Diete infiammatorie possono aumentare il rischio demenza


Le diete infiammatorie, tipiche di molti modelli occidentali, rappresentano un fattore significativo per la salute cerebrale: aumenta il rischio demenza

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Le diete infiammatorie, tipiche di molti modelli occidentali, rappresentano un rischio significativo per la salute cerebrale. È quanto emerge da un recente studio basato sui dati della Framingham Heart Study Offspring Cohort ha evidenziato un legame significativo tra diete ricche di alimenti pro-infiammatori e un aumento del rischio di demenza, compresa quella associata all’Alzheimer.

La ricerca, pubblicata su Alzheimer’s & Dementia, ha analizzato per oltre 13 anni l’impatto di alimenti con elevato potenziale infiammatorio, misurando il Dietary Inflammatory Index (DII) in tre momenti specifici nel corso di un decennio.

Risultati principali dello studio
L’analisi ha coinvolto 1.487 individui di età superiore ai 60 anni e senza segni di demenza al momento dell’arruolamento. Durante il follow-up medio di 12,8 anni, 246 partecipanti hanno sviluppato demenza, di cui 187 casi di Alzheimer. I risultati hanno mostrato che i punteggi DII più alti, associati a diete pro-infiammatorie, aumentano in modo lineare l’incidenza della demenza (HR 1,21 per tutte le cause e HR 1,20 per l’Alzheimer).

In particolare, componenti pro-infiammatori come grassi saturi, carboidrati raffinati e colesterolo, tipici delle diete occidentali, sono stati associati a biomarcatori di infiammazione sistemica e a un maggior rischio di malattie neurodegenerative. Al contrario, alimenti ricchi di proprietà anti-infiammatorie, come omega-3, fibre e vitamine (ad esempio, C, D ed E), possono offrire un effetto protettivo, secondo quanto emerso da studi paralleli.

Confronto con altre ricerche
Questi risultati sono coerenti con altre analisi epidemiologiche. Studi precedenti, tra cui una ricerca triennale condotta in Grecia, hanno collegato diete ad alto potenziale infiammatorio a un rischio maggiore di demenza incidente. Inoltre, dati da trial clinici sul modello alimentare MIND — una combinazione delle diete mediterranea e DASH — hanno mostrato benefici per la cognizione, suggerendo che approcci dietetici anti-infiammatori possano rallentare il declino cognitivo.

Anche la dimensione cerebrale sembra influenzata dall’infiammazione alimentare: analisi precedenti della stessa coorte hanno indicato che alti punteggi DII sono correlati a una riduzione del volume totale del cervello e della materia grigia, oltre a un aumento del volume ventricolare laterale, tutti marcatori associati al declino cognitivo.

Potenziale preventivo delle diete anti-infiammatorie
Gli autori dello studio sottolineano che, sebbene i risultati siano promettenti, resta la necessità di ulteriori ricerche per confermare e validare questi dati. Tuttavia, i risultati suggeriscono che interventi alimentari mirati a ridurre l’infiammazione possano rappresentare una strategia preventiva efficace contro la demenza nella popolazione anziana.

Tra gli alimenti raccomandati figurano quelli ricchi di antiossidanti e composti bioattivi, come flavonoidi e polifenoli, presenti in tè verde, curcuma, frutta e verdura di colore scuro (es. mirtilli, melagrana).

Limiti e prospettive future
Gli studiosi riconoscono alcuni limiti dello studio, tra cui il disegno osservazionale, che non consente di stabilire una relazione causale diretta. Inoltre, il punteggio DII è stato calcolato su una selezione di 36 componenti alimentari, escludendo altre potenzialmente rilevanti. Va anche notato che alcuni elementi pro-infiammatori, come la vitamina B12, potrebbero avere effetti protettivi contro la demenza, nonostante il loro posizionamento nel DII.

Questo studio si unisce a un corpus crescente di evidenze che legano la salute del cervello alla dieta. Secondo esperti come quelli dell’Alzheimer’s Association, politiche alimentari volte a incentivare una nutrizione anti-infiammatoria potrebbero avere un impatto significativo non solo sulla salute cerebrale, ma anche sulla riduzione di altre patologie legate all’invecchiamento.

L’importanza di un approccio individualizzato
La prevenzione della demenza attraverso la dieta deve considerare fattori individuali, come la genetica (ad esempio, la presenza dell’allele APOE4), condizioni mediche preesistenti e lo stile di vita complessivo. Approcci come il precision nutrition potrebbero aiutare a personalizzare le raccomandazioni dietetiche per massimizzare i benefici.