Uccise il padre violento per la salvare madre e fratello: Alex Cotoia assolto anche in appello


Alex Cotoia uccise il padre violento per la salvare la madre e il fratello: la Corte d’assise d’appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado, riconoscendo la legittima difesa

alex cotoia

Si è concluso oggi il lungo percorso giudiziario che ha visto protagonista Alex Cotoia, il giovane che nel 2020 tolse la vita al padre Giuseppe Pompa, agendo per proteggere la madre e il fratello da continue violenze.

La Corte d’assise d’appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado, riconoscendo la legittima difesa.

Quando la giudice Alessandra Bassi ha letto il verdetto, Alex, 24 anni, è apparso incredulo.

Solo dopo un attimo di esitazione ha colto il significato delle parole e ha cercato lo sguardo dei suoi avvocati, che gli hanno confermato la notizia: assolto. “Sono ancora frastornato – ha dichiarato poco dopo – non sono state giornate facili. Ho metabolizzato solo più tardi cosa significasse davvero”.

COSA ACCADDE

Il 30 aprile 2020, in una giornata che ha segnato la vita della famiglia CotoiaGiuseppe Pompa, uomo noto per il carattere irascibile e autoritario, aveva avuto l’ennesimo scatto di violenza. Convinto, senza motivo, del tradimento della moglie, aveva cominciato a tormentarla con telefonate incessanti e minacce. Nel pomeriggio, la situazione era degenerata: Alex aveva agito d’istinto, fermando il padre con un coltello prima che potesse fare del male a sua madre e al fratello minore.

La Procura aveva inizialmente accusato Alex di omicidio volontario, sostenendo che non si trattasse di legittima difesa, ma di una reazione sproporzionata. Dopo una condanna in appello a sei anni, la Cassazione aveva annullato la sentenza, ordinando una nuova valutazione. Oggi, finalmente, il verdetto definitivo.

UN ABBRACCIO CHE CHIUDE UN CAPITOLO DOLOROSO

Fuori dall’aula, la madre di Alex, Maria Cotoia, ha accolto il figlio con un lungo abbraccio: “Ringrazio la Corte per aver compreso la nostra situazione. È stata una lotta durissima, ma abbiamo resistito. Senza la forza della nostra famiglia, non ce l’avremmo mai fatta”.

Maria ha parlato di quegli anni difficili, segnati dalla violenza e dalla paura: “Anche nei momenti peggiori, abbiamo continuato a stringerci l’uno all’altro. L’abbraccio è stato la nostra ancora”.

UN FUTURO DA RICOSTRUIRE

Nonostante la giovane età, Alex ha affrontato il processo con maturità. Durante questi anni, ha portato avanti gli studi in Scienze della Comunicazione, lavorando di notte come portiere in un hotel per mantenersi. Oggi è stato assunto a tempo indeterminato, ma confessa di aver abbandonato il sogno di una laurea magistrale dopo la condanna in appello: “Non riuscivo a concentrarmi, avevo sempre quella sentenza pendente sulla testa”.

Adesso, però, guarda avanti: “Spero di ritrovare un po’ di normalità. Non sogno niente di straordinario, solo un futuro sereno, magari riprendendo gli studi. Vorrei trovare il mio posto nel mondo, qui o altrove”.

UN CASO CHE HA DIVISO L’OPINIONE PUBBLICA

La difesa, rappresentata dagli avvocati Enrico Grosso e Claudio Strata, ha sottolineato l’importanza del contesto in cui è avvenuto il tragico episodio. “Alex non aveva alternative – ha spiegato Strata – ha agito per istinto, vedendo il pericolo imminente per sua madre e suo fratello”.

La conferma della legittima difesa reale è stata accolta con sollievo dai legali: “Questo verdetto chiude una pagina infernale per Alex e la sua famiglia. È una vittoria non solo legale, ma anche umana”.

Con questo verdetto, si spera che Alex possa finalmente lasciarsi alle spalle gli anni di sofferenza e costruire una nuova vita, lontano dall’ombra di un passato doloroso.