Parla la moglie di Gianluca Di Gioia, il 48enne ucciso da uno squalo a Marsa Alam


Parla la moglie di Gianluca Di Gioia, il 48enne ucciso da uno squalo a Marsa Alam: “Il bagnino fischiava e basta. I soccorsi lentissimi. Voglio che sia risarcita la sua immagine”

gianluca di gioia

“Gianluca era la persona più prudente che abbia mai conosciuto”, dice Laurence, la moglie di Gianluca Di Gioia, il 48enne ucciso da uno squalo a Marsa Alam, in Egitto. Intervistata dal Corriere della Sera dice che “per mesi ho ascoltato, letto e rivissuto il dramma, senza mai replicare. Io e il resto della nostra famiglia eravamo presenti e siamo testimoni diretti. Mio marito non è stato imprudente, non ha varcato alcuna soglia inibita, non ha sfidato il suo destino”.

“Io, Gianluca e, poco distante, mia cognata Alessandra. Eravamo nella zona cosiddetta sicura, al di qua delle boe che indicano l’inizio delle acque più rischiose. Nessuno ci aveva allertato di un possibile pericolo. Ovviamente parliamo di boe che galleggiano in acqua. Sotto non c’è una recinzione che possa bloccare l’arrivo di uno squalo. Stavamo facendo snorkeling quando ho visto lo squalo. Era a meno di due metri e puntava dritto verso Gianluca. Ho cominciato a urlare, gli ho detto di allontanarsi, ma in un attimo lo ha aggredito. Ho continuato a gridare con tutte le mie forze, chiedevo disperatamente aiuto, ma non arrivava nessuno. Né un bagnino, né un mezzo di soccorso. Quando poi sono giunta al pontile il bagnino l’unica cosa che faceva era soffiare in un fischietto. Quell’inutile fischio ce l’ho ancora in testa e non potrò mai dimenticarlo. Fischiava, ma nessuno si decideva a mandare un mezzo di soccorso. Una lentezza esasperante. C’erano due gommoni legati, ma non trovavano le chiavi. E quando finalmente sono riusciti e hanno riportato Gianluca sul pontile hanno perso altri dieci minuti prima che arrivasse una macchinina che lo ha portato in un ambulatorio”.

L’unico che ha tentato di salvarlo è stato Giuseppe Fappani“Era in acqua e non ha esitato un momento. Con sangue freddo ce l’ha messa tutta, riportando anche gravi ferite. Non smetteremo mai di ringraziarlo per il suo gesto. Ciò che vogliamo ora è che sia fatta giustizia del ricordo di Gianluca. Vogliamo in primo luogo un risarcimento della sua immagine e che venga ristabilita la verità dopo tante bugie che abbiamo sentito. Gianluca era una persona prudentissima. Grande viaggiatore, cittadino del mondo, rispettoso delle regole e della natura. Con il senno di poi l’unica imprudenza è stata quella di scegliere un luogo di vacanza non organizzato e non attrezzato per fronteggiare le emergenze”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)