Il palco dell’Ariston si tinge di bianco e nero. Il pubblico trattiene il fiato. Le luci calano e, nel buio della scena Damiano David incanta con ‘Felicità’ di Lucio Dalla
Il palco dell’Ariston si tinge di bianco e nero. Il pubblico trattiene il fiato. Le luci calano e, nel buio della scena, emerge la sagoma di Damiano David, solo, in piedi davanti al microfono.
Niente Måneskin, solo lui e la musica. Il pianoforte attacca le prime note di Felicità, il brano di Lucio Dalla scelto per il suo omaggio al cantautore bolognese.
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Dietro di lui, su una panchina illuminata da un flebile cono di luce, siedono Alessandro Borghi e un bambino, Vittorio. L’attore ha lo sguardo assorto, le mani intrecciate tra le ginocchia. Il piccolo al suo fianco, avrà sette, forse otto anni, segue la scena con gli occhi spalancati.
Damiano canta con rispetto, senza stravolgere l’originale, ma lasciando emergere il suo timbro graffiato. La voce si fa via via più intensa, tocca corde profonde. La platea è immobile, il pubblico sembra trattenere il respiro.
A metà brano, Borghi accenna un sorriso. Una scena che colpisce, mentre la voce di Damiano si libra nell’Ariston, portando con sé il peso di un’eredità musicale immensa. Il bambino, invece, non trattiene l’emozione. Lo si vede portarsi le mani al volto. “Abbiamo pensato che Vittorio sia la persona giusta per interpretare questo passaggio dalla sonnolenza alla ricerca della felicità”, dice Borghi riferendosi al bambino.
L’ultimo acuto si dissolve nel silenzio. Una frazione di secondo, poi l’esplosione degli applausi. Standing ovation. Borghi si dice emozionato per aver assistito al suo talento. È stato un momento, un frammento di Sanremo che resterà impresso. Ma tornerà.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)