Cirrosi epatica: una malattia in aumento anche tra i giovani


La cirrosi epatica è una problematica globale in aumento, solo in Italia colpisce più di 20.000 persone. Le cause scatenanti sono diverse

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La cirrosi epatica è una problematica globale in aumento, solo in Italia colpisce più di 20.000 persone. Le cause scatenanti sono diverse e vanno da quelle infettive, a quelle metaboliche e biliari fino ad alcuni specifici farmaci e droghe. Oggi molte nuove diagnosi derivano da uso e abuso di alcol anche tra i giovani. Ne ha parlato la dott.ssa Chiara Mazzarelli, S.C. di Epatologia e Gastroenterologia, ASST GOM Grande Ospedale Metropolitano Niguarda – Milano, durante un webinar dal titolo “Cirrosi Epatica: la diagnosi, monitoraggio e fattori di rischio”, organizzato dall’associazione EpaC ETS.

Il processo degenerativo che porta alla cirrosi
La cirrosi epatica rappresenta la fase avanzata e terminale di tutte le malattie epatiche croniche, caratterizzata dalla presenza di noduli rigenerativi circondati da tessuto fibroso. Questi alterano la normale architettura del fegato e compromettono progressivamente le sue funzioni.
Alla base della cirrosi vi è un danno epatico cronico causato da diverse eziologie, tra cui abuso di alcol, epatiti virali B e C, malattie autoimmuni, obesità e disordini metabolici, uso prolungato di farmaci epatotossici e patologie genetiche come l’emocromatosi e la malattia di Wilson.

L’epidemiologia della cirrosi è mutata significativamente negli ultimi decenni: i progressi terapeutici, in particolare le terapie antivirali per l’epatite C, hanno ridotto i casi di cirrosi di origine virale. Tuttavia, il peso delle malattie metaboliche, come la steatoepatite non alcolica, e delle epatopatie alcoliche è aumentato, condizionando anche le indicazioni al trapianto epatico.

Come ha evidenziato la dott.ssa Mazzarelli: “La cirrosi evolve generalmente attraverso due stadi distinti. Nella fase compensata, il fegato è in grado di mantenere le sue funzioni essenziali nonostante la presenza di fibrosi, e il paziente può rimanere asintomatico per anni. Al contrario, la fase scompensata si manifesta quando la funzione epatica risulta compromessa, determinando complicanze cliniche gravi come ascite, encefalopatia epatica, sanguinamento da varici esofagee, infezioni e ittero. L’ipertensione portale è una caratteristica fisiopatologica fondamentale, spesso presente già negli stadi iniziali, e si associa a molte delle complicanze tipiche della malattia”.

Il grado di ipertensione portale è misurato come pressione nella vena porta superiore a 11 mmHg e rappresenta un parametro critico per il monitoraggio della progressione.
La prognosi dipende strettamente dalla fase clinica della malattia. Nei pazienti con cirrosi compensata, la sopravvivenza mediana può raggiungere i 12 anni. Tuttavia, in caso di scompenso, soprattutto in seguito a eventi come ascite refrattaria o encefalopatia severa, la sopravvivenza si riduce drasticamente a circa 2 anni.
La distinzione tra le due fasi è quindi cruciale per la gestione clinica e per le decisioni terapeutiche.

Valutazione della gravità
La valutazione della gravità della cirrosi è effettuata attraverso strumenti prognostici specifici. Il sistema di classificazione Child-Pugh combina parametri biochimici, come albumina, bilirubina e INR, con segni clinici come la presenza di ascite e encefalopatia epatica, stratificando i pazienti in tre classi di gravità: A, B e C.
“Sebbene utile nella pratica clinica, il Child-Pugh è affiancato dal MELD score, basato su un’analisi più oggettiva di parametri biochimici. Il MELD, utilizzato per stimare la sopravvivenza a breve termine e prioritizzare l’accesso al trapianto di fegato, attribuisce particolare importanza ai pazienti con punteggi superiori a 29, che presentano una mortalità elevata e necessitano di interventi urgenti. In alcuni contesti, l’ALBI score offre un’ulteriore valutazione della funzione epatica nei pazienti con malattia meno avanzata o in presenza di epatocarcinoma” ha spiegato la dott.ssa Mazzarelli.

Approccio terapeutico per rallentare l’evoluzione della malattia
Non esiste una terapia definitiva per invertire il danno epatico avanzato, ma l’approccio terapeutico mira a rimuovere le cause scatenanti e a prevenire o ritardare l’evoluzione della malattia.
“Nei pazienti con epatite B e C, le terapie antivirali consentono rispettivamente di sopprimere o eradicare il virus, bloccando la progressione della fibrosi. Nei casi di epatopatia alcolica, l’astensione totale dal consumo di alcol è essenziale, mentre nei pazienti con steatoepatite non alcolica, il controllo del peso corporeo e della resistenza insulinica è prioritario. Tuttavia, quando il danno epatico diventa irreversibile, il trapianto di fegato rappresenta l’unica opzione terapeutica risolutiva” ha sottolineato la dott.ssa Mazzarelli.

Le complicanze della cirrosi scompensata costituiscono una delle principali cause di mortalità.
L’ascite, che colpisce fino al 10% dei pazienti con cirrosi compensata ogni anno, compromette notevolmente la qualità di vita. La gestione prevede l’uso di diuretici e una dieta iposodica; nei casi refrattari, la paracentesi e la valutazione per un trapianto diventano indispensabili.
L’encefalopatia epatica, invece, è una condizione potenzialmente reversibile causata dall’accumulo di sostanze neurotossiche non filtrate dal fegato, che porta a sintomi neurologici fino al coma, trattati con lattulosio e rifaximina.

Sorveglianza, strumento fondamentale per prevenire le complicanze
La sorveglianza regolare è essenziale per monitorare la progressione della malattia e prevenire le complicanze. Nei pazienti con cirrosi compensata, il monitoraggio include ecografie semestrali e il dosaggio di alfafetoproteina per lo screening dell’epatocarcinoma, che si sviluppa nel 90% dei tumori primitivi del fegato e nell’85% dei pazienti cirrotici. Nei casi di cirrosi scompensata, il controllo è più frequente e mira a gestire i fattori precipitanti, come infezioni o sanguinamenti.

In conclusione, da quanto spiegato dalla dott.ssa Mazzarelli e dalle domande arrivate dalle persone collegate emerge che la gestione efficace della cirrosi richiede un approccio multidisciplinare che consideri il trattamento delle cause sottostanti, la prevenzione delle complicanze e un’attenta sorveglianza clinica.
Diventa fondamentale promuovere uno stile di vita sano, evitando alcol e farmaci epatotossici, e garantendo un monitoraggio regolare. Queste rappresentano le strategie chiave per migliorare la qualità della vita e la sopravvivenza dei pazienti. In pazienti con epatopatie metaboliche, il rischio di epatocarcinoma resta elevato anche in assenza di cirrosi conclamata, richiedendo ulteriori studi per stabilire linee guida di screening efficaci.