Stasera su Rai 3 torna la nuova stagione de “Le ragazze”: storie di donne famose e sconosciute raccontate da Francesca Fialdini
“Le Ragazze”, il programma di Rai Cultura condotto da Francesca Fialdini, torna con nuove storie martedì 4 marzo alle 21.20, in prima serata su Rai 3. Donne di generazioni diverse racconteranno come di consueto, la loro vita: hanno avuto vent’anni negli anni ‘40, ‘50, ‘60, ‘70, ‘80 o ’90, sono diventate famose o sono sconosciute, ma le loro storie si intrecciano e raccontano una storia più ampia – quella italiana – dagli anni ’40 a oggi.
Ad aprire la prima puntata sarà la decana Luisa Maragliano: nata a Genova nel 1931, è stata una primadonna del teatro lirico italiano. L’amore per la musica nasce durante l’infanzia, quando inizia a intonare canzoni popolari accompagnata dal padre alla chitarra, ma nel suo destino c’è la lirica: è ancora una ragazza quando nel 1955 si presenta, senza una vera preparazione alle spalle, a un’audizione aperta dal direttore d’orchestra Tristano Illersberg per l’allestimento del “Parsifal” di Wagner al Teatro Carlo Felice di Genova. Quel provino le cambierà la vita: Illersberg le dà la parte e la fa debuttare. Seguiranno anni di duro studio sotto la sua guida, durante i quali Illersberg le insegnerà come usare la voce e come stare in società. Fra allieva e maestro sboccerà presto anche l’amore.
Alla fine degli anni ‘50 Luisa è pronta a conquistare le scene: nel 1959 debutta all’Arena di Verona, mentre la prima volta alla Scala di Milano è nel 1965 con il “Mosè” di Rossini, una performance per cui ha l’onore di essere recensita da Eugenio Montale. Il suo talento la porta a calcare i palcoscenici dei teatri lirici più importanti del mondo, dal Covent Garden di Londra al Metropolitan di New York. Nel 1967 riceve la Maschera d’Argento, l’equivalente dell’Oscar per la lirica, il riconoscimento di cui va più fiera. L’amore per Tristano, che nel frattempo è diventato suo marito, è più forte dell’amore per la musica. E così negli anni ‘80, quando Tristano si ammala di tumore, Luisa, al culmine della carriera, si ritira dalle scene per prendersi cura di lui. Dopo la morte del marito, inizia a insegnare canto. L’ ultima esibizione di Luisa Maragliano in scena è stata a 87 anni al Teatro Carlo Felice di Genova nel 2018.
Sarà poi la volta di due Ragazze degli anni ‘70. Piera Detassis nasce a Trento il 9 dicembre 1953. La madre, quasi analfabeta, è una casalinga, mentre il padre, è imbianchino con una spiccata vena artistica. Piera cresce in una Trento che, negli anni ‘60, si trasforma da città profondamente cattolica a fulcro delle rivolte studentesche legate alla Facoltà di Sociologia. Ragazza ribelle e curiosa, sfugge al rigido controllo materno per partecipare alle manifestazioni. Tuttavia, è il cinema a influenzare profondamente la sua vita: dai cinema parrocchiali ai cineforum, frequenta assiduamente le sale, alimentando il sogno di studiare cinema e trasferirsi a Parigi, un sogno che riuscirà a realizzare grazie a una borsa di studio.
A Parigi incontra una figura fondamentale per il suo futuro: lavora come babysitter per la direttrice di “Unifrance”, l’organizzazione dedicata alla promozione del cinema francese. Attraverso questa conoscenza, Piera viene introdotta nel mondo del cinema francese e, in particolare, al prestigioso Festival di Cannes. Rientrata in Italia, inizia a collaborare con varie testate giornalistiche, specializzandosi nella critica cinematografica. La svolta arriva con la chiamata da CIAK, il celebre mensile di cinema. Qui comincia come inviata per poi diventare direttrice della rivista nel 1997, ruolo che ricoprirà fino al 2019. Durante la sua carriera, ha intervistato alcune delle più grandi star di Hollywood. È stata direttore artistico della Festa del Cinema di Roma e presidente della Fondazione Cinema per Roma. Dal 2018 ricopre l’incarico di presidente e direttore artistico dell’Accademia del Cinema Italiano e dei David di Donatello.
