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Fondazione Roche e Associazione Avvocato di Strada uniscono le forze per i senzatetto

Entro il 2030 basta senzatetto nell’UE

Fondazione Roche a fianco di Avvocato di Strada per il riconoscimento dell’assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora in Italia

L’eguaglianza nel diritto alla salute e quanto debba essere ancora fatto per garantirne una piena realizzazione hanno spinto Fondazione Roche e Associazione Avvocato di Strada ad organizzare di recente a Milano la tavola rotonda «Avrò cura di te: l’assistenza sanitaria per persone senza dimora in Italia».

Il fine dell’incontro è stato creare un momento di confronto tra i vari interlocutori del sistema sulla legge n. 176/2024, finalizzata a riconoscere progressivamente il diritto all’assistenza sanitaria alle persone senza dimora prive della residenza anagrafica (sul territorio nazionale o all’estero) e soggiornanti regolarmente in Italia, la cui recente approvazione – dopo un’attesa durata quindici anni – rappresenta un primo passo per colmare una disuguaglianza che andava a discapito di una categoria di cittadini già, di per sé, socialmente emarginati. L’evento è stato anche l’occasione per avviare un dialogo sulla migliore attuazione della legge, alimentare la collaborazione tra i vari attori coinvolti e condividere esperienze che possono dare spunti per i prossimi passi.

In Italia, quando una persona per qualsiasi circostanza finisce a vivere in strada, perde la residenza e, se non si attiva seguendo complicate e spesso arbitrarie procedure amministrative, viene cancellata dall’anagrafe del comune, perdendo così una serie di diritti, tra cui il diritto alla salute. In base alla legislazione vigente, infatti, condizione essenziale per l’utenza dei servizi ASL è la residenza nello stesso territorio dell’azienda sanitaria, che consente, tra le altre cose, la scelta del c.d. medico di base (medico di medicina generale o pediatra di libera scelta).

Chi è senza tetto e dunque senza residenza per curarsi può ricorrere solo al pronto soccorso il cui costo stimato mediamente, per singolo intervento, è quasi triplo ed in alcuni casi anche quadruplo rispetto al costo annuale di un medico di medicina generale per ogni paziente (il costo di un intervento singolo al pronto soccorso è stimato in 250 euro contro gli 80 euro del costo annuale di un medico di base).

È questo il contesto in cui si inserisce la battaglia quindicennale di associazioni come Avvocato di Strada che insieme al deputato Marco Furfaro sono riusciti a raggiungere un importante traguardo con l’approvazione, il 6 novembre 2024, all’unanimità da parte del Parlamento italiano della legge 176 che ha istituito un fondo, con una dotazione di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, per il finanziamento di un programma sperimentale mirato a consentire alle persone senza fissa dimore l’iscrizione nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, la scelta del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta, nonché l’accesso alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza (LEA).

In questa prima fase la legge si applica nelle sole città metropolitane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia) e non include i cittadini stranieri senza permesso di soggiorno.

Tra l’altro il Parlamento agisce in un quadro istituzionale che sul tema aveva già fatto passi in avanti, partendo dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale che, pur riconoscendo il diritto alle prestazioni sanitarie come “finanziariamente condizionato”, ha precisato che le esigenze della finanza pubblica non possono comprimere il nucleo irriducibile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana, soprattutto per persone in condizioni economiche disagiate1. A livello regionale, inoltre, in Emilia-Romagna, Puglia, Calabria, Marche, Abruzzo e Liguria è già stato garantito un medico di base alle persone senza dimora attraverso una legge regionale e con fondi regionali. In diverse altre regioni, tra cui Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, si stanno approvando leggi simili.

Pur essendo la povertà assoluta una condizione sempre più diffusa e vigendo nel nostro ordinamento diritto-dovere di iscrizione all’anagrafe di tutte le persone stabilmente presenti sul territorio nazionale, la conoscenza del mondo dei senza dimora presenta diverse problematiche trattandosi di un fenomeno mutevole nel tempo e coinvolgendo persone che vivono ai margini della società, dal punto di vista relazionale e comunicativo.

