Caso Almasri, Nordio: “Il Ministro non è un passacarte”. Piantedosi: “Smentisco ricatti. Rimpatriato per sicurezza nazionale”
I ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio hanno riferito alla Camera sul “caso Almasri”. Alle 15:30 i due ministri parleranno al Senato.
“Eccomi qua”, esordisce Nordio, parlando di “grossolane inesattezze” nel riportare la vicenda, che lo stesso ministro riepiloga in apertura di intervento. “Il ministro non è un passacarte, ma un organo politico. Lo dice la legge“.
“Il 20 gennaio alle 12.40 il procuratore generale di Roma trasmetteva il complesso carteggio a questo ministro, quindi ufficialmente il carteggio è arrivato al ministero protocollato il 20 gennaio alle ore 12.40.
Successivamente alle ore 13.57 l’ambasciatore dell’AIA trasmetteva al Servizio Affari Internazionali del ministero e al Dipartimento per gli Affari di Giustizia la richiesta di arresto provvisorio del 18 gennaio 2025. Conviene ora notare che la comunicazione della Questura di Torino era pervenuta al ministero ad arresto già effettuato”.
Il ministro parla di “una comunicazione assolutamente informale, di poche righe, priva di dati identificativi, priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese”.
Peraltro Nordio pone anche un problema di traduzione dall’inglese, nel brusio dell’Aula: “La richiesta è pervenuta in lingua inglese, con svariati allegati in lingua araba. Fin dalla prima lettura, peraltro in lingua inglese… l’atto è arrivato senza essere tradotto”.
“I rapporti di cooperazione tra lo Stato italiano e la Corte Penale internazionale sono curati in via esclusiva dal ministro della Giustizia, al quale compete di ricevere le richieste provenienti dalla Corte e di darvi seguito. Il ministro della Giustizia, ove ritenga ne ricorra la necessità, concorda la propria azione con altri Ministri interessati, con altre istituzioni o con altri organi dello Stato. Vi lascio immaginare quali possano essere questi altri organi dello Stato. Al ministro della Giustizia compete di presentare alla Corte, ove occorra, atti e richieste. Da questa formulazione si evince che il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste che arrivano dalla Corte. Non è un passacarte“.
Il Guardasigilli “è un organo politico che deve meditare il contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con gli altri ministeri e con le altre istituzioni e gli altri organi dello Stato. Questo dice la legge. Non è che arriva il fascicolo, io faccio il passacarte e lo passo“, specifica Nordio. “Ho il potere e il dovere di interloquire con altri organi dello Stato dove se ne presenti la necessità. Come vedremo questa necessità si presentava, eccome”.
Il ministro replica al deputato di Avs Angelo Bonelli che lo aveva appena interrotto: “Non avete letto le carte. Avete discusso del nulla. Non sapevate di cosa si stesse parlando. Le ha lette le carte o no Bonelli? No, non le ha lette”.
“Quello che mi ha un po’ deluso, anche se non è arrivato inaspettato, è stato l’atteggiamento di una certa parte della magistratura. Parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministro senza aver letto le carte. Cosa che può anche essere perdonata ai politici, ma non può essere perdonata a chi per mestiere per prudenza le carte le dovrebbe leggere. Se questo è il loro modo di intervenire, in modo imprudente, per certi aspetti sciatto, senza aver letto le carte, questo rende il dialogo molto, molto difficile. Il dialogo che ci viene suggerito, in questo modo diventa molto, molto, molto più difficile”.
“È stata la Corte penale internazionale che si è corretta, non sono io che ho rilevato dei difetti della Corte, li ha rilevati lei e ha cercato di cambiarli cinque giorni dopo, perché si era accorta che aveva fatto un immenso pasticcio. La ragione di questo pasticcio frettoloso sarà discussa, sarà forse trovata, sarà sospettata in altre sedi, in altre situazioni”.
“Non so perché abbiano agito in un modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne come un mandato di cattura internazionale”, sottolinea Nordio, che fa sapere: “È mia intenzione attivare i poteri che la legge mi riconosce e chiedere alla Corte Penale giustificazione circa le incongruenze di cui è stato mio dovere riferire”.
“Tanto più la richiesta proveniente dalla Corte Penale Internazionale è articolata e complessa, tanto maggiore deve essere la riflessione, anche critica, sul suo procedere logico, sulla sua coerenza argomentativa, sui dettagli degli elementi citati e sulla coerenza delle conclusioni cui perviene. Elementi che, come vedremo subito, mancano completamente in un atto che non esito a definire connotato di imprecisioni, omissioni, discrepanze e conclusioni contraddittorie“.
