Il rombo degli aeroplani su Dresda riecheggia negli amplificatori. L’omonima band milanese testimonia la crisi di valori del nostro tempo
Quattro brani, un solo fronte unito: Dresda, il primo EP dell’omonima band milanese, è un grido di speranza che accorcia la distanza fra alt-rock e post-punk.
Dresda, la “Firenze sull’Elba” città di forte fermento artistico e culturale, rasa al suolo dal devastante bombardamento alleato del 1945, fu città della DDR fino alla caduta del muro di Berlino. Dresda è anche l’EP dell’omonima band, che fa suo questo luogo-simbolo di confine tra est e ovest, ennesima macchia sulla coscienza dell’uomo moderno.
La produzione dei Dresda segue gli stilemi di un rock senza tempo: semplice, provocatorio e diretto. Un alt-rock dalle influenze più varie che si mescolano in una pasta vintage che ricorda i Fontaines DC come i Pixies. Dresda ripercorre storie di cronaca, per alcuni vissute e sentite come esperienze dirette, facendo spesso “nomi e cognomi”. Pochi brani, tutti molto a fuoco nei loro intenti comunicativi e stilistici, che compongono una tracklist breve, ma assai coerente.
Dopo i primi due singoli Nettuno e Una Canzone D’Amore, brani che inaugurano l’EP, Dresda offre due nuove prospettive musicali: Cap A La Ciutad Monstre, brano che nel titolo e nella struttura fa tornare alla mente i CCCP, mentre Colpevole, brano di chiusura, è un passo indietro verso una prospettiva personale, la quale racconta di un rapporto con una persona cara ormai troppo lontana per abitare il nostro stesso spazio-tempo.
I Dresda sono un progetto che coglie la complessità del mondo, riconoscendola nella difficoltà che la popolazione globale ha nel trovare una prospettiva transnazionale nella comprensione del vissuto individuale, andando a caccia di tracce di speranza e di verità indispensabili. Toccati dalle storie nel profondo, la band tiene vivo il ricordo di chi ha pagato con la propria vita in nome di un ideale di cambiamento.
I Dresda si guardano intorno, avanti e, soprattutto, indietro ampliando lo sguardo e cambiando non solo punto di vista ma anche tipo di lente nel tentativo di cogliere la complessità della vita su questo pianeta.