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Pfizer rafforza la presenza nel settore dell’oncologia di precisione

Pfizer

Pfizer rafforza la sua presenza nel settore oncologico puntando su strategie terapeutiche innovative basate sulla combinazione di anticorpi farmaco-coniugati con ivonescimab

Pfizer rafforza la sua presenza nel settore oncologico puntando su strategie terapeutiche innovative basate sulla combinazione di anticorpi farmaco-coniugati (ADCs) con ivonescimab, l’anticorpo bispecifico PD-1/VEGF sviluppato da Summit Therapeutics.

Questa collaborazione rappresenta un ulteriore passo avanti nella ricerca di terapie più efficaci contro i tumori solidi, mirando a combinazioni che possano cambiare lo scenario terapeutico attuale.
La partnership prevede che Pfizer conduca studi clinici su diverse tipologie di tumori solidi, utilizzando i suoi ADC basati su vedotin in associazione con ivonescimