Con un test diagnostico salivare non invasivo è stato possibile discriminare individui affetti o meno da malattia di Sjögren con elevata sensibilità e specificità
Uno studio recentemente pubblicato su Arthritis Research & Therapy riferisce della messa a punto di un test diagnostico non invasivo, basato in parte su campioni di saliva, grazie al quale è stato possibile discriminare individui affetti o meno da malattia di Sjögren con elevata sensibilità e specificità.
Tale test, che si avvale di un panel di 6 biomarcatori, potrebbe fornire un nuovo strumento non invasivo per la classificazione della malattia primaria di Sjogren in luogo del test invasivo bioptico esistente delle ghiandole salivari minori.
Razionale e disegno dello studio
“La biopsia delle ghiandole salivari minori comporta solo una piccola incisione nel labbro inferiore ed è facilmente eseguibile in anestesia locale, ma rappresenta un approccio invasivo che si associa a complicanze, come emorragie, dolore e difetti sensoriali temporanei, talvolta persino più gravi come necrosi tissutale e difetti sensoriali permanenti – scrivono i ricercatori nell’introduzione allo studio”.
“Queste possibili complicanze – aggiungono – possono scoraggiare i pazienti dal collaborare con i reumatologi per eseguire questa procedura, il che può indubbiamente ostacolare l’adozione di un trattamento tempestivo. Pertanto, c’è una crescente necessità di un metodo di previsione più semplice e non invasivo per la sindrome di Sjögren primaria”.
Per determinare se le proteine nella saliva potessero fungere da biomarcatori per diagnosticare la sindrome di Sjögren, i ricercatori hanno analizzato la saliva di pazienti ricoverati inizialmente nella loro unità con sospetta sindrome di Sjögren, che si sono anche sottoposti a biopsie delle ghiandole salivari minori, tra gennaio 2021 e agosto 2022.
I ricercatori hanno inizialmente utilizzato la spettrometria di massa accoppiata alla cromatografia liquida per identificare le differenze proteiche tra la saliva di sei pazienti con sindrome di Sjögren e sei pazienti senza la malattia. L’analisi ha rivelato cinque proteine correlate al sistema immunitario con espressione aumentata nei pazienti con Sjögren: la proteina C3 del complemento, il fattore B del complemento, la clusterina, la calreticolina e l’elastasi dei neutrofili.
Successivamente, in una coorte di 186 pazienti, di cui il 65% diagnosticati con sindrome di Sjögren primaria, il test immunoenzimatico (ELISA) ha mostrato aumenti “significativi” di ciascuna di queste proteine nei pazienti con sindrome di Sjögren primaria confermata, rispetto agli individui che non erano affetti da tale condizione clinica.
A questo punto, per allestire un possibile modello non invasivo per la diagnosi della sindrome di Sjögren, i ricercatori hanno utilizzato un modello di regressione logistica per selezionare i seguenti sei componenti: le proteine fattore B del complemento, clusterina ed elastasi neutrofila; gli autoanticorpi anti-SSA/Ro60 e anti-SSA/Ro52; e il test di Schirmer, che misura l’efficacia delle ghiandole lacrimali nel mantenere l’umidità oculare.
Risultati principali
Dall’analisi dei dati ottenuti su una coorte di 186 pazienti, è emerso che il modello a sei marcatori era stato in grado di distinguere i pazienti con Sjögren primario in modo più accurato rispetto ad un modello che includeva solo gli autoanticorpi e il test di Schirmer. Nello specifico, il modello a sei marcatori ha mostrato un’area sotto la curva (AUC) di 0,930 (IC 95%:0,877-0,965; P < 0,001) rispetto a 0,832 (IC95%: 0,767-0,896; P < 0,001) nel modello più limitato, con una sensibilità dell’84,85% e una specificità del 92,45%.
Risultati simili sono stati osservati in una coorte di validazione composta da 72 pazienti.
Riassumendo
Alla luce di questi risultati, “…dato che la biopsia è un esame invasivo e il modello predittivo a sei marcatori si è dimostrato in grado di sostituire la biopsia delle ghiandole salivari minori, si raccomanda di utilizzare il modello prima della biopsia delle ghiandole salivari minori per ridurre il numero di biopsie non necessarie, riducendo al minimo i pazienti con malattia di Sjögren primaria non diagnosticati – hanno raccomandato i ricercatori nelle conclusioni dello studio”.
“Poiché il modello non invasivo può essere ripetuto per monitorare la condizione del paziente, sarebbe utile esplorare ulteriormente l’applicazione del modello nella valutazione della malattia e nei piani di trattamento – hanno aggiunto”.
Bibliografia
Zhang, X et al. A non-invasive model for diagnosis of primary Sjogren’s disease based on salivary biomarkers, serum autoantibodies, and Schirmer’s test. Arthritis Res Ther 26, 217 (2024). https://doi.org/10.1186/s13075-024-03459-7
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