“Mi hanno costretto a spogliarmi in Questura, togliermi le mutande e fare degli squat per dei controlli”: la denuncia di un’attivista di Extinction Rebellion
“Mi hanno costretto a spogliarmi in Questura, togliermi le mutande e fare degli squat per dei controlli. Questo trattamento è stato riservato solo alle donne non agli uomini“. La denuncia è di un’attivista che sui social pubblica un video dopo oltre 7 ore di fermo in Questura a Brescia. Ieri 23 persone di Extinction Rebellion, Palestina Libera e Ultima Generazione sono state fermate dopo la manifestazione alla Leonardo Spa della città lombarda. Gli attivisti si sono incatenati tra loro, hanno lanciato vernice, hanno scritto sui muri accanto all’ingresso e hanno innalzato una bandiera palestinese al posto di quella dell’azienda. Il gesto di disobbedienza civile pacifica per chiedere la fine della guerra a Gaza e delle collaborazioni tra l’azienda e lo Stato di Israele.
“Leonardo è la prima produttrice bellica europea e contribuisce alla morte di migliaia di persone negli attuali conflitti in corso e nel genocidio in Palestina“, ha detto una delle persone incatenate. “L’industria bellica produce morte sia con gli effetti diretti della devastazione delle bombe, sia con le ingenti emissioni provocate dalla loro produzione”.
Ecco le accuse per cui sono stati portati in Questura: ‘adunata sediziosa’, imbrattamento, accensioni pericolose e manifestazione non autorizzata. Per alcuni è stato predisposto il ‘foglio di via’ da Brescia.
“Si conclude così una giornata piena di abusi in divisa che apre una nuova ferita nella gestione del pubblico dissenso in questo Paese- denunciano gli attivisti- Abusi che raccontano, ancora una volta, che contestare le politiche genocide ed ecocide della Leonardo – la principale azienda bellica partecipata dallo stato italiano – non è assolutamente consentito. Chiederemo giustizia, anche questa volta, affinché il diritto al dissenso venga difeso, onorato e protetto“.