Tumore della prostata: darolutamide più terapia di deprivazione androgenica migliora la sopravvivenza secondo un nuovo studio
I nuovi dati di sottogruppo dello studio di Fase III ARANOTE mostrano che darolutamide più terapia di deprivazione androgenica (ADT) ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione radiologica (rPFS) nei pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico (mHSPC) ad alto e basso volume del 40% e del 70% rispettivamente, rispetto a placebo più ADT. I risultati completi sono stati presentati ad ASCO GU Congress 2025.
I risultati dello studio di Fase III ARANOTE presentati al Congresso ESMO 2024 hanno mostrato che darolutamide più ADT ha ridotto significativamente il rischio di progressione radiologica o di morte del 46% rispetto a placebo più ADT (HR 0,54; CI 95% 0,41–0,71; P<0,0001), nei pazienti con mHSPC. L’incidenza globale degli eventi avversi è risultata bassa e simile nei gruppi di trattamento e nei sottogruppi ad alto e basso volume e coerente con la popolazione globale.
Il tumore della prostata è il secondo più comune negli uomini. Solo il 30% dei pazienti con diagnosi di mHSPC sopravvive 5 anni e oltre dopo la diagnosi. La maggior parte dei pazienti con mHSPC presenta progressione al tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione (mCRPC), una malattia con sopravvivenza a lungo termine limitata.
“Nel 2024, in Italia, sono state stimate circa 40.100 nuove diagnosi, che pongono il tumore della prostata come il più frequente negli uomini nel nostro Paese – spiega Orazio Caffo, Direttore Oncologia all’Ospedale Santa Chiara di Trento -. Ogni persona colpita dalla malattia richiede un approccio terapeutico personalizzato. I benefici di darolutamide, in associazione a terapia ormonale e a chemioterapia, erano già stati evidenziati nei pazienti con tumore della prostata metastatico ormonosensibile nello studio di Fase III ARASENS.
Gli ulteriori risultati dello studio ARANOTE, presentati al Congresso ASCO GU di San Francisco, mostrano il grande valore di darolutamide associato alla sola terapia di deprivazione androgenica, indipendentemente dal volume di malattia (alto o basso che sia). La combinazione con darolutamide non solo migliora il controllo della malattia ritardandone la progressione, ma salvaguarda anche la qualità di vita con un profilo di tossicità molto limitato, aspetto fondamentale per i pazienti colpiti dalla neoplasia in fase metastatica. Ci auguriamo che l’approvazione regolatoria della combinazione di darolutamide associata alla sola terapia di deprivazione androgenica sia rapida, in modo da poter avere a disposizione un’arma in più, efficace e ben tollerata”.
“I risultati più recenti dello studio ARANOTE, in aggiunta a quelli rilevati nello studio ARASENS, forniscono un’ulteriore prova della grande efficacia e del profilo consistente di sicurezza di darolutamide più ADT nel tumore della prostata ormonosensibile metastatico ad alto e basso volume, sia con docetaxel che senza”, afferma Fred Saad, Professore e Presidente Surgery and Director of Genitourinary Oncology all’University of Montreal Hospital Center (CHUM), e investigatore principale dello studio ARANOTE. “Questi dati importanti rafforzano il potenziale di darolutamide come opzione terapeutica fondamentale per i clinici, offrendo, una volta approvato, la flessibilità nel personalizzare le cure con o senza chemioterapia, affrontando le diverse esigenze dei pazienti con tumore della prostata”.
“In Bayer, la nostra missione è focalizzata sulla trasformazione della cura del tumore della prostata e sul miglioramento dei risultati dei pazienti in tutti gli stadi della malattia. Le evidenze sempre più corpose di darolutamide sottolineano il suo significativo potenziale nel rispondere alle diverse esigenze dei pazienti affetti da tumore della prostata”, dichiara Christine Roth, Vicepresidente Esecutivo, Global Product Strategy and Commercialization e Membro del Pharmaceuticals Leadership Team di Bayer. “Questo comprende non solo il miglioramento della sopravvivenza e il significativo rallentamento della progressione della malattia, ma anche la sicurezza che i pazienti possano continuare le attività di tutti i giorni con una minima interferenza di altri farmaci”.
Nello studio ARANOTE, i pazienti con mHSPC sono stati randomizzati 2:1 a ricevere darolutamide più ADT rispetto a placebo più ADT. La malattia ad alto volume è stata definita dalla presenza di metastasi viscerali e/o ≥4 metastasi ossee con ≥1 oltre la colonna vertebrale/il bacino, come stabilito dai criteri CHAARTED. Dei 669 pazienti inclusi nell’intero set di analisi, 472 (71%) presentavano malattia ad alto volume e 197 (29%) a basso volume.
L’analisi di sottogruppo ha mostrato che, nel sottogruppo a basso volume, darolutamide più ADT ha ridotto il rischio di progressione radiologica o di morte del 70% (rapporto di rischio [HR]=0,30; CI 95%: 0,15–0,60) con la rPFS mediana non raggiunta, rispetto a placebo più ADT. Nel sottogruppo ad alto volume, darolutamide più ADT ha ridotto il rischio di progressione radiologica o di morte del 40% (HR=0,60; CI 95%: 0,44–0,80) con una rPFS mediana di 30,2 mesi con darolutamide rispetto a 19,2 mesi con placebo. Relativamente agli endpoint secondari, darolutamide ha rallentato il tempo alla mCRPC (HV: HR 0,46; CI 95%: 0,36–0,60; LV: HR 0,21; CI 95%: 0,12–0,37) e il tempo alla progressione dell’antigene prostatico specifico (PSA) (HV: HR 0,34; CI 95%: 0,25–0,46; LV: HR 0,19; CI 95%: 0,10–0,37) e un’alta percentuale ha raggiunto un PSA <0.2 ng/mL con darolutamide vs placebo (HV: 54,6% vs 15,5%; LV: 82,6% vs 25,4%) nei sottogruppi ad alto e basso volume. Gli eventi avversi legati al trattamento sono risultati bassi e simili nei sottogruppi ad alto e basso volume, coerenti con la popolazione globale.
Altri dati presentati ad ASCO GU 2025 comprendono un’analisi di sottogruppo per età dello studio di Fase III ARASENS e un’ulteriore analisi dei dati real-world, sia nei pazienti con mHSPC con risposta positiva a darolutamide in combinazione con ADT che con docetaxel per i principali endpoint clinici rilevanti.
I dati dell’analisi di sottogruppo di ARASENS di 1.305 pazienti con età tra 41 e 89 anni hanno mostrato che i pazienti con mHSPC hanno beneficiato di darolutamide in combinazione con ADT e docetaxel, indipendentemente dall’età (<75 anni e ≥75 anni). Miglioramenti consistenti sono stati osservati nella sopravvivenza globale (OS), nel tempo allo sviluppo di CRPC e nel tempo all’inizio della terapia successiva. Darolutamide è stato ben tollerato in entrambi i sottogruppi di età, con incidenze simili di eventi avversi derivati dal trattamento rispetto a placebo.
Inoltre, un’analisi retrospettiva di coorte della triplice terapia con inibitori della via del recettore degli androgeni ha riscontrato che la terapia con darolutamide in combinazione con ADT e docetaxel ha portato a una minore probabilità di interruzione del trattamento, di progressione a mCRPC e ad un maggior numero di pazienti con risposta PSA rispetto ad abiraterone più ADT più docetaxel.
Darolutamide è già approvato nell’mHSPC, in combinazione con ADT e docetaxel, in più di 80 Paesi nel mondo. La molecola è approvata anche in combinazione con ADT per il trattamento dei pazienti con tumore della prostata non metastatico resistente alla castrazione (nmCRPC) che presentano un rischio elevato di sviluppo della malattia metastatica in oltre 80 Paesi nel modo. Sono in corso richieste di approvazione per una terza indicazione di darolutamide, in combinazione con ADT, senza l’aggiunta di docetaxel, per il trattamento dei pazienti con mHSPC.
Darolutamide è sviluppato congiuntamente da Bayer e Orion Corporation, un’azienda farmaceutica finlandese che opera a livello globale.
Lo studio ARANOTE
ARANOTE è uno studio randomizzato di Fase III, in doppio cieco, controllato con placebo, disegnato per stabilire l’efficacia e la sicurezza di darolutamide più ADT nei pazienti con mHSPC. 669 pazienti sono stati randomizzati a ricevere 600mg di darolutamide due volte al giorno o corrispondente placebo in aggiunta a ADT.
L’endpoint primario dello studio è la sopravvivenza libera da progressione radiologica (rPFS), misurata come tempo dalla randomizzazione alla data della prima progressione di malattia documentata radiologicamente o a morte per tutte le cause, a seconda di quale si verifichi per primo. Gli endpoint secondari comprendono la sopravvivenza globale (tempo alla morte per tutte le cause), tempo al primo evento di resistenza alla castrazione, tempo all’inizio di una successiva terapia anticancro, tempo alla progressione dell’antigene prostatico specifico (PSA), tassi non rilevabili di PSA, tempo alla progressione del dolore e parametri di sicurezza.
I risultati dello studio di Fase III ARANOTE presentati ad ESMO 2024 hanno mostrato che darolutamide più ADT ha ridotto significativamente il rischio di progressione radiologica o di morte del 46% rispetto a placebo più ADT (HR 0,54; CI 95% 0,41–0,71; P<0,0001), nei pazienti con mHSPC. Benefici consistenti di sopravvivenza libera da progressione radiologica (rPFS) sono stati osservati nei sottogruppi predefiniti, tra cui i pazienti con mHSPC ad alto e basso volume. Gli eventi avversi derivanti dal trattamento (TEAEs) sono risultati bassi e simili nei gruppi di trattamento e l’analisi di sicurezza ha riconfermato il profilo di tollerabilità consolidato di darolutamide osservato negli studi ARAMIS e ARASENS.
Darolutamide
Darolutamide è un inibitore orale del recettore degli androgeni (ARi) con una struttura chimica peculiare che lega il recettore degli androgeni con un’elevata affinità e mostra una forte attività antagonista, inibendo quindi la funzione del recettore e la crescita delle cellule tumorali prostatiche minimizzando gli effetti collaterali. Darolutamide riduce inoltre il rischio di interazione con altri farmaci. Il basso potenziale di penetrazione della barriera ematoencefalica di darolutamide è supportato dai modelli preclinici e dai dati di neuroimaging in adulti sani.
E’ in corso un consistente programma di sviluppo clinico per la valutazione di darolutamide nei vari stadi del tumore della prostata. Il programma comprende lo studio di Fase III ARASTEP che analizza darolutamide più ADT rispetto alla sola ADT nel tumore della prostata ormonosensibile ad alto rischio di recidiva biochimica (BCR) senza evidenze di malattia metastatica con imaging tradizionale e un risultato PSMA PET/CT positivo al basale. Darolutamide viene anche analizzato nello studio collaborativo di FASE III DASL-HiCaP (ANZUP1801) condotto dall’Australian and New Zealand Urogenital and Prostate Cancer Trials Group (ANZUP). Lo studio valuta darolutamide come trattamento adiuvante nel tumore della prostata localizzato a rischio molto alto di recidiva.
Il tumore della prostata metastatico ormonosensibile
Il tumore della prostata è il secondo tumore più comune negli uomini e la quinta causa più comune di morte per cancro negli uomini a livello globale. Si stima che, nel 2022, nel mondo, 1,5 milioni di uomini abbiano ricevuto una diagnosi di tumore della prostata e circa 397.000 siano deceduti a causa di questa patologia. Si prevede che le diagnosi di tumore della prostata aumenteranno a 2,9 milioni nel 2040.
Al momento della diagnosi la maggior parte degli uomini presenta un tumore localizzato, il che significa che la neoplasia è limitata alla ghiandola prostatica e può essere trattata con la chirurgia curativa o la radioterapia. mHSPC è lo stadio in cui la malattia si diffonde al di fuori della prostata ad altre parti del corpo. Fino al 10% degli uomini presenta mHSCP alla diagnosi. Solo il 30% dei pazienti con diagnosi di mHSPC sopravvive a cinque anni o oltre dalla diagnosi. La maggior parte dei pazienti con mHSPC progredisce sviluppando un tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione (mCRPC), una condizione di malattia con sopravvivenza a lungo termine limitata.
Per i pazienti con mHSPC, la ADT rappresenta il trattamento fondamentale, spesso in combinazione con chemioterapia con docetaxel e/o un inibitore del recettore degli androgeni (ARi).