Nuove linee guida offrono le migliori pratiche per specialisti e medici di base nella valutazione dei pazienti con sospetta malattia di Alzheimer o disturbi correlati
Una nuova linea guida, pubblicata su “Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association”, offre le migliori pratiche per specialisti e medici di base nella valutazione dei pazienti con sospetta malattia di Alzheimer o disturbi correlati.
Il documento è stato sviluppato da un gruppo di esperti convocati dall’Alzheimer’s Association ed è la prima guida completa negli Stati Uniti applicabile in vari contesti clinici, dalla medicina di base alla cura specialistica. Questa guida amplia le precedenti offrendo raccomandazioni dettagliate per i clinici su tutte le fasi del processo.
Un gruppo di esperti guidato da Brad Dickerson, direttore della Massachusetts General Hospital Frontotemporal Disorders Unit e professore di neurologia alla Harvard Medical School, e Alireza Atri, direttore medico di Banner Research e direttore del Banner Sun Health Research Institute, ha stabilito un quadro di valutazione centrato sul paziente basato su una formulazione diagnostica in tre fasi:
- stato funzionale cognitivo (livello di compromissione);
- sindrome cognitivo-comportamentale (sintomi del paziente, come difficoltà di linguaggio e perdita di memoria);
- probabili malattie o condizioni che causano i sintomi.
Gli autori, basandosi su questo approccio, hanno sviluppato 19 raccomandazioni pratiche. Queste iniziano con la comprensione degli obiettivi di cura dei pazienti e proseguono con i passi per raccogliere informazioni sui loro sintomi, adattare l’uso dei test diagnostici e comunicare la diagnosi ai pazienti e alle loro famiglie.
Nuovi strumenti e biomarcatori
Atri ha dichiarato: «Alcuni dettagli delle linee guida richiederanno probabilmente modifiche man mano che nuovi strumenti e biomarcatori diventeranno sufficientemente validati per un uso clinico appropriato».
Gli autori affermano che una valutazione completa include test di laboratorio e una risonanza magnetica o, in assenza di quest’ultima, una tomografia computerizzata. Anche nuove valutazioni specialistiche come i test del liquido cerebrospinale avranno un ruolo critico nella formulazione diagnostica.
Valutazione neuropsicologica
Quando le valutazioni cognitive eseguite in ambulatorio non sono sufficienti per diagnosticare la sindrome cognitivo-comportamentale, il gruppo di lavoro raccomanda una valutazione neuropsicologica approfondita.
Questa dovrebbe includere «test neuropsicologici standardizzati nei domini dell’apprendimento e della memoria (in particolare il richiamo libero e il riconoscimento ritardato); attenzione, funzioni esecutive, funzioni visuospaziali e linguaggio».
Diagnosi incerta
Quando il medico è ancora incerto sulla diagnosi e l’eziologia, le linee guida consigliano di effettuare ulteriori test di laboratorio basati sulla situazione clinica generale del paziente, compresi i fattori medici, neuropsichiatrici e di rischio.
Se il medico rimane incerto sulla causa della sindrome cognitivo-comportamentale acclarata, la linea guida suggerisce di richiedere:
- imaging molecolare con PET e fluorodesossiglucosio per migliorare l’accuratezza diagnostica;
- analisi del liquido cerebrospinale per beta-amiloide 42 e profili della proteina tau fosforilata per valutare i cambiamenti neuropatologici associati all’Alzheimer;
- una PET amiloide per valutare la patologia amiloide cerebrale, se la diagnosi rimane ancora incerta.
Perché il nuovo documento è importante
Maria C. Carrillo, direttore scientifico e responsabile degli affari medici presso l’Alzheimer’s Association, ha affermato: «Incoraggiamo i clinici a rivedere queste linee guida e incorporarle nella loro pratica».
Queste linee guida, ha aggiunto, «sono importanti perché guidano i clinici nella valutazione dei disturbi della memoria, che potrebbero avere molte cause sottostanti. Questo è l’inizio necessario per una diagnosi precoce e accurata dell’Alzheimer. Inoltre, queste linee guida forniscono informazioni ai clinici su altre cause sottostanti che possono contribuire ai disturbi della memoria».