Epilessia e gravidanza: nuovo studio conferma sicurezza degli anticonvulsivi


I bambini delle donne a cui sono stati prescritti farmaci antiepilettici durante la gravidanza non hanno mostrato esiti peggiori nello sviluppo neurologico

antiepilettici

I bambini delle donne a cui sono stati prescritti farmaci antiepilettici durante la gravidanza non hanno mostrato esiti peggiori nello sviluppo neurologico all’età di sei anni rispetto ai bambini delle donne che non li hanno ricevuti, secondo una nuova ricerca pubblicata su “JAMA Neurology”.

«Gli effetti dei farmaci anticonvulsivanti somministrati durante la gravidanza non erano noti a lungo termine» commenta Adam Hartman, direttore del programma presso il National Institute of Neurological Disorders and Stroke del NIH. «Questo studio colma questa lacuna di conoscenza in un momento critico dello sviluppo del bambino».

Sebbene questi farmaci siano comunemente prescritti, le loro proprietà teratogene non sono completamente comprese e possono potenzialmente causare disturbi dello sviluppo neurologico e ritardi nei figli. Al contrario, ricerche precedenti avevano dimostrato che l’integrazione di folati all’inizio della gravidanza era associata a migliori risultati.

Lo studio MONEAD
I ricercatori, guidati da Kimford J. Meador, professore presso il dipartimento di neurologia e scienze neurologiche della Stanford University School of Medicine, hanno confrontato i risultati neurologici di bambini di sei anni, figli di 351 donne con epilessia, con quelli di 105 donne sane, esaminando le associazioni dei risultati con l’esposizione ai farmaci anticonvulsivanti (ASM) nel terzo trimestre.

Lo studio MONEAD, clinico prospettico, osservazionale e non randomizzato, è stato condotto in 20 centri specializzati in epilessia. Da una coorte iniziale di 451 bambini, sono stati inclusi nell’analisi 298 nati da donne con epilessia e 89 controlli. Le valutazioni sono state effettuate tra il 2019 e il 2022.

L’obiettivo principale dello studio era il Verbal Index Score (VIS), basato su test neuropsicologici che includevano valutazioni verbali, visive e di memoria, elaborazione e comprensione. Ulteriori analisi hanno esaminato l’associazione tra VIS e la concentrazione ematica di ASM nel terzo trimestre, nonché gli esiti correlati all’esposizione ai folati. La maggior parte delle donne con epilessia aveva ricevuto lamotrigina o levetiracetam, o una combinazione dei due farmaci.

Nessuna differenza significativa nel VIS tra pazienti trattate con ASM e controlli
Secondo i risultati, non c’erano differenze significative nel VIS tra i figli di donne con epilessia che avevano ricevuto ASM e i controlli. Sia nell’analisi non aggiustata che in quella aggiustata, non c’era alcuna correlazione tra VIS e la concentrazione ematica di ASM del terzo trimestre, tranne che per un’associazione negativa con il levetiracetam.

I dati hanno inoltre mostrato che l’integrazione di folati entro le prime 12 settimane di gravidanza aveva effetti benefici sulla cognizione e sul comportamento, anche a dosi più elevate, all’età di sei anni. Tuttavia, i ricercatori hanno sottolineato la necessità di ulteriori informazioni sui rischi a lungo termine associati a dosi elevate di folati.

Rilevanza clinica dei risultati
«Ciò che rende significativo questo studio è che la valutazione di un bambino a sei anni è molto più sensibile rispetto alle età più precoci» dichiara Meador. «C’è un impatto misurabile sul rendimento scolastico e i risultati sono più predittivi della capacità cognitiva degli adulti».

Bibliografia:
Meador KJ, Cohen MJ, Loring DW, et al. Neuropsychological Outcomes in 6-Year-Old Children of Women With Epilepsy: A Prospective Nonrandomized Clinical Trial. JAMA Neurol. 2024 Nov 25:e243982. doi: 10.1001/jamaneurol.2024.3982. Epub ahead of print. leggi