Premiati, con un finanziamento da 300mila Euro, sei giovani Ricercatori che si sono aggiudicati il Bando AGYR 2024 (Airalzh Grants for Young Researchers) di Airalzh Onlus
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Caterina Dallari, Federico Masserini, Veronica Mutti, Marco Rasile, Erica Staurenghi e Gabriella Testa sono i sei Ricercatori che si sono aggiudicati gli Airalzh Grants for Young Researchers (AGYR). L’Associazione, tramite lo stanziamento di 300mila Euro, ha così selezionato 6 Progetti di Ricerca sulle fasi precoci della malattia di Alzheimer, individuazione di marcatori diagnostici, possibili nuovi target farmacologici, innovativi approcci tecnologici, ma anche stili di vita e prevenzione.
Solo con i Bandi AGYR, dal 2020 – anno in cui sono stati assegnati i primi Grants – Airalzh Onlus (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) ha assegnato 1,5 milioni di Euro per il finanziamento di 32 Progetti di Ricerca di altrettanti giovani ricercatori e ricercatrici sul tema della diagnosi precoce, il mantenimento di stili di vita sani e corretti e l’importanza della prevenzione.
“Con i 300mila Euro stanziati per il Bando AGYR 2024, Airalzh Onlus ha fatto un altro passo verso ‘un domani senza Alzheimer’ – dichiara la Prof.ssa Alessandra Mocali, Presidente di Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) – Puntando sulla preparazione e sulle idee innovative di questi giovani Ricercatori, dando loro anche un’opportunità di avviare carriere indipendenti, la nostra Associazione vuole sviluppare sempre di più la Ricerca medico-scientifica sulle demenze e sull’Alzheimer, una malattia ‘silente’ che, entro il 2050, colpirà 1 persona su 85 a livello globale”.
I vincitori del Bando AGYR 2024 – che fanno riferimento a Università e Centri d’eccellenza di Torino, Milano, Brescia e Firenze – hanno un’età inferiore ai 40 anni ed hanno elaborato Progetti di Ricerca che sono stati valutati, in maniera rigorosa, da un Comitato Tecnico Scientifico composto da Esperti internazionali di alto livello.
I temi dei Progetti di Ricerca dei 6 Ricercatori si concentrano su diverse tematiche. La Dr.ssa Caterina Dallari ha individuato un potenziale metodo diagnostico per lo screening di sangue per arrivare, così, alla diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. Il Dr. Federico Masserini punta a comprendere se alcune alterazioni cerebrali (lesioni iperintense della sostanza bianca) siano diverse in persone con malattie cerebrovascolari croniche o con malattia di Alzheimer e, tramite modelli di intelligenza artificiale, a capire se le caratteristiche specifiche di queste lesioni possano aiutare nell’identificare la malattia che le causa e nella predizione della sua evoluzione nel tempo. La Dr.ssa Veronica Mutti sta indagando se, attraverso la modulazione di LRRK2, si possa attenuare la risposta neuroinfiammatoria e, quindi, rallentare o ridurre la patologia. Il Dr. Marco Rasile studia il perché le Donne rappresentano i 2/3 dei pazienti affetti da questa patologia, mentre la Dr.ssa Erica Staurenghi indaga l’impatto del genotipo ApoE4 legato al metabolismo del colesterolo come principale fattore di rischio. La Dr.ssa Gabriella Testa, infine, studia la capacità di un polifenolo, contenuto nell’olio d’oliva, di prevenire l’accumulo della proteina tau nella malattia di Alzheimer.
I Progetti di Ricerca sono stati anche presentati, in una Sessione apposita, in occasione di SINdem4Juniors, un convegno dedicato alla demenza e ai disturbi neurodegenerativi in programma fino a Venerdì 7 Febbraio a Bressanone.
Contemporaneamente alla comunicazione dei vincitori del Bando AGYR 2024, Airalzh Onlus annuncia che, sul proprio sito, in Primavera, verrà pubblicata la “Call for Proposals” per presentare la propria candidatura per il Bando AGYR 2025. Rivolto a Ricercatori Under 40, è previsto, come nelle edizioni precedenti, lo stanziamento di 300mila Euro per finanziare Progetti di Ricerca su diagnosi precoce della malattia di Alzheimer, stili di vita e prevenzione.
