Nuova analisi su prescrizione palmitoiletanolamide per il dolore neuropatico


La palmitoiletanolamide (PEA) viene prescritta nel trattamento del dolore neuropatico da oltre 20 anni. Pubblicata una revisione sistematica della letteratura

dolore cronico analgesico

La palmitoiletanolamide (PEA) viene prescritta nel trattamento del dolore neuropatico da oltre 20 anni. Una revisione sistematica della letteratura esaustiva e tutta italiana, pubblicata su Pain and Therapy, ha cercato di riassumere quanto è stato pubblicato sull’argomento negli ultimi 15 anni e di valutare l’appropriatezza della sua prescrizione.

Esamina l’aspetto farmacologico della PEA, con particolare attenzione alla sua farmacodinamica e farmacocinetica. Successivamente, esplora approfonditamente i motivi per cui la PEA potrebbe essere utile nella gestione di diverse condizioni patologiche che potrebbero trarre beneficio da questa molecola.
Il focus principale riguarda i dati pubblicati sull’efficacia clinica della PEA nel trattamento del dolore neuropatico e misto. Inoltre, cerca di comprendere se possa modernizzare il campo della terapia basata sulla PEA, offrendo così un’opzione terapeutica migliore per i pazienti con infiammazione cronica a lungo termine, stress ossidativo e dolore neuropatico o misto con componente neuropatica.

Il dolore neuropatico, diffuso nella popolazione e invalidante
Il dolore neuropatico cronico è una malattia prevalente e invalidante che rappresenta un significativo problema nel trattamento medico, colpendo una vasta parte della popolazione globale. Secondo l’International Association for the Study of Pain (IASP), circa il 7-10% della popolazione mondiale è affetta da dolore neuropatico, che costituisce una parte rilevante del dolore cronico.
Questo fenomeno interessa persone di ogni età, sesso e condizione socio-economica, con un notevole impatto economico legato ai costi sanitari e alla riduzione della produttività. Di conseguenza, è urgente sviluppare nuove terapie efficaci e ben tollerate.

La palmitoiletanolamide (PEA) è emersa come una possibile opzione terapeutica, grazie ai suoi meccanismi d’azione unici e al crescente supporto clinico. La sua efficacia nel modulare il dolore ha suscitato interesse, offrendo un’alternativa ai farmaci analgesici convenzionali. Questo studio si propone di esaminare il percorso della PEA, dalla sua scoperta alla sua applicazione nel trattamento del dolore neuropatico cronico.

Dolore neuropatico periferico e PEA
Il dolore neuropatico periferico deriva generalmente da danni ai nervi periferici, che causano segnali anomali e sensibilità aumentata. L’efficacia terapeutica della PEA nel trattamento di questo tipo di dolore è dovuta principalmente alla sua capacità di regolare le risposte immunitarie, ridurre l’infiammazione neurogena e interagire con bersagli molecolari chiave.

Azione immunomodulatoria della PEA
La PEA ha significative proprietà anti-infiammatorie, essenziali nel dolore neuropatico periferico, dove l’infiammazione gioca un ruolo centrale. Inoltre, la PEA può stabilizzare le membrane cellulari e sopprimere la produzione di mediatori pro-infiammatori, facilitando la risoluzione dei processi neuroinfiammatori e riducendo l’ipersensibilità al dolore.
Le caratteristiche immunomodulatorie della PEA influenzano anche altre cellule immunitarie e i mastociti, regolando la risposta immunitaria e mantenendo un ambiente infiammatorio equilibrato.
La PEA potrebbe essere efficace nel trattamento di patologie come la neuropatia diabetica, la nevralgia post-erpetica e i danni da farmaci chemioterapici. Inoltre, la PEA ha mostrato potenziale in diverse malattie neurodegenerative come la demenza, l’Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e la sclerosi multipla, grazie alla sua capacità di ridurre la neuroinfiammazione.

Demenza: la demenza è un problema di salute globale legato al deterioramento cognitivo e alla perdita di memoria. La neuroinfiammazione è coinvolta nel suo sviluppo e uno studio clinico ha suggerito che l’integrazione di PEA potrebbe migliorare le prestazioni cognitive e ridurre la neuroinfiammazione in pazienti con demenza vascolare e Alzheimer.

Alzheimer: l’Alzheimer è strettamente legato alla neuroinfiammazione, caratterizzata dalla formazione di placche beta-amiloidi e grovigli neurofibrillari. La PEA potrebbe avere un ruolo nel proteggere l’integrità neuronale e nella funzione cognitiva, ma sono necessari ulteriori studi per comprendere appieno il suo potenziale terapeutico.

Parkinson: questa malattia neurodegenerativa è caratterizzata dalla perdita progressiva di neuroni dopaminergici e coinvolge processi neuroinfiammatori. La PEA potrebbe rappresentare una promettente terapia supplementare, con studi preclinici che suggeriscono un effetto neuroprotettivo.

Sclerosi laterale amiotrofica (SLA): la SLA è associata a neuroinfiammazione, e la PEA potrebbe avere opportunità terapeutiche in questo contesto. Sebbene la ricerca clinica sia ancora limitata, studi preclinici suggeriscono che la PEA possa proteggere i neuroni nei modelli di SLA.

Sclerosi multipla (SM): la SM è una malattia autoimmune demielinizzante che presenta neuroinfiammazione come aspetto centrale. La PEA potrebbe ridurre la neuroinfiammazione e proteggere la funzione neurologica, ma sono necessari ulteriori studi clinici per confermare il suo ruolo nel trattamento della SM.

Nonostante la ricerca clinica sia ancora in fase iniziale, i risultati preclinici suggeriscono che la PEA potrebbe migliorare gli esiti nei pazienti affetti da queste malattie.
Questa revisione altamente esaustiva è un’analisi completa delle potenzialità terapeutiche di questo prodotto e pone le basi per ulteriori ricerche e potenziali applicazioni cliniche.

Infine, viene esaminato un innovativo brevetto che cerca di affrontare gli ostacoli incontrati con le formulazioni convenzionali di PEA, in relazione alle sue caratteristiche farmacodinamiche. Uno di questi (Equisetum PEA) sembra promettente. Migliora parzialmente la biodisponibilità e la distribuzione mirata. Sembra introdurre avanzamenti innovativi che potrebbero potenzialmente aumentare l’efficacia terapeutica della PEA, migliorandone le proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e analgesiche.

L’equisetum-PEA, recentemente introdotto sul mercato, potrebbe rappresentare un avanzamento nel superare gli ostacoli chiave legati alla farmacocinetica delle formulazioni convenzionali di PEA, migliorando la biodisponibilità e quindi l’efficacia della terapia con PEA come anti-infiammatorio, antiossidante e analgesico, riducendo anche le problematiche relative alla distribuzione mirata e alla stabilità. Tuttavia, sono necessarie valutazioni cliniche comparative dirette con PEA-um e altre preparazioni farmaceutiche di PEA per comprendere il livello di innovazione introdotto nel campo dei farmaci a base di PEA.

Qualsiasi prodotto a base di PEA in grado di aumentare l’assorbimento intestinale e, quindi, migliorare la sua farmacocinetica aumenterebbe l’utilità clinica della terapia con PEA per una vasta gamma di malattie del sistema nervoso centrale e infiammatorie. I dati presenti nella letteratura attuale rappresentano una via promettente per ulteriori indagini.

Varrassi G. et al., A Decades-Long Journey of Palmitoylethanolamide (PEA) for Chronic Neuropathic Pain Management: A Comprehensive Narrative Review Pain Ther. 2024 Dec 4.
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