Nei pazienti con obesità e prediabete il trattamento per tre anni con tirzepatide ha ridotto di oltre il 90% il rischio di sviluppare il diabete
Nei pazienti con obesità e prediabete il trattamento per tre anni con tirzepatide ha ridotto di oltre il 90% il rischio di sviluppare il diabete rispetto al placebo, oltre ad aver comportato una perdita di peso sostanziale e sostenuta, secondo i risultati di un nuovo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM).
Lo studio, condotto da ricercatori della Weill Cornell Medicine, del NewYork-Presbyterian, della Yale School of Medicine e altre istituzioni, è stato il proseguimento del trial SURMOUNT-1 della durata di 72 settimane, che ha supportato l’approvazione del farmaco da parte della FDA per il trattamento del diabete e dell’obesità.
I nuovi risultati mostrano che, dopo 176 settimane di trattamento, solo l’1,3% dei pazienti che erano sia obesi che prediabetici e che hanno assunto il farmaco in una qualsiasi delle tre dosi testate (5, 10 mg o 15 mg), sono progrediti verso il diabete di tipo 2, rispetto al 13,3% dei pazienti trattati con il placebo.
«Questi risultati mostrano che, con tirzepatide, il diabete di tipo 2 può essere prevenuto, anche nelle persone che sono sulla soglia della malattia» ha affermato il coautore Louis Aronne, Sanford I. Weill Professor of Metabolic Research e direttore del Comprehensive Weight Control Center, Division of Endocrinology, Diabetes, and Metabolism, Weill Cornell Medicine, New York.
Lo studio SURMOUNT-1 ha inizialmente rilevato che i pazienti obesi che assumevano tirzepatide per 72 settimane hanno perso in media dal 15% al 22,5% del loro peso iniziale, a seconda della dose, e hanno anche ottenuto una riduzione media significativa dei livelli di emoglobina glicata (HbA1c). Il nuovo studio si è concentrato su 1.032 di questi pazienti che inizialmente presentavano obesità e prediabete.
Potente azione preventiva sullo sviluppo del diabete
Dopo 176 settimane, la riduzione percentuale media del peso corporeo tra i partecipanti che hanno ricevuto tirzepatide è stata del 12,3% con la dose da 5 mg, del 18,7% con la dose da 10 mg e del 19,7% con la dose da 15 mg, rispetto all’1,3% con il placebo (P<0,001 per tutti i confronti con placebo).
Solo 10 pazienti trattati con tirzepatide sono progrediti verso il diabete, con una riduzione del rischio di circa il 93% rispetto al gruppo placebo (1,3% vs 13,3%, HR 0,07, P<0,001). In termini assoluti, quasi il 99% (752 su 762) dei partecipanti che hanno ricevuto tirzepatide sono rimasti senza diabete, un risultato impressionante che mostra un beneficio sostanziale per oltre 3 anni con un intervento farmacologico in uno studio clinico, hanno commentato gli autori. Oltre il 90% dei pazienti in trattamento attivo aveva livelli di emoglobina glicata (HbA1c) normali a 176 settimane, rispetto al 59% dei pazienti sottoposti al placebo.
«Questi risultati indicano la possibilità che un giorno il farmaco possa diventare il primo trattamento approvato per il prediabete» ha osservato Aronne. «Pensate all’impatto che queste tipologie di farmaci per la perdita di peso possono avere nel prevenire non solo il diabete, ma anche molte altre comuni complicanze correlate alla malattia metabolica, come patologie cardiache, epatiche e renali, apnea notturna, artrite e altro ancora. Nel tempo, il trattamento dell’obesità potrebbe diventare un trattamento di prima linea, anche più comune di quello dell’ipertensione o del colesterolo.
Per meglio comprendere il contributo della riduzione del peso, i ricercatori hanno condotto un’analisi di mediazione post hoc, i cui risultati hanno suggerito che fino a metà dell’effetto osservato nel ritardo dell’insorgenza del diabete di tipo 2 con tirzepatide era mediato dalla riduzione del peso indotta dai farmaci. «Questi risultati evidenziano i benefici metabolici duraturi per la salute che possono essere ottenuti con farmaci antiobesità che combinano effetti prossimali sulla funzione delle isole pancreatiche con una riduzione del peso a lungo termine che aumenta la sensibilità all’insulina e riduce il carico di lavoro delle cellule beta nelle persone con prediabete e obesità» hanno scritto gli autori.
Dopo 17 settimane di sospensione del trattamento o del placebo è stata osservata una ripresa di peso media stimata del 7% e una regressione dalla normoglicemia al prediabete nel 15,5% dei pazienti, mentre un ulteriore 1,2% dei partecipanti ha ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 2. Nel complesso questi risultati supportano il concetto che, per mantenere la riduzione del peso e i miglioramenti glicemici, le terapie dovrebbero essere continuate a lungo termine, come avviene per altre malattie croniche.
Nello studio non sono emersi nuovi problemi di sicurezza. Gli effetti collaterali gastrointestinali più comuni, come nausea e vomito, sono diminuiti nel tempo, suggerendo un miglioramento della tollerabilità con l’uso a lungo termine di tirzepatide.
Referenze
Jastreboff AM et al. Tirzepatide for Obesity Treatment and Diabetes Prevention. N Engl J Med. 2024 Nov 13.