È stato appena pubblicato, invece, il Bando Airalzh-Armenise Harvard, rivolto ai Ricercatori arrivati a metà carriera (“mid career”) che studiano le malattie neurodegenerative in Italia, con una borsa che garantirà 100mila USD all’anno per due anni. Sarà possibile presentare la propria candidatura fino al 1° Aprile 2025. Tutte le informazioni, comprese le modalità di iscrizione, sono disponibili sui siti di Airalzh, di Armenise-Harvard e al seguente link: https://armeniseharvard.org/programs/armenise-harvard-airalzh-mid-career-award/.
Di seguito una descrizione più dettagliata dei Progetti di Ricerca che si sono aggiudicati i Grants di Airalzh Onlus.
La Dr.ssa Caterina Dallari, attualmente impegnata presso il Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non Lineare (LENS) di Firenze e il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto Nazionale di Ottica (INO-CNR), ha presentato “SENSOR”: un Progetto di Ricerca per la diagnosi precoce che sta sviluppando insieme alla Dr.ssa Elena Lenci, Co-Principal Investigator e Ricercatrice in Chimica Organica presso il Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” dell’Università degli Studi di Firenze. Il Progetto parte dalla recente dimostrazione che la presenza di alterazioni anomale nei livelli di biomarcatori di Alzheimer (AD) in fluidi corporei come il fluido cerebrospinale (CSF) e il sangue può indicare che la malattia era presente anni prima dell’inizio dei sintomi e del declino cognitivo. Sulla base dei risultati ottenuti per la quantificazione di proteine marcatori di AD nel CSF, il Progetto di Ricerca “SENSOR” prevede la realizzazione di sensori basati su nanoparticelle (NPs) a più strati per traslare il dosaggio dei biomarcatori in campioni di sangue. Lo sviluppo di nuovi sensori basati su NPs potrà rappresentare una piattaforma diagnostica accessibile, minimamente invasiva e alla portata di tutte le strutture sanitarie, aprendo così la strada a un possibile metodo di screening di massa per la diagnosi precoce dell’Alzheimer. Avere metodi diagnostici per lo screening di sangue grazie a nuovi metodi innovativi altamente sensibili e non invasivi, diventerebbe cruciale per la realizzazione di una diagnosi precoce che consente un intervento potenziale nella fase prodromica.
Il Dr. Federico Masserini – Assegnista di Ricerca presso l’Università degli Studi di Milano – è un medico, specialista in Neurologia, che si occupa principalmente di disturbi cognitivi, con un particolare interesse per le malattie neurodegenerative e cerebrovascolari. Le lesioni della sostanza bianca possono essere un segnale comune di patologia vascolare del cervello, ma sono state implicate anche nella malattia di Alzheimer. Il suo Progetto di Ricerca punta a distinguere l’origine delle alterazioni tra queste due condizioni, analizzando in profondità le caratteristiche delle lesioni in pazienti con entrambe le malattie. Verranno utilizzate tecniche avanzate di imaging cerebrale per esaminare nel dettaglio il danno, in pazienti selezionati sulla base del quadro clinico ma anche di fattori come la genetica e altri fattori di rischio ambientali. L’obiettivo è sviluppare, sulla base dei profili così determinati, un software di elaborazione automatica che permetta di identificare con precisione l’origine delle lesioni della sostanza bianca, migliorando così la diagnosi e il trattamento di pazienti con quadri clinici complessi.
La Dr.ssa Veronica Mutti, Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Medicina molecolare e traslazionale dell’Università degli Studi di Brescia, ha avviato un Progetto di Ricerca che propone di identificare nuovi target terapeutici per le malattie neurodegenerative, con particolare attenzione a quelle caratterizzate da una componente infiammatoria, come il Parkinson e l’Alzheimer. L’infiammazione nel sistema nervoso gioca un ruolo cruciale nell’evoluzione della malattia di Alzheimer, contribuendo all’accumulo della proteina tau, uno dei principali segni distintivi della malattia. Recenti studi suggeriscono che intervenire sull’infiammazione potrebbe prevenire i danni neuronali associati a questo accumulo. La Dr.ssa Mutti ed il suo gruppo di lavoro hanno già dimostrato che LRRK2 – una
proteina multidominio con attività chinasica – è coinvolta nella regolazione dell’infiammazione. L’obiettivo dello studio è indagare se l’infiammazione regolata da LRRK2 possa: favorire la fosforilazione e l’aggregazione di tau; compromettere il funzionamento dei complessi nucleari responsabili del trasporto di proteine e RNA nei neuroni; alterare l’attività sinaptica, e, infine, se l’inibizione farmacologica di LRRK2 possa ridurre i danni causati dagli aggregati di tau. Per questo, lo studio utilizzerà modelli di cellule staminali di controllo e derivate da pazienti con la mutazione PSEN1 M146I, una delle varianti genetiche più comuni nell’Alzheimer familiare, al fine di identificare nuovi meccanismi che possano essere utilizzati per trattare la malattia di Alzheimer.
