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Cannabis al volante: perché in Italia siamo arrivati al punto di doverci difendere da leggi sproporzionate?

torta alla marijuana semi di cannabis femminizzati

cannabis al volante

Un tema particolarmente controverso in Italia è quello relativo alla cannabis: con l’inasprimento delle sanzioni per chi viene trovato alla guida con tracce di THC, molte persone si ritrovano a fare i conti con una normativa che non distingue tra chi è realmente pericoloso sulla strada e chi, invece, ha consumato cannabis giorni prima, in modo responsabile e senza alcuna alterazione delle proprie capacità psico-fisiche.

Ci si domanda: com’è possibile che siamo arrivati a questo punto? Perché un Paese che si dichiara progressista e aperto al dialogo sul benessere individuale impone norme che rischiano di colpire indiscriminatamente chi, per esempio, usa cannabis a scopo terapeutico o per semplice piacere personale, senza mai mettere in pericolo sé stesso o gli altri? In aiuto è arrivata JustMary, pionere e leader in Italia nel commercio di cannabis legale con un prodotto spray, sicuro; basta una semplice applicazione di Kleaner anti THC e tutti i residui saranno efficacemente rimossi.

Cannabis: una questione di consapevolezza

La cannabis non è più un argomento tabù. In Italia, è ormai ampiamente utilizzata non solo per motivi ricreativi, ma anche per scopi terapeutici, per alleviare dolori cronici, ansia o altri disturbi. Tuttavia, chi fa uso di cannabis – che sia legale o con prescrizione medica – si trova sempre più spesso al centro di un sistema normativo che sembra ignorare la realtà scientifica e le differenze tra questa sostanza e altre, come l’alcol.

La differenza cruciale è che il THC, principio attivo della cannabis, può essere rilevato nel corpo anche a distanza di giorni o settimane dall’assunzione, a seconda della quantità consumata, della frequenza e del metabolismo individuale. Ciò significa che una persona completamente lucida e in pieno possesso delle proprie capacità potrebbe risultare positiva a un controllo stradale, con conseguenze pesanti: multe salatissime, ritiro della patente e, in alcuni casi, la compromissione della vita lavorativa e sociale.

Sproporzione delle pene e assenza di buon senso

Il vero nodo del problema è proprio la sproporzione delle sanzioni. Le attuali norme non tengono conto del fatto che il semplice rilevamento di tracce di THC non è automaticamente indice di alterazione. Una persona che ha assunto cannabis una settimana prima e che nel frattempo non ne ha più risentito gli effetti viene trattata, di fatto, come chi guida sotto l’influenza della droga in tempo reale.

È una mancanza di buon senso che rischia di penalizzare chi utilizza la cannabis in maniera responsabile. Parliamo di una questione che va oltre il semplice discorso legale: si tratta di riconoscere i diritti delle persone a fare scelte consapevoli, senza temere di essere ingiustamente criminalizzate. JustMary è sempre dalla parte del Meglio Legale, senza incertezze.

Una normativa da rivedere

È evidente che c’è bisogno di un cambio di prospettiva. Norme così rigide e indiscriminate non solo danneggiano chi fa uso responsabile di cannabis, ma rischiano di creare un clima di sfiducia e repressione nei confronti di una sostanza che, in molti contesti, è ormai accettata come parte integrante della vita quotidiana.

La soluzione non è certo incentivare comportamenti pericolosi, ma piuttosto introdurre una regolamentazione più equilibrata, che distingua tra chi è realmente alterato e chi, invece, non rappresenta alcun pericolo. Servono test più avanzati e un quadro legislativo che rispetti le differenze tra le sostanze, senza penalizzare indiscriminatamente chi vive in modo consapevole e responsabile.

Siamo a un bivio: vogliamo un Paese che rispetti la libertà individuale o uno in cui, per difenderci da leggi sproporzionate, siamo costretti a ricorrere a soluzioni alternative per evitare sanzioni che non hanno nulla a che vedere con il buon senso?

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