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Alzheimer: lecanemab supera il riesame europeo

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Alzheimer: i revisori dei farmaci dell’Ema hanno ora raccomandato l’approvazione di lecanemab per il trattamento del decadimento cognitivo lieve o della demenza lieve

Dopo un iniziale rifiuto nel mese di luglio, i revisori dei farmaci dell’Ema hanno ora raccomandato l’approvazione di lecanemab per il trattamento del decadimento cognitivo lieve o della demenza lieve dovuta alla malattia di Alzheimer, ma solo nei pazienti che hanno una o nessuna copia del gene ApoE4.

Il comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA ha concluso che, in questa popolazione ristretta, “i benefici di lecanemab nel rallentare la progressione dei sintomi della malattia sono maggiori dei suoi rischi”.

La raccomandazione dell’EMA esclude i pazienti con due copie di ApoE4 perché, rispetto agli altri pazienti, hanno un rischio maggiore di incorrere nell’effetto collaterale di edema o emorragia cerebrale, noto come anomalie di immagine legate all’amiloide (ARIA), quando assumono il farmaco.
Il parere positivo dell’Ema sarà inviato alla Commissione Europea per la decisione finale di autorizzazione all’immissione in commercio.

Per lo sviluppo del farmaco, Eisai, Biogen  contano sulla potenziale introduzione di una formulazione sottocutanea. Attualmente lecanemab viene somministrato tramite infusione endovenosa.

“Questo è sicuramente un momento molto importante” – ha commentato il Prof. Marco Bozzali, Presidente dell’Associazione Demenze SIN-DEM – “perché, per la prima volta in questa patologia, riusciamo a passare dall’approccio sintomatico della terapia a quello di una terapia in grado di modificare la storia naturale di malattia nelle persone affette da Alzheimer in stadio precoce. Stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione culturale nella gestione della malattia di Alzheimer. Tra l’altro lecanemab è già disponibile negli Stati Uniti e in molti altri paesi e il parere positivo del CHMP di Ema mette finalmente anche i pazienti europei sullo stesso piano di quelli di altri paesi occidentali con i quali interloquiamo quotidianamente in termini di avanzamenti clinici e di ricerca. Oggi si aprono quindi le porte ad un mondo nuovo nella gestione della malattia di Alzheimer e, probabilmente, di tutta una serie di malattie neurodegenerative”.

Effiicacia del farmaco
Nel riesame effettuato dall’Ema su richiesta di Eisai, l’agenzia ha preso in considerazione le analisi di sottogruppo che hanno mostrato che l’8,9% e il 12,9% dei pazienti nella popolazione ristretta ha sperimentato rispettivamente edema o emorragia cerebrale ARIA, rispetto al 12,6% e al 16,9% nella popolazione complessiva, che comprendeva i pazienti con due copie di ApoE4.
Nel sottogruppo, i pazienti trattati con lecanemab dopo 18 mesi hanno registrato un peggioramento più lento dei sintomi cognitivi e funzionali rispetto al placebo, misurato da una scala di valutazione nota come CDR-SB. L’aumento del punteggio della CDR-SB è stato di 1,22 per Leqembi e di 1,75 per un farmaco fittizio, dove numeri più alti indicano una maggiore compromissione.

Sicurezza attentamente monitorata
L’Ema chiede anche che lecanemab sia disponibile attraverso un programma di accesso controllato per garantire il rispetto delle restrizioni. Come l’Fda, l’ente regolatorio europeo richiede una risonanza magnetica per monitorare l’ARIA prima di iniziare il trattamento con lecanemab e prima della quinta, settima e quattordicesima dose.
Secondo l’Ema, Eisai dovrà anche condurre uno studio di sicurezza post-marketing per caratterizzare ulteriormente ARIA e valutare se alcune contromisure di rischio funzionano. Verrà creato un registro in tutta l’UE per includere i pazienti trattati con Leqembi nel mondo reale. Questo studio di registro raccoglierà informazioni sugli effetti collaterali e sulla progressione dell’Alzheimer.

Come agisce il farmaco
Lecanemab si lega selettivamente agli aggregati di Aβ solubili (protofibrille) e agli aggregati di Aβ insolubili (fibrille) che sono uno dei principali componenti delle placche di Aβ nell’AD, riducendo così sia le protofibrille che le placche di Aβnel cervello.

Si stima che l’AD colpisca attualmente 6,9 milioni di persone in Europa , e si prevede che questa cifra raddoppierà entro il 2050 con l’aumento dell’invecchiamento della popolazione.  L’AD progredisce in fasi che aumentano di gravità nel tempo e ogni fase della malattia presenta sfide diverse per le persone che vivono con l’AD e per i loro partner di assistenza.

Esiste un bisogno significativo di nuove opzioni terapeutiche che rallentino la progressione dell’AD precoce e riducano l’onere complessivo della malattia per le persone affette da AD e per la società.
Eisai è responsabile dello sviluppo di lecanemab e della presentazione delle domande di autorizzazione a livello globale. Eisai e Biogen commercializzano e promuovono congiuntamente il prodotto ed Eisai ha l’autorità decisionale finale.

Informazioni dell’Ema

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