La sua storia si intreccia con quella di Saverina Davoli, nata a Catanzaro nel 1950 in una famiglia molto umile: quarta di sei figli, a soli cinque anni si trasferisce con la famiglia a La Spezia in cerca di fortuna. Come accadeva spesso all’epoca, una famiglia così numerosa venuta dal Sud viene accolta con diffidenza e ostilità, non solo nel quartiere ma anche in ambito scolastico. Saverina è etichettata come terrona e spesso subisce punizioni corporali. Tuttavia, la violenza non si limita alla scuola. Anche tra le mura domestiche, Saverina è vittima dei maltrattamenti. Quando conosce Alberto, il suo futuro marito, il padre la scopre e la picchia brutalmente, infliggendole ferite talmente gravi da rendere necessario un intervento al pronto soccorso. I medici si accorgono che si tratta di percosse e, affidata ai servizi sociali, Saverina viene allontanata dalla famiglia. Per mantenersi svolge molti lavori e nel frattempo si sposa. Dopo qualche tempo, dà alla luce il suo primo figlio. Iscritta all’ufficio di collocamento, le viene proposto un corso di formazione per gruisti al porto di La Spezia. È un lavoro usurante e pericoloso ma ben retribuito e Saverina, pensando sempre al futuro del figlio, si impegna con tutta sé stessa per imparare il mestiere, nonostante la paura iniziale dell’altezza. Saverina è tra le prime donne a intraprendere questa professione e a farsi strada, in un ambiente dominato dal maschilismo.
Seguono due Ragazze degli anni ‘60. Anna Maria Matarrese nasce ad Alberobello il 14 aprile del 1943. Cresciuta in una famiglia numerosa e molto povera. In giovane età comincia a lavorare nei campi e contemporaneamente apprende dalla madre l’arte della tessitura. Ha appena quindici anni quando conosce Armando, un giovane che le fa una corte serrata e che incontra anche i favori di sua madre. Ad Anna Maria non piace in un primo momento, quando però lui le chiede di sposarla lei cede, il matrimonio è un traguardo troppo abbagliante per le ragazze della sua epoca. In brevissimo tempo Armando si fa conoscere per quello che è realmente: un uomo manesco, maschilista, donnaiolo e scansafatiche. In quattro anni Anna Maria si ritrova con tre figli e un impegnativo ménage familiare tutto sulle sue spalle. Anna Maria non si perde d’animo e mette a frutto la sua abilità nella tessitura del lino grezzo e nella creazione dei fischietti di terracotta, due tipici prodotti locali.
All’inizio i sacrifici sono tanti ma con il tempo la bottega artigianale di Anna Maria conoscerà un grandissimo sviluppo. Intanto suo marito Armando ha una figlia da una relazione extraconiugale e se ne va a vivere con l’amante. Solo così Anna Maria riesce finalmente a separarsi e a riconquistare la sua libertà. La sua storia è intrecciata con quella di Ida Castiglioni, nata il 2 luglio del 1946 a Varese da una famiglia benestante. Il papà è un imprenditore e la mamma un’insegnante. Cresciuta in una bella villa e tra i libri presenti in casa, Ida terminato il liceo, si trasferisce a Milano per studiare architettura, dove consegue la laurea a tempo di record. Mentre inizia a svolgere la professione di architetto, sviluppa un notevole interesse per la vela e comincia a frequentare l’isola di Caprera, dove nel corso di due anni diventa prima velista e poi anche istruttore. Attraverso una serie di regate nel Mediterraneo, Ida conosce tre velisti, tutti uomini, che la invitano ad affrontare con loro la Cape2Rio, una regata transoceanica che parte da Città del Capo e ha come destinazione una città del Sudamerica.
Ida accetta l’invito, è il 1973. Dopo quella esperienza si mette in testa di prender parte alla OSTAR, una regata dedicata a imbarcazioni a vela con un equipaggio formato da una sola persona, che parte dalla città britannica di Plymouth e arriva a Newport negli Stati Uniti. Ida ci riuscirà nel 1976 dopo aver acquistato una barca tutta sua che chiamerà “Eva”. Sarà la prima donna italiana a portare a termine questa regata. Ci riuscirà dopo trentasette giorni di navigazione, sfidando violente tempeste e onde alte dieci metri. Da quel momento in poi Ida si occuperà di vela come giornalista seguendo tutte le edizioni dell’America’s Cup.
“Le Ragazze” è un programma e prodotto da Pesci Combattenti per Rai Cultura. La regia dello studio è di Riccardo Mastropietro, la regia delle storie è di Marcello Orlando.