![La protesta dell'opposizione alla Camera](https://www.dire.it/wp-content/uploads/2025/02/cartelli-in-Parlamento-1024x682.jpg)
“LA MAGISTRATURA HA COMPATTATO LA MAGGIORANZA”
“Volevo solo finire che l’altro giorno un magistrato ha ringraziato ironicamente il ministro perché finalmente aveva compattato la magistratura. Sono io che ringrazio questa parte della magistratura perché ha compattato la nostra maggioranza come mai si era visto. Se agli inizi vi erano delle esultazioni, oggi non ci sono più. Andremo avanti, andremo alla riforma finale”.
PIANTEDOSI: “SMENTISCO MINACCE E RICATTI”
Interviene poi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Merita di essere preliminarmente precisato e sottolineato che il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio. E smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il Governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni”.
“Al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni (anche in chiave prognostica) nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese. Come ho già detto al Senato durante il question time del 23 gennaio scorso (precedente occasione in cui il Governo aveva già risposto in Parlamento sul caso in argomento), l’espulsione di Almasri è da inquadrare (per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione) nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il Governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell’obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini. Ma è importante evidenziare la scansione dei fatti che si sono susseguiti”.
“Lo scorso 2 ottobre il Procuratore della Corte penale internazionale ha formulato una richiesta di mandato di arresto internazionale per la commissione da parte di Almasri di crimini di guerra e contro l’umanità, quale membro delle Forze Speciali di Deterrenza libiche, di base a Mitiga. La Corte penale ha dato seguito a tale richiesta, emettendo il mandato di arresto soltanto sabato 18 gennaio, quando Almasri si trovava in territorio italiano. Evidenzio altresì che, prima di giungere in Italia, Almasri è transitato in diversi Paesi europei, dove risulta essersi recato abitualmente anche in passato, come attestano i documenti di viaggio in suo possesso, tra i quali un passaporto della Repubblica della Dominica che riporta, tra l’altro, un visto per gli Stati Uniti con validità di 10 anni a partire dal novembre scorso”.
“Il suo ultimo viaggio risale allo scorso 6 gennaio, quando, provenendo da Tripoli, è solo transitato da Fiumicino per dirigersi a Londra, senza essere, pertanto, sottoposto a controlli di frontiera in Italia. Alla frontiera aerea londinese Almasri ha esibito il predetto passaporto dal quale risulta essere entrato, il successivo 13 gennaio, in area Schengen attraverso la frontiera francese, con transito dal tunnel della Manica. Il 15 gennaio, una delle persone che lo accompagnava ha noleggiato un’autovettura a Bonn, con restituzione prevista per il successivo 20 gennaio presso l’Aeroporto di Fiumicino. Sempre il 15 gennaio, nel tratto autostradale tra Bonn e Monaco, l’autovettura è stata sottoposta a controllo da parte della polizia tedesca; controllo durante il quale Almasri ha mostrato, tra l’altro, un biglietto ferroviario a suo nome da Londra a Bruxelles datato 13 gennaio e all’esito del quale la polizia tedesca non ha adottato alcun provvedimento“.
“È di qualche rilievo evidenziare che risale al 10 luglio dell’anno scorso (ben tre mesi prima della richiesta del Procuratore del mandato di arresto) l’inserimento da parte della Corte nei predetti canali di una nota cosiddetta ‘di diffusione blu’, diretta solo alla Germania, e non visibile agli altri Paesi. La nota sottolineava, in particolare, la necessità di non mettere in allarme la persona e di non arrestarla, in quanto avente lo status di testimone”.
“Solo alle 22.55 del 18 gennaio che la Corte penale internazionale chiedeva al Segretariato generale Interpol di Lione di sostituire la nota di diffusione blu con una nota di diffusione rossa (ovvero contenente indicazioni per l’arresto) rivolta, solo a questo punto, anche all’Italia, unitamente agli altri Paesi che al contrario erano stati già in precedenza investiti”.
“Ad avvenuta esecuzione dell’arresto, la Questura di Torino procedeva a informare i soggetti e le Autorità di rito. Dopo la mancata convalida dell’arresto, mi è apparso chiaro che si prospettava la possibilità che Almasri permanesse a piede libero sul territorio nazionale, per un periodo indeterminato che ritenevo non compatibile con il suo profilo di pericolosità sociale, come emergeva dal mandato di arresto e dalle risultanze di intelligence e Forze di polizia. Per tali motivi, il 21 gennaio ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato”.
“L’AEREO PREVENTIVO“
“La predisposizione dell’aereo, già nella mattina del 21 gennaio, rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte a ogni possibile scenario (ivi compreso l’eventuale trasferimento in altro luogo di detenzione), che spettano a chi è chiamato a gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico di tale rilevanza. Ribadisco, pertanto, che, una volta venuta meno (su disposizione della Corte d’Appello di Roma) la condizione di restrizione della libertà personale, l’espulsione, che la legge attribuisce al Ministro dell’interno, è stata da me individuata quale misura in quel momento più appropriata per salvaguardare, insieme, la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT).