Nel romanzo di Giuseppe Bagni “Storie di un artigiano”, disponibile in libreria e online, la trasformazione della vita in provincia
La trasformazione della vita in provincia, con l’avvento di cellulari e tecnologia, centri commerciali e nuovi stili di vita, è al centro del romanzo dello scrittore fiorentino Giuseppe Bagni intitolato Storia di un artigiano (pp. 156, euro 12). Ispirato da una vicenda reale, il testo è pubblicato da Noripios all’interno della collana «Narrativa Italiana» diretta da Caterina Ceccuti.
Perché il protagonista Amilcare, a lungo proprietario di una fabbrica di ceramica, passati i sessant’anni si è ritirato a vivere in una casa di riposo, lontano da tutto e da tutti? Da quando, nel suo paese, gli unici suoni erano le sirene del suo stabilimento e le campane della chiesa, quasi tutto è cambiato. C’è stata la Grande Crisi, l’artigianato è andato a scomparire, le difficoltà con il credito. Ma c’è di più: “il Paese stesso che diventa uno schifo, una periferia senz’anima, con piazze diventate parcheggi, gente dozzinale, chiusa nei propri appartamenti a bersi le verità della televisione oppure con l’orecchio incollato ai telefonini”, racconta in uno sfogo, senza risparmiare una politica miope e distante dai bisogni reali della gente.
Il simbolo di tutto: il bar di un supermercato, divenuto principale centro di aggregazione per i ragazzi a scapito della scuola, della biblioteca o del campo sportivo. Ma un giorno Amilcare inizia a tenere un corso serale di disegno, nello stesso istituto frequentato da Giacomo, ragazzo sveglio ma chiuso in se stesso e privo di amici, anche a causa di una forma di epilessia che gli provoca crisi frequenti. Tra i due, che si conoscono per caso, s’instaurerà ben presto un legame di affetto profondo, una sorta di ponte fra generazioni che riuscirà a donare a entrambi rinnovata fiducia nell’umanità.
Bagni, insegnante, è stato presidente nazionale del Cidi – Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti. Per Storia di un artigiano si è ispirato alla figura del padre, imprenditore della ceramica dagli anni Sessanta fino ai primi Novanta che, alle porte di Firenze, guidò con passione un’azienda con oltre cento dipendenti.