Donazioni e trapianti: numeri record per l’Italia nell’ultimo anno


Il report del Centro nazionale trapianti registra i numeri più alti mai realizzati sia per gli organi solidi che per le cellule staminali emopoietiche

Il report del Centro Nazionale Trapianti scatta una fotografia positiva per il 2021: quasi il 90% delle staminali viene prelevato dal sangue periferico dei donatori

Se già il 2023 aveva rappresentato un anno straordinario, nel 2024 siamo riusciti a fare ancora meglio. Parliamo dell’attività di donazione e trapianti nel nostro Paese che, nell’anno da poco concluso, ha registrato i numeri più alti mai segnalati fino ad oggi. Una crescita straordinaria non solo per quanto riguarda gli organi solidi, ma soprattutto per le cellule staminali emopoietiche (CSE), che vedono sempre più nel sangue periferico l’origine principale da cui vengono prelevate.

È quanto emerge dal Report preliminare presentato dal Centro nazionale trapianti che, nei fatti, premia l’intera attività portata avanti in Italia. L’unico neo, tuttavia, riguarda le opposizioni alle donazioni non tanto nei reparti di rianimazione (dove peraltro il dato sarebbe in calo), quanto nei Comuni di residenza dove le persone, al momento del rilascio della carta d’identità, continuano a rispondere “no”. Ma capiamo meglio.

 

 

Sono state 410 le donazioni di CSE e 1.095 i trapianti da non consanguinei: nella maggior parte dei casi (circa il 90%) le cellule sono state prelevate dal sangue periferico, mentre una quantità ridotta (seppur in crescita anche questa rispetto al 2023) dal sangue cordonale. Estremamente positivo il trend di crescita dei donatori di midollo osseo: per la prima volta gli iscritti attivi nel registro IBMDR hanno superato il mezzo milione (precisamente 512.194, +3,1%), grazie al reclutamento di ben 32.184 nuovi potenziali donatori tra i 18 e i 35 anni.

 

 

I dati più alti di sempre che, anche per quanto riguarda gli organi, continuano a crescere. Nel 2024 sono state 2.110 le donazioni effettivamente realizzate (+2,7%), a partire da 3.192 segnalazioni di potenziali donatori arrivate dalle rianimazioni (+3,2%). Grazie a questi numeri è stato possibile effettuare 4.692 trapianti, 226 in più rispetto allo scorso anno (+5,1%). Il tasso nazionale di donazione è salito a 30,2 donatori per milione di persone (pmp): è la prima volta che in Italia si supera quota 30, un livello che colloca il nostro Paese ai primi posti europei. Le regioni con il tasso più elevato si confermano Toscana (49,4 donatori pmp), Emilia Romagna (45,5) e Veneto (44,7). È da registrare la crescita dei tassi delle regioni meridionali (Sicilia +5,7, Campania +3,1 e Calabria +2,7): un fattore che evidenzia i primi risultati di un processo di riduzione del divario tra Nord e Sud avviato in questo ambito.

 

 

Per quanto riguarda i trapianti, sono stati quelli di cuore (+13%) e di rene (+6,6%) a crescere di più: questi ultimi complessivamente 2.393 (149 in più), i primi invece 418 (a fronte dei 370 dell’anno precedente). In aumento anche i trapianti di fegato 1.732 (+1,8%), in lieve calo quelli di polmone (passati da 188 a 174), stabili quelli di pancreas (36). Complessivamente l’Italia è salita in un anno da 69,2 a 75,5 trapianti ogni milione di persone, il livello più elevato mai raggiunto: tra le regioni è il Veneto ad aver centrato il tasso più alto (130,5 trapianti pmp), seguito da Piemonte (115,1), Friuli Venezia Giulia (104,3) ed Emilia Romagna (100,1). Anche per quanto riguarda i trapianti si evidenzia un aumento dei tassi nelle regioni del Sud: la Sicilia è passata da 41,8 a 63,8 trapianti pmp (+22) e sono cresciute Puglia (+6,5), Campania (+5,8) e Calabria (+1,7).

Tra gli elementi trainanti dell’aumento dell’attività di donazione e trapianto di organi c’è la crescita esponenziale della donazione a cuore fermo (donation after cardiac death, DCD), ovvero quella da pazienti la cui morte viene accertata dopo un arresto cardiaco di almeno 20 minuti. Le segnalazioni di questa tipologia di donatori sono salite in un anno del 29,4%, portando le donazioni effettive a quota 276 (+30,8%) e i trapianti conseguenti a 621 (+39,9% rispetto al 2023). I centri ospedalieri che effettuano questo tipo di donazione sono attualmente 85, mentre dodici mesi fa erano 72. Nel 2024 quelli da donazione a cuore fermo hanno rappresentato il 13,2% di tutti i trapianti realizzati: nel 2023 erano il 9,9%, due anni fa solo il 5,7%: un trend che evidenzia i miglioramenti raggiunti dalla rete trapiantologica sotto il profilo organizzativo e tecnologico.

 

In un quadro complessivamente molto positivo, resiste il nodo dei tassi di opposizione al prelievo degli organi. Nelle rianimazioni la percentuale di chi ha rifiutato la donazione nel 2024 è scesa a 29,3% (in lieve calo rispetto al 30,3% del 2023), mentre è aumentato il numero di persone che all’atto del rilascio della carta d’identità elettronica ha scelto di dire “no” a un’eventuale donazione dopo la morte. Nel 2024 le dichiarazioni di volontà raccolte nelle anagrafi comunali sono state oltre 3,7 milioni: nel 36,3% dei casi i cittadini hanno optato per l’opposizione al prelievo degli organi, mentre nel restante 63,7% hanno dato il consenso (nel 2023 i “sì” erano stati invece il 68,5%).

 

In questo momento nel SIT (il Sistema informativo trapianti) sono presenti 21,4 milioni di dichiarazioni di volontà: 15 milioni di consensi e 6,4 milioni di opposizioni. Per rafforzare la cultura della donazione, nel 2025 il Ministero della Salute e il Centro nazionale trapianti metteranno in campo una serie di azioni a sostegno della campagna nazionale di sensibilizzazione: tra le più significative, un’indagine conoscitiva sulle motivazioni che portano i cittadini alla scelta di diventare o meno donatori di organi e alcune iniziative di comunicazione mirate ai più giovani (che, secondo i dati, insieme agli over 60, manifestano una minore propensione alla donazione).