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“Le lune di Giove” è il nuovo singolo di Tommaso Imperiali

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Fuori il nuovo singolo di Tommaso Imperiali, intitolato “Le Lune di Giove”. Il pezzo è una ballad che esplora la fragilità dei legami umani

“Le Lune di Giove”, il nuovo singolo di Tommaso Imperiali, è una ballad che esplora la delicatezza di un rapporto che tenta di resistere, anche quando tutto intorno sembra crollare.

Il brano si apre con un’immagine minimalista, sia nel testo che nell’arrangiamento: due persone in attesa dell’ennesimo viaggio disperato (stesi ad aspettare/un treno regionale/che non cambierà le nostre vite), mentre si interrogano: “Ne vale ancora la pena?”.

La risposta arriva nel maestoso special che chiude la canzone, con una riflessione dal sapore universale: come le lune di Giove che si scaldano a vicenda per sopravvivere, così anche gli esseri umani sembrano trovare la forza solo restando vicini, continuando a viaggiare insieme, anche a costo di illudersi e soffrire.

In questa ballata intrisa di malinconia e speranza, Imperiali racconta la dolcezza di chi, di fronte alla rassegnazione, si aggrappa per un ultimo lungo istante alle illusioni condivise, cercando bellezza persino nel dolore e nell’addio (Come le lune di Giove, a volte ci allontaniamo/tanto era solo apparenza/però che belli eravamo).

Il brano è stato arrangiato, registrato e mixato agli Alari Park Studios di Cernusco sul Naviglio (MI) da Lorenzo Cazzaniga, storico produttore di Imperiali dal 2022. Alla batteria figura il celebre musicista internazionale Elio Rivagli.

A un anno dall’uscita dell’album d’esordio del cantautore comasco “Meccanismi di difesa”, “Le Lune di Giove” ne conferma ed esalta la formula, fondendo cantautorato classico e sonorità da rock band in tre minuti di emozioni in costante crescendo.

Spiega l’artista a proposito del brano: “Il brano nasce da un articolo in cui mi sono imbattuto che titolava ‘Le lune di Giove potrebbero scaldarsi a vicenda’ e ho pensato subito che si trattasse di un’immagine potentissima. Il fatto poi che, probabilmente, si tratti semplicemente di una nostra proiezione ‘umana’ nei confronti di fenomeno naturale, rende il tutto – nella sua consapevole ingenuità – ancora più poetico.

Non so se si possa definire una canzone d’amore in senso stretto. Il mio chitarrista, per esempio, al primo ascolto, ha dato per scontato che parlasse di un rapporto un padre e figlio, e devo ammettere riascoltandola in quest’ottica suona benissimo. Per quanto riguarda le sonorità, i riferimenti, come sempre, li hanno trovati soprattutto gli altri a posteriori. Sicuramente c’è il cantautorato che amo e che ascolto, da quello di Fossati e Bennato a quello più recente di Brunori e Corsi. In fase di scrittura però i riferimenti erano soprattutto artisti stranieri come Glen Hansard o Zach Bryan. Adesso non vedo l’ora di suonarlo live con la band. Vi anticipo solo che dal vivo inizia con un solo di sax.”

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