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Artrite reumatoide: nuovo biomarcatore per terapia con metotrexato

Artrite reumatoide: per i pazienti in trattamento con MTX, l'aggiunta di olokizumab ha dato risultati migliori rispetto al placebo o ad adalimumab

Livelli sierici elevati di CXCL13 in pazienti con artrite reumatoide (AR) all’esordio sarebbero associati ad una minore risposta al metotrexato

Stando ai risultati di uno studio italiano, condotto da un’equipe di ricercatori dell’Università di Pavia e pubblicato sulla rivista Rheumatology (Oxford), livelli sierici elevati di CXCL13 in pazienti con artrite reumatoide (AR) all’esordio sarebbero associati ad una minore risposta al metotrexato (MTX), trattamento di prima linea per l’AR.

“Come è noto, i livelli circolanti aumentati di CXCL13 riflettono la produzione sinoviale e indicano una disregolazione immunitaria nei pazienti con AR – scrivono i ricercatori nell’abstract di presentazione dello studio pubblicato -. L’obiettivo del lavoro è stato quello di verificare la capacità di CXCL13 di predire la risposta al trattamento di prima linea con MTX nei pazienti con artrite reumatoide all’esordio, sia indipendentemente che in associazione con la presenza di ACPA e IgM-RF”.

Lo studio in breve
Disegno
Sebbene MTX rappresenti un trattamento standard per l’AR, molti pazienti non ottengono una risposta adeguata al trattamento con questo DMARDcs. Gli indicatori attualmente disponibili hanno una capacità predittiva limitata nel determinare quali pazienti non risponderanno al trattamento, rendendo difficile personalizzare efficacemente le terapie. Pertanto, i ricercatori italiani hanno valutato i livelli di CXCL13 nel siero come predittore della risposta al MTX di prima linea nei pazienti con AR all’esordio.

I dati sono stati raccolti dalla coorte di pazienti Pavia Early Arthritis Clinic. I pazienti con artrite infiammatoria ad esordio precoce (sintomi da ≤12 mesi) e mai trattati in precedenza erano idonei per l’inclusione nello studio. Tutti i pazienti reclutati sono stati trattati con MTX e prednisone a basso dosaggio, seguendo un protocollo step-up, volto ad ottenere una bassa attività di malattia.

Sono stati misurati i livelli basali di CXCL13, di ACPA e del fattore reumatoide IgM (RF), con monitoraggio dell’attività della malattia nel tempo. I pazienti che non raggiungevano una bassa attività della malattia erano sottoposti a trattamenti di seconda linea.
Un totale di 243 pazienti con età media di 59,3 anni sono stati inclusi nell’analisi, di cui il 71,2% erano donne e 97 erano ACPA-positivi.

Risultati principali
I risultati delle analisi multivariabili hanno rivelato che i livelli elevati di CXCL13 erano associati ad una minore probabilità di raggiungere la remissione e ad un aumento della necessità di ricorso a trattamenti di seconda linea nei pazienti ACPA-positivi.
Gli odds ratio aggiustati (aOR) per la remissione variavano tra 0,17 (IC95%: 0,04-0,73) e 0,49 (IC95%: 0,084-0,93) per i diversi indici di attività della malattia, mentre l’aOR per la terapia di seconda linea era pari a 6,75.

Nei pazienti ACPA-negativi, i livelli elevati di CXCL13 predicevano il ricorso a dosi più elevate di MTX, con un aOR di 2,69 (IC95%: 1,35-5,34) per la titolazione verso l’alto del dosaggio di somministrazione.
Nei pazienti ACPA-positivi, quelli con livelli elevati di CXCL13 presentavano tassi di remissione ridotti, sia considerando il punteggio DAS28-ESR (aOR: 0,49; IC95%: 0,084-0,93), sia il punteggio DAS28-CRP (aOR: 0,17; IC95%: 0,04-0,73).

Per i pazienti ACPA-negativi, i livelli elevati di CXCL13 predicevano il ricorso a dosi più elevate di MTX, con pazienti nel gruppo con elevati livelli di CXCL13 trattati, in media, con 14,8 mg/settimana, rispetto ai 12,3 mg/settimana nel gruppo con bassi livelli di CXCL13 (P = 0,0002).

L’aOR per la titolazione della dose di MTX verso l’altro era pari a 2,69 (IC95%: 1,35-5,34), indipendentemente dai livelli di attività della malattia al basale.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, gli autori del lavoro hanno ammesso tra i limiti dello studio la dimensione ridotta di alcuni sottogruppi e la mancanza di dati sulle ragioni del fallimento del trattamento.

Ciò premesso, I ricercatori hanno concluso che i risultati del loro studio suggeriscono che la stratificazione dell’AR all’esordio in base a dei marcatori di attivazione delle cellule B, come IgM-RF, ACPA e CXCL13, può essere di aiuto nell’identificazione di sottogruppi di pazienti con una risposta ridotta al trattamento di prima linea con MTX.

Bibliografia
De Stefano L et al. High serum levels of CXCL13 predict lower response to csDMARDs in both ACPA-positive and ACPA-negative early rheumatoid arthritis. Rheumatology (Oxford). Published online October 28, 2024. doi:10.1093/rheumatology/keae596
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