Al Museo Fortuny di Venezia prosegue “Sincronie” di Sergio Monari


La Fondazione Musei Civici di Venezia presenta Sincronie, una mostra dello scultore Sergio Monari al Museo Fortuny, fino al 5 maggio

sergio monari

La Fondazione Musei Civici di Venezia presenta Sincronie, una mostra dello scultore Sergio Monari al Museo Fortuny, fino al 5 maggio. Dopo la partecipazione alla Biennale del 2011, l’artista torna in città con una personale il cui percorso esplora la sua particolare sensibilità per la materia e la tridimensionalità, la sua profonda conoscenza dell’antichità classica così come la sua straordinaria capacità di attualizzare temi universali, che trovano in questa città, e in particolare a Palazzo Fortuny, una risonanza particolare. Nuove sculture come Dispensa sortiVivida sorte e Radioso oltraggio  insieme a opere storiche, esposte al piano terra del palazzo, si pongono come riletture critiche della società contemporanea, prendendo come modello quella classica.

Monari mette in discussione l’importanza del mito nella costruzione delle istituzioni sociali, senza svilirlo in sé bensì, al contrario, attaccando l’incapacità della società contemporanea di riconoscerne la portata. La poesia, l’amore, la gloria, la guerra, il destino, il tempo, la vanità, la morte prendono forma in una sorta di romanzo antico, eppure sempre nuovo, attraverso un allestimento che si dispiega, opera dopo opera, su capitoli modellati in forma di umane sembianze, pulsioni, aspirazioni, dubbi e timori, spiega Niccolò Lucarelli, curatore della mostra. Una commedia umana fatta di statue che però sono vive nella loro forza narrativa, personaggi eternati nella tridimensionalità del bronzo.

Tramite di questa narrazione il piano terra del Museo Fortuny si tramuta in un palcoscenico teatrale che spazia fra le epoche in virtù di una scultura fatta di sguardi e parole, che si intuiscono pungenti e provocatori, appassionati e poetici insieme, una scultura che possiede una carica narrativa capace di accendere il dramma davanti allo sguardo dell’osservatore. Pur nella loro conflittualità, le sculture di Monari rivelano l’urgenza di un recupero della dimensione spirituale, e in virtù di ciò si offrono all’osservatore come tante fugaci ierofanie, labili rivelazioni di quella sacralità che un tempo apparteneva all’individuo.

La presenza di Monari a Palazzo Fortuny, dunque, sottolinea l’esigenza di rafforzare e attualizzare il dialogo con quella cultura greco-romana che è la radice fondante della nostra società. Attraverso la sua opera se ne può riscoprire la modernità, così come avvenne per Mariano Fortuny che, con i suoi iconici abiti e i motivi decorativi delle sue stoffe stampate, tradusse valori e simboli dell’antichità classica in un linguaggio contemporaneo e atemporale sottolinea Chiara Squarcina, curatrice della mostra e Direttrice Scientifica della Fondazione.

Accompagna l’esposizione un raffinato catalogo, realizzato da Danilo Montanari Editore, con testi di Fred Licht (postumo), Niccolò Lucarelli e una poesia di Gian Ruggero Manzoni. Ciascuna copia è essa stessa un’opera. L’artista, intervenendo manualmente su ogni singola copertina con una decorazione in foglia d’oro, ha reso ogni volume un pezzo unico e irripetibile.