Facendo riferimento unicamente alle persone che pur senza dimora hanno provveduto a farsi iscrivere alle anagrafi comunali seguendo una procedura che consente di stabilire la residenza nel luogo del proprio domicilio ovvero di fissare la residenza in una via fittizia territorialmente non esistente ma equivalente in valore giuridico, gli ultimi dati ISTAT2 rivelano che all’interno di questa categoria figurano complessivamente 96.197 persone in maggioranza uomini, di cui il 62% cittadini italiani.

Le persone senza tetto e senza fissa dimora censite risultano iscritte all’anagrafe di 2.198 comuni italiani, e si concentrano per il 50% in 6 comuni a più alta intensità: Roma (23%), Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%).

Questi ultimi dati, però, si riferiscono solo alle persone senza dimora censite – ovvero che si sono rivolte alle anagrafi comunali per farsi iscrivere – che sono, come si può immaginare, la minoranza. Tuttavia, la stessa rilevazione identifica, per la prima volta e con maggior dettaglio, le convivenze anagrafiche e le cosiddette “popolazioni speciali”, costituite da persone senza tetto, senza dimora e da coloro che vivono nei campi attrezzati e negli insediamenti tollerati o spontanei. Un aggregato, secondo i dati ISTAT, di oltre 500.000 persone.

All’evento sono intervenuti: On. Marco Furfaro (PD); Antonio Mumolo, Presidente Associazione Avvocato di strada Onlus; Filippo Anelli, Presidente Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri); Carlo Costantini, Direttore Sanitario Poliambulatorio Opera San Francesco per i Poveri; Mario Carli, medico di medicina generale e volontario Fondazione Culturale San Fedele; Agostina Stano, coordinatrice della sede di Milano di Avvocato di Strada Onlus; Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale Cittadinanzattiva APS; Carlo Borghetti, Consiglio regionale Lombardia; Elena Mazzoni, Assessora all’Agenda digitale, Legalità, Contrasto alle povertà Regione Emilia Romagna; Lamberto Bertolè, Assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano; Mariapia Garavaglia, Presidente Fondazione Roche.

Fondazione Roche nasce in occasione della celebrazione dei 120 anni di Roche Italia come ulteriore testimonianza dell’impegno a fianco degli italiani nell’ambito più delicato della vita di tutti noi: la salute. La Fondazione, espressione diretta delle due divisioni del Gruppo Roche (Roche S.p.A. e Roche Diagnostics S.p.A.) che investono costantemente nella ricerca scientifica e collaborano con le istituzioni per realizzare iniziative a sostegno del Paese e del territorio in cui operano, ha lo scopo di rafforzare questo impegno attraverso una voce capace di garantire indipendenza, focus e continuità di azione. In questa prospettiva, la Fondazione intende sviluppare iniziative che pongano sempre il paziente e le sue necessità al centro, per portare alla luce sia le risposte che il Sistema Sanitario Nazionale (Ssn) e l’ordinamento giuridico possono dare ai suoi bisogni di diagnosi, cura, assistenza e attenzione, sia le limitazioni che possono subire i diritti del cittadino in una condizione di fragilità e disabilità.

Associazione Avvocato di strada Onlus è un’organizzazione di volontariato nata a Bologna nel febbraio 2007 su proposta di un gruppo di avvocati che già dal 2001 tutelavano gratuitamente le persone senza dimora di molte città italiane affrontando quotidianamente casi di esclusione e difficoltà burocratiche che impediscono l’accesso ai servizi essenziali. L’obiettivo dell’Associazione è la difesa dei diritti delle persone senza dimora che spesso non riescono ad uscire dalla situazione di precarietà in cui si trovano proprio per la mancanza di un supporto giuridico qualificato ed organizzato.

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