Il Dr. Marco Rasile, interessato a comprendere l’origine e i meccanismi alla base delle differenze sessuali nel cervello, studia le risposte sesso-specifiche dell’interfaccia neuro-immunitaria. Attualmente il Dr. Rasile è Ricercatore e Assistant Professor di Humanitas University, a Rozzano (MI), dove insegna Anatomia Umana e coordina corsi per i programmi di Infermieristica e Fisioterapia. Il suo Progetto di Ricerca si chiama “TREASURE (TREM2 Regulatory Effects on Alzheimer’s Sex-Unique Risk Profiles)” ed affronta una delle sfide più urgenti nello studio dell’Alzheimer: capire perché le donne rappresentino due terzi dei pazienti affetti da questa patologia. Il Dr. Rasile si è concentrato sullo studio dell’asse microglia-vasi sanguigni e sul recettore microgliale TREM2, le cui mutazioni aumentano in modo rilevante il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. La microglia interagisce dinamicamente con i vasi sanguigni, costituendo una componente fondamentale dell’unità neurovascolare. Interazioni disfunzionali tra microglia e vasi possono quindi svolgere un ruolo cruciale nella ridotta eliminazione della beta-amiloide, una proteina che, accumulandosi nel cervello, contribuisce all’insorgenza della malattia di Alzheimer. Il Dr. Marco Rasile è supportato – in qualità di Co-Principal Investigator – dalla Dr.ssa Erica Tagliatti, esperta di microglia e metabolismo che ha di recente vinto una Fellowship post-dottorato per rientrare dall’estero e lavorare presso i Laboratori di Ricerca di IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
La Dr.ssa Erica Staurenghi, Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università degli Studi di Torino, negli ultimi anni ha focalizzato la propria ricerca sull’impatto del genotipo ApoE4, il principale fattore di rischio per la forma sporadica della malattia di Alzheimer, nei confronti del metabolismo del colesterolo astrocitario e sulla reattività. L’apolipoproteina E (ApoE) è una proteina coinvolta nel trasporto del colesterolo a livello cerebrale e la presenza di una sua particolare variante (ApoE4), predispone allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Gli astrociti, un particolare tipo di cellule presenti a livello cerebrale, sono i principali produttori di ApoE e – in presenza di stimoli patologici – possono diventare reattivi, portando allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Lo scopo di questo Progetto di Ricerca è capire se la presenza della variante ApoE4 influenzi il modo in cui queste cellule reagiscono agli stimoli infiammatori e, di conseguenza, il loro impatto in questa patologia.
La Dr.ssa Gabriella Testa è Ricercatrice di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Biologiche dell’Università degli Studi di Torino. Negli ultimi anni la sua
Ricerca si è orientata verso lo sviluppo di strategie nutraceutiche per il trattamento della malattia di Alzheimer basate sull’impiego di polifenoli, in particolare quelli contenuti nell’olio di oliva, per ritardare l’insorgenza e rallentare la progressione della malattia. Il Progetto di Ricerca della Dr.ssa Testa riguarda le capacità dei polifenoli dell’olio di oliva di prevenire l’accumulo della proteina tau iperfosforilata nella malattia di Alzheimer. Questa proteina svolge un ruolo cruciale nel garantire la corretta funzionalità neuronale ma, nella malattia di Alzheimer, si assiste all’accumulo nei neuroni della proteina tau in forma patologica, fino alla formazione di aggregati insolubili che portano a morte neuronale. Una disfunzione nei meccanismi di eliminazione di tau sembrerebbe essere la principale causa della patologia. Questo Progetto di Ricerca mira a dimostrare, su un modello di malattia di Alzheimer, la capacità di un polifenolo dell’olio di oliva di attivare i due principali sistemi di degradazione di tau iperfosforilata e di contrastare così il suo accumulo neurotossico. I risultati potranno convalidare l’uso del polifenolo nella progettazione di formulazioni nutraceutiche ad azione preventiva e terapeutica, capaci di bloccare e rallentare il declino cognitivo nell’Alzheimer.