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Leucemia linfoblastica acuta a cellule B: blinatumomab più chemioterapia efficaci nei bimbi

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Leucemia linfoblastica a cellule B acuta: blinatumomab più chemio possibile nuovo standard di cura per i pazienti pediatrici

In molti bambini affetti da leucemia linfoblastica acuta a cellule B di nuova diagnosi, una terapia con l’anticorpo bispecifico blinatumomab aggiunto alla chemioterapia migliora la sopravvivenza libera da malattia (DFS) e può rappresentare un nuovo standard di cura. Lo dimostrano i risultati dello studio di fase 3 AALL1731 presentati in una sessione plenaria all’ultimo convegno annuale dell’American Society of Hematology (ASH), a San Diego, e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine.

I pazienti trattati con blinatumomab e la chemioterapia hanno mostrato una DFS a 3 anni superiore rispetto a quelli trattati con la sola chemio, con una riduzione del rischio di recidiva complessiva del 61%.

«Il nostro studio dimostra che blinatumomab, aggiunto alla chemioterapia adattata in base al rischio, migliora significativamente la sopravvivenza libera da malattia nella maggior parte dei pazienti con leucemia linfoblastica acuta a cellule B a rischio standard secondo la classificazione del National Cancer Institute (NCI) con un rischio di ricaduta intermedio o alto», ha affermato Rachel Elizabeth Rau, del Seattle Children’s Hospital e dell’Università di Washington, presentando i risultati.

Lo studio AALL1731
Lo studio AALL1731 (NCT03914625), è un trial randomizzato, in aperto, condotto dal Children’s Oncology Group, che ha arruolato bambini di età compresa tra uno e 9 anni con una nuova diagnosi di leucemia linfoblastica acuta a cellule B a rischio standard secondo la classificazione NCI.

Tutti i partecipanti sono stati trattati con la combinazione di tre farmaci come terapia di induzione standard e successivamente assegnati a uno dei tre bracci dello studio a seconda del rischio di ricaduta: basso, intermedio e alto. I pazienti con rischio basso sono stati trattati con la sola chemioterapia standard, quelli con rischio intermedio sono stati assegnati in modo casuale al trattamento con sola chemioterapia (418 pazienti) o con la chemioterapia più blinatumomab (417 pazienti). Anche i pazienti con rischio alto sono stati assegnati in modo casuale alla sola chemio (304 pazienti) o alla chemio più blinatumomab (301 pazienti).

Blinatumomab è stato somministrato alla dose di 15 μg/m2/giorno in infusione continua in due cicli della durata di 28 giorni ciascuno.

Riduzione significativa del rischio di recidiva con blinatumomab
A un follow-up mediano di 2,5 anni, la DFS stimata a 3 anni è risultata significativamente maggiore nei pazienti trattati con il bispecifico e la chemio rispetto a quelli trattati con la sola chemio: 96% nel braccio blinatumomab-chemioterapia contro 87,9% nel braccio della sola chemio (HR 0,39; P < 0,0001).

Nel gruppo di pazienti con rischio di ricaduta intermedio, il tasso di DFS a 3 anni è risultato rispettivamente del 98% contro 90% (HR 0,33; P = 0,002), mentre nel gruppo a rischio alto è risultato rispettivamente del 94% contro 85% (HR 0,45; P = 0,01).

Infine, blinatumomab è risultato significativamente associato a un minor rischio di recidiva in tutti i pazienti considerati nel complesso (P < 0,0001), in quelli a rischio intermedio (P =0,002) e in quelli con rischio alto (P =0,002).

Nei pazienti a rischio intermedio-alto risultati simili a quelli dei pazienti con rischio più basso
Di fatto, nei pazienti a rischio intermedio-alto di ricaduta, con l’aggiunta dell’anticorpo monoclonale alla chemio si sono ottenuti tassi di DFS a 3 anni superiori al 94% risultati simili a quelli visti in precedenza solo nelle sottopopolazioni a rischio più basso.

Blinatumomab aggiunto alla chemio ha dimostrato di ridurre anche il rischio di ricadute isolate a livello del midollo (P < 0,0001), ma non di quelle a livello del sistema nervoso centrale (P = 0,85).

I benefici dell’aggiunta di blinatumomab alla chemio sono stati osservati in tutti i sottogruppi sono stati osservati in tutti i sottogruppi, ha specificato la Rau.

Sulla base dei risultati positivi della prima analisi ad interim pre-specificata per l’efficacia, il comitato di monitoraggio sui dati e sulla sicurezza dello studio ha raccomandato l’interruzione anticipata della randomizzazione.

Blinatumomab generalmente ben tollerato
L’incidenza delle tossicità specificamente legate a blinatumomab è stata bassa, ha riferito l’autrice. L’incidenza della sindrome da rilascio di citochine (CRS) di grado ≥2 è stata del 2,9% durante il primo ciclo e 1,6% durante il secondo ciclo di somministrazione dell’anticorpo, mentre l’incidenza della CRS di grado ≥3 è stata rispettivamente dello 0,3% e 0%.

Sul fronte della tossicità neurologica, il tasso di convulsioni di grado ≥2 è stato dell’1,4% durante il primo ciclo di blinatumomab e 0,9% durante il secondo ciclo, mentre quello degli eventi convulsivi di grado ≥3 è stato rispettivamente dello 0,8% e 0,7%. L’encefalopatia di grado ≥2 o quella di grado ≥3 hanno avuto la stessa incidenza (0,2%) durante il primo ciclo di blinatumomab, mentre non sono stati osservati casi di encefalopatia di grado 2/3 o superiore durante il secondo ciclo.

Tra i pazienti con rischio intermedio, quelli trattati con blinatumomab più la chemio hanno mostrato una probabilità maggiore di sviluppare sepsi di grado ≥3 o infezioni a livello del catetere rispetto a quelli trattati con la sola chemio, mentre i tassi di infezione di grado 4/5 sono risultati simili nei due bracci.

Nuovo standard di trattamento
«Nel complesso, i nostri risultati supportano l’idea che blinatumomab aggiunto alla chemioterapia rappresenti un nuovo standard di trattamento per la maggior parte dei pazienti con leucemia linfoblastica acuta a cellule B a rischio standard secondo la classificazione NCI», ha dichiarato la Rau.

«E più in generale, con i dati che abbiamo raccolto più di recente… per i pazienti con leucemia linfoblastica acuta a cellule B di nuova diagnosi, sappiamo che l’aggiunta di blinatumomab alla chemioterapia migliora i risultati per i neonati, gli adulti e ora anche i bambini con leucemia linfoblastica acuta a cellule B a rischio standard secondo la classificazione NCI».

La Rau ha specificato che blinatumomab in aggiunta alla chemio non è stato specificatamente studiato negli adolescenti con leucemia linfoblastica acuta a cellule B ad alto rischio, che è la forma di malattia maggiormente rappresentata in questa fascia di età. Tuttavia, ha concluso la sperimentatrice, dai dati esistenti è molto ragionevole dedurre che i risultati possano essere simili anche in questa popolazione ad alto rischio.

Bibliografia
R.E. Rau, et al. Blinatumomab added to chemotherapy improves disease-free survival in newly diagnosed NCI standard risk pediatric B-acute lymphoblastic leukemia: Results from the randomized Children’s Oncology Group study AALL1731. ASH 2024, abstract 1. leggi
S. Gupta, et al. Blinatumomab in standard-risk B-cell acute lymphoblastic leukemia in children. N Engl J Med. Published online December 7, 2024. doi:10.1056/NEJMoa24116. leggi

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