Il rischio di eventi cardiovascolari in pazienti con BPCO che hanno sperimentato una riacutizzazione di malattia rimane elevato per più di un anno
Stando ai risultati di uno studio pubblicato su American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, il rischio di eventi cardiovascolari in pazienti con BPCO che hanno sperimentato una riacutizzazione di malattia non solo è più elevato nelle 2 settimane successive ma rimane elevato per più di un anno. Ciò suffraga osservazioni precedenti di letteratura, secondo le quali gli approcci di intervento dopo la riacutizzazione dovrebbero includere la gestione del rischio cardiopolmonare per ridurre il rischio di BPCO e di eventi cardiovascolari a breve e lungo termine.
Razionale e obiettivi dello studio
Da tempo è nota l’esistenza di una relazione tra riacutizzazioni di BPCO e gli eventi cardiovascolari, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. I dati a supporto di questa relazione, tuttavia, provengono prevalentemente da analisi post-hoc di trial clinici che non avevano differenziato i pazienti in base alla gravità delle riacutizzazione, includevano l’evento fatale nell’outcome cardiovascolare o non avevano una potenza statistica sufficiente per esplorare temporalmente i singoli outcome CV.
Di qui il nuovo studio, che si è proposto di esplorare le relazioni temporali tra gli eventi di riacutizzazioni moderati e gravi e gli eventi cardiovascolari ospedalizzati non fatali in una coorte di pazienti con BPCO provenienti dalla medicina primaria.
Disegno dello studio e risultati principali
Attingendo ai dati del database di cure primarie Clinical Practice Research Datalink Aurum del Regno Unito, i ricercatori hanno valutato 213.466 pazienti con BPCO in Inghilterra tra il 2014 e il 2020, per scoprire come cambia il rischio incidenza di eventi cardiovascolari non fatali ospedalizzati in base al tempo trascorso dall’evento di riacutizzazione di BPCO e alla gravità della riacutizzazione.
Le condizioni che rientravano negli eventi cardiovascolari considerate comprendevano la sindrome coronarica acuta, l’aritmia, l’insufficienza cardiaca, l’ictus ischemico e l’ipertensione polmonare. Sul totale dei pazienti considerati, 146.448 di questi erano andati incontro a riacutizzazione di malattia, mentre un numero maggiore di pazienti ha sperimentato per la prima volta riacutizzazioni moderate rispetto a quelle severe (119.124 contro 27.324).
Passando ai risultati, per quanto riguarda gli eventi cardiovascolari durante un periodo di follow-up mediano di 2,4 anni, i ricercatori hanno osservato 40.773 eventi. L’evento cardiovascolare più comune è stato l’aritmia (49,3%), seguito dall’insufficienza cardiaca (31,1%), dalla sindrome coronarica acuta (10,1%), dall’ictus ischemico (5,88%) e dall’ipertensione polmonare (3,66%).
Rispetto al gruppo di pazienti senza riacutizzazioni, il tasso di incidenza grezzo di eventi cardiovascolari per 100 persone-anno è stato maggiore nel gruppo con riacutizzazioni (8,79 contro 3,66).
Inoltre, all’interno del gruppo che era andato incontro a riacutizzazione di BPCO, i ricercatori hanno documentato un tasso di incidenza più elevato nel gruppo con riacutizzazioni severe rispetto a quelle moderate (15,7 contro 7,79 per 100 persone-anno).
Considerando tutte le riacutizzazioni di BPCO, il rischio di eventi cardiovascolari non fatali era maggiore già da 1 a 14 giorni dopo l’episodio di riacutizzazione (HR aggiustato = 3,19; IC95%: 2,71-3,76), con i rischi più elevati per tre specifici eventi cardiovascolari: insufficienza cardiaca (HR aggiustato = 2,87; IC95%: 2,36-3,5), aritmie (HR aggiustato = 2,86; IC95%: 2,36-3,47) e ipertensione polmonare (HR aggiustato = 2,85; IC95%:, 1,57-5,17). Con il passare del tempo, il rischio è diminuito ma è rimasto elevato anche dopo un anno (HR aggiustato = 1,84; IC95%: 1,78-1,91).
Il periodo con il rischio maggiore di eventi cardiovascolari non fatali differiva in base alla gravità dell’esacerbazione. Per le esacerbazioni severe, i pazienti hanno affrontato il rischio più elevato tra 1 e 14 giorni dopo l’esacerbazione (HR aggiustato = 14,5; IC95%: 12,2-17,3). In particolare, i ricercatori hanno riscontrato rischi elevati per aritmia (HR aggiustato = 12,7; IC 95%: 10,3-15,7) e insufficienza cardiaca (HR aggiustato = 8,31; IC95%: 6,79-10,2) nel periodo compreso tra 1 e 14 giorni dopo una riacutizzazione grave.
Al contrario, i pazienti che avevano sperimentato una riacutizzazione moderata hanno affrontato il rischio più elevato di eventi cardiovascolari tra 14 e 30 giorni dopo l’evento di riacutizzazione (HR aggiustato = 1,94; IC95%:1,63-2,31).
In modo analogo, dall’analisi che considerava tutti gli eventi di riacutizzazione è emerso che il rischio di eventi cardiovascolari dopo riacutizzazioni sia moderate che severe è diminuito dopo un anno, pur rimanendo comunque elevato (riacutizzazioni moderate, HR aggiustato = 1,74; IC95%, 1,67-1,8; severe, HR aggiustato = 2,71; IC95%, 2,59-2,86).
Implicazioni dello studio
Nel complesso, lo studio ha dimostrato che gli eventi cardiovascolari dopo riacutizzazioni moderate di BPCO si verificano leggermente più tardi rispetto a quelli rilevato dopo eventi di riacutizzazione gravi; i tassi relativi più elevati rimangono tali fino ad oltre un anno, indipendentemente dalla gravità.
Da ciò ne consegue che il periodo immediatamente successivo ad un episodio di riacutizzazione rappresenta un momento critico per l’intervento clinico e l’ottimizzazione del trattamento per prevenire futuri eventi cardiovascolari.
Scrivono a questo proposito i ricercatori: “In ragione dell’osservazione di valori di Hazard ratio sostenuti fino ad oltre un anno dopo un evento di riacutizzazione, indipendentemente dalla gravità dell’episodio, la salute cardiovascolare a lungo termine dovrebbe essere prioritaria oltre alla riduzione degli eventi di riacutizzazione e all’ottimizzazione della gestione della BPCO. Se possiamo effettuare uno screening proattivo dello stato cardiaco (ad esempio, utilizzando l’ecocardiografia) nei pazienti con BPCO, forse possiamo trattare e o prevenire eventi futuri”.
“Vale la pena di prendere in considerazione la possibilità di effettuare uno screening di routine per i pazienti con una storia di esacerbazione documentata nella cartella clinica del medico di famiglia, anche se la riacutizzazione si è verificata più di un anno prima – aggiungono -. Infine, last but not least, bisognerebbe intervenire subito sulle aritmie subito dopo un evento di riacutizzazione polmonare”.
Bibliografia
Graul EL et al. Temporal Risk of Nonfatal Cardiovascular Events After Chronic Obstructive Pulmonary Disease Exacerbation: A Population-based Study. Am J Respir Crit Care Med. 2024 Apr 15;209(8):960-972. doi: 10.1164/rccm.202307-1122OC. PMID: 38127850; PMCID: PMC11531205.
Leggi