Belzutifan approvato in UE per tumori associati alla malattia di von Hippel-Lindau


Tumori associati alla malattia di von Hippel-Lindau e carcinoma renale: belzutifan approvato nell’Unione Europea

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La Commissione Europea ha concesso l’approvazione condizionata a Welireg (belzutifan), inibitore orale del fattore inducibile dall’ipossia-2 alfa (HIF-2α), sviluppato da MSD. Il farmaco sarà disponibile in monoterapia per due indicazioni specifiche: il trattamento di pazienti adulti con malattia di von Hippel-Lindau (VHL) e tumori associati non operabili, e per il carcinoma a cellule chiare avanzato (RCC) già trattato con almeno due terapie mirate al fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) e un inibitore di PD-1 o PD-L1.

L’approvazione si basa sui dati positivi degli studi clinici LITESPARK-004 e LITESPARK-005 e segue la raccomandazione del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (Chmp) rilasciata a dicembre 2024.

Il meccanismo d’azione di belzutifan
Belzutifan agisce bloccando l’attività del fattore HIF-2α, una proteina coinvolta nella regolazione della risposta cellulare all’ipossia. Nei tumori associati alla malattia di von Hippel-Lindau e nel carcinoma renale a cellule chiare, l’attivazione anomala di HIF-2α favorisce la proliferazione tumorale e la resistenza terapeutica. L’inibizione di questa via porta alla riduzione della crescita tumorale e all’incremento della risposta alle terapie oncologiche esistenti.

Dati clinici e efficacia del trattamento
L’approvazione di belzutifan per i pazienti con tumori VHL si basa sui risultati dello studio LITESPARK-004. In questa sperimentazione, su 61 pazienti con carcinoma a cellule renali associato alla VHL, il tasso di risposta obiettiva (ORR) è stato del 49%, con una durata mediana della risposta non ancora raggiunta e risposte in corso fino a 22 mesi. Risultati simili sono stati osservati nei pazienti con emangioblastomi del sistema nervoso centrale (ORR 63%) e tumori neuroendocrini pancreatici (ORR 83%).

Per i pazienti con carcinoma renale avanzato già trattato con terapie precedenti, lo studio LITESPARK-005 ha dimostrato che belzutifan riduce il rischio di progressione o morte del 25% rispetto a everolimus. Il tasso di risposta obiettiva è stato del 22% con belzutifan contro il 4% con everolimus, con un miglioramento significativo nella gestione della malattia.

Sicurezza e considerazioni cliniche
L’uso di belzutifan è associato a effetti collaterali che richiedono monitoraggio clinico. Gli eventi avversi più comuni includono anemia (93% nei pazienti con VHL e 88% nei pazienti con RCC avanzato), affaticamento, aumento della creatinina e ipossia. In alcuni casi, l’ipossia ha richiesto l’uso di ossigenoterapia e sospensione temporanea del trattamento. Inoltre, il farmaco può interagire con substrati del CYP3A4 e inibitori di UGT2B17 o CYP2C19, rendendo necessarie precauzioni nella gestione terapeutica.

L’approvazione condizionata di belzutifan nella UE sarà soggetta a rinnovi annuali, in attesa di ulteriori dati dagli studi in corso. La disponibilità commerciale nei diversi Paesi dipenderà dalle procedure di rimborso nazionali.