella sciagurata serata: “Le ragazze- spiega Locci — seguono l’azione per intero, potevano allontanarsi, dire ‘non fatelo. Sono rimaste lì, rafforzando l’intento criminoso dei maschi”. Per la Procura, l’imputata non è “una compresenza passiva”, ma “una giovane adulta incapace di provare compassione, di prendere atto dell’inaudita gravità del gesto”. E a chi gli chiede conto del suo comportamento “si limita a offrire ai giudici spiegazioni che «sembrano il temino di un bambino, senza mostrare un minimo di consapevolezza del proprio errore.

Del gruppo di ragazzi ritenuti responsabili del gesto, Sara Cherici è quella che ha avuto la condanna più alta. I minorenni sono stati condannati in via definitiva, con rito abbreviato, a pene comprese fra i 6 anni e 8 mesi e i 9 anni e 6 mesi; per l’altro maggiorenne si ripeterà il processo d’appello a fine gennaio, dopo l’annullamento della sentenza precedente da parte della Cassazione.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT).