L’aggiunta di alte dosi di vitamina C per via endovenosa alla chemioterapia standard può quasi raddoppiare la sopravvivenza globale (OS) nei pazienti con cancro al pancreas
L’aggiunta di alte dosi di vitamina C per via endovenosa alla chemioterapia standard può quasi raddoppiare la sopravvivenza globale (OS) nei pazienti con cancro al pancreas avanzato. A evidenziarlo sono i risultati di uno studio randomizzato di fase 2 da poco pubblicato sulla rivista Redox Biology.
La somministrazione della vitamina C ha anche ritardato l’impatto degli eventi avversi e migliorato la qualità della vita dei pazienti.
I presupposti
L’adenocarcinoma duttale del pancreas è la terza causa di morte per cancro negli Stati Uniti e la mortalità aumenta dello 0,5% all’anno, spiegano nella loro introduzione Joseph J. Cullen, professore di chirurgia al Carver College of Medicine dell’Università dell’Iowa, e i colleghi.
Solo il 12% dei soggetti a cui viene diagnosticato un adenocarcinoma duttale pancreatico è vivo a 5 anni dalla diagnosi, percentuale che scende al 3% per i pazienti con malattia già metastatica alla diagnosi.
La vitamina C è stata studiata per decenni come medicina alternativa, ricordano gli autori. Negli anni ’70 sono emersi dati che mostravano come la vitamina C potesse avere effetti benefici sulle persone malate di tumore. Gli studi condotti negli anni ’80, invece, non hanno evidenziato alcun beneficio in questo senso. Tuttavia, in quegli studi era stata utilizzata la vitamina C somministrata per via orale.
Mark A. Levine, ricercatore senior presso l’NIH, ha valutato la farmacocinetica della vitamina C e ha scoperto che somministrarla per via endovenosa ne aumenta l’assorbimento di quasi mille volte.
Recenti studi di fase 1, inoltre, hanno dimostrato che nei pazienti con adenocarcinoma duttale del pancreas metastatico la somministrazione della vitamina C alla dose di 75 g per via endovenosa in combinazione con gemcitabina è sicura e hanno suggerito che questo approccio può prolungare l’OS.
Lo studio
Pertanto, Cullen e colleghi hanno provato a valutare i benefici di sopravvivenza della vitamina C somministrata per via endovenosa in una coorte di 36 pazienti adulti con adenocarcinoma duttale del pancreas in stadio IV.
Gli autori hanno assegnato i partecipanti in modo casuale e secondo un rapporto 1:1 al trattamento standard con gemcitabina e nab-paclitaxel da soli o con aggiunta di vitamina C per via endovenosa, somministrata a una dose pari a 75 g tre volte alla settimana.
Dei 34 pazienti trattati, 16 (età mediana: 65 anni; range: 56-72; 50% donne; 93,8% bianchi) sono stati trattati con la vitamina C in aggiunta alla chemio, e 18 (età mediana: 58,5 anni; range: 54,5-69; 33,3% donne; 94,4% bianchi) hanno ricevuto solo la chemioterapia.
L’endpoint primario del trial era l’OS, mentre erano endpoint secondari la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sicurezza.
Prolungamento della sopravvivenza aggiungendo la vitamina C
Nel braccio trattato con la vitamina C in aggiunta alla chemio, l’OS mediana è risultata quasi raddoppiata rispetto al braccio assegnato alla sola chemio: 16 mesi contro 8,3 mesi (HR 0,46; IC al 90% 0,23-0,92). ) Storicamente, l’OS mediana nei pazienti che vengono trattati con il regime di controllo, cioè la chemioterapia standard, è di 8,5 mesi.
Anche la PFS mediana è risultata più lunga nel braccio trattato con l’aggiunta di vitamina C: 6,2 mesi contro 3,9 mesi (HR 0,43; IC al 90% 0,2-0,92).
Meno effetti avversi gravi e migliore qualità di vita nel braccio trattato con la vitamina C
Sul fronte della sicurezza, i partecipanti hanno manifestato effetti avversi comuni con il trattamento con gemcitabina e nab-paclitaxel. Nel braccio trattato con la vitamina C si è riscontrato un tasso inferiore di eventi avversi gravi (1,2% contro 1,7%) nonché di eventi ematologici di grado 3 o 4 (1,1% contro 1,6%).
I ricercatori hanno condotto anche un’analisi esplorativa sulla qualità della vita, osservando nella coorte trattata con vitamina C un ritardo nella comparsa di un impatto negativo dell’insonnia (6,2 mesi contro 3,8 mesi; P = 0,047), della stitichezza (6,2 mesi contro 3,8 mesi; P = 0,032) e delle difficoltà finanziarie (5,4 mesi contro 3,8 mesi; P = 0,022) rispetto alla coorte di confronto.
Nella loro discussione dei risultati, Cullen e i colleghi riconoscono i limiti dello studio, tra cui le dimensioni ridotte del campione, ma non solo.
Servirebbe uno studio multicentrico più ampio
Gli autori avevano già condotto uno studio in cui avevano valutato la vitamina C in pazienti affetti da tumore al pancreas non resecabile e tre dei 14 pazienti sono sopravvissuti per più di 9 anni.
Questi risultati e quelli dello studio appena pubblicato andrebbero corroborati da uno studio multicentrico più ampio di fase 3, ma Cullen, in un’intervista, si è detto pessimista circa la possibilità che un’azienda farmaceutica investa in una sperimentazione di questo tipo, dalla quale non guadagnerebbe niente.
Vitamina C sperimentata anche in altri tumori
Cullen e i colleghi stanno anche valutando l’uso di dosi elevate di vitamina C nei pazienti affetti da cancro ai polmoni. Inoltre, altri ricercatori lo hanno studiato su individui affetti da glioblastoma, producendo dati davvero interessanti.
Uno studio ha dimostrato che la vitamina C non apporta benefici agli uomini affetti da cancro alla prostata in fase terminale, ma questo trial non aveva un solido razionale, in quanto non vi erano dati preclinici a supporto di una possibile efficacia della vitamina C in questa neoplasia.
Necessari nuovi studi per comprendere il meccanismo d’azione
Ma su cosa si basa l’effetto della vitamina C osservato nello studio appena pubblicato? Dal punto di vista meccanicistico, la vitamina C sembra avere effetti antitumorali sulle neoplasie con bassi livelli di catalasi, un enzima che converte il perossido di idrogeno in acqua e ossigeno. Inoltre, potrebbe essere implicato il metabolismo del ferro.
Servono ulteriori ricerche per comprendere a fondo questi meccanismi. Tuttavia, Cullen ha affermato che lui e i colleghi hanno riscontrato una certa resistenza da parte della comunità oncologica nei confronti della vitamina C come trattamento, perché la maggior parte degli oncologi conosce le sperimentazioni fatte negli anni ’80 che non avevano evidenziato un beneficio dell’aggiunta della vitamina C. Secondo l’autore, però, questi nuovi risultati dovrebbero farla riprendere in considerazione.
Bibliografia
K.L. Bodeker, et al. A randomized trial of pharmacological ascorbate, gemcitabine, and nab-paclitaxel for metastatic pancreatic cancer. 2024; doi:10.1016/j.redox.2024.103375. leggi