I Tragic Carpet Ride debuttano con l’EP “Specchio riflesso”


Quattro canzoni “tragic”: esce “Specchio riflesso” dei Tragic Carpet Ride, il debutto della prima band che lascia il segno nel 2025

tragic carpet ride

Vibes apertamente psichedeliche. Un mood spesso tra il dolce e il morbido, ma con energia. Malinconia in dosi ragionevoli. E soprattutto quattro canzoni “tragic”: esce “Specchio riflesso” dei Tragic Carpet Ride, il debutto della prima band che lascia il segno nel 2025.

Tragic Carpet Ride è un progetto nato a Torino, curato da Filippo Zimarro insieme a Francesco Cornaglia e Alessandro Osella. Il trio combina sonorità psichedeliche e alternative rock con influenze pop anni ’70 e testi in italiano.

Le quattro canzoni che compongono l’EP, “Non è la stessa cosa”, “Buio”, “Quei brutti pensieri”, “Cinema”, sono un pacchetto completo perché offrono già squarci particolarmente interessanti delle sonorità del gruppo. Ma sono anche un antipasto di una band in divenire e con un futuro molto stimolante.

La band nasce molto di recente, ed è Filippo Zimarro a spiegarci come:

Tragic Carpet Ride nasce come una specie di allineamento astrale. Tutto è iniziato quando, mentre stavo producendo brani nel mio home studio, decisi di prendere lezioni di batteria per migliorare in funzione delle registrazioni. Il mio insegnante era Francesco, che aveva appena finito di costruire il Nine Lives Studio insieme ad Alessandro. Tra casualità e necessità, ci siamo ritrovati a jammare insieme e la sintonia è stata immediata, sia a livello sonoro che di visione musicale.

Senza esitazioni, ci siamo immersi nella produzione di una ventina di brani che avevo inizialmente pianificato di registrare da solo. Lavorare insieme ci ha permesso di sperimentare ampiamente sia a livello sonoro che tecnico, consolidando la nostra intesa musicale. Tutti i brani sono stati suonati e registrati al Nine Lives Studio, con l’eccezione di alcune parti di pianoforte registrate presso Casa di Piera con l’aiuto di Tommaso Camarotto. Il mix del primo EP è stato curato da Francesco, mentre per gli altri brani ci siamo affidati a Michele Nicolino, che si è occupato anche del mastering.

I brani di questa prima fase del progetto sono stati scritti da me, mentre Francesco e Alessandro hanno contribuito con arrangiamenti e aggiustamenti. Sebbene il progetto sia nato come solista, la direzione artistica è stata, fin dall’inizio, quella di una band. Il sound che cercavo riflette l’energia e la coesione di un gruppo che suona insieme. Stiamo già lavorando a nuovi brani che prevedono una partecipazione creativa più equilibrata tra tutti i membri e una evoluzione forse più minimalista.

Le nostre influenze musicali sono estremamente variegate e questo rende il processo sempre stimolante. Tra i nostri riferimenti sicuramente ammiccano alla psichedelia e a tutto il panorama degli anni ’90: dall’alt-rock allo shoegaze, dal grunge al garage. Non mancano però ispirazioni più personali, come la musica francese, il punk o la disco, anche se i Beatles rimangono sempre il nostro terreno comune. 

La scelta di scrivere in italiano deriva da una necessità di esprimersi attraverso una certa coerenza emotiva. Fellini in un’intervista disse che scelse di non ambientare le sue storie all’estero per il semplice fatto che non conosceva quei luoghi e la gente che li abitava. Allo stesso modo, scrivere in una lingua diversa dall’italiano mi sembrerebbe una forzatura, una copia sbiadita di una vita che non mi appartiene.

La dimensione live è il cuore del progetto. Crediamo che non ci sia niente di più potente e autentico che suonare dal vivo per trasmettere la nostra visione della musica.

Condividere emozioni complesse e trasformarle in musica penso sia una delle forme di linguaggio più sincera e libera di cui l’uomo dispone. Personalmente credo sia anche la chiave per comprendere maggiormente se stessi; nel caso ce ne fosse un’altra, sono sicuro che non avrebbe lo stesso impatto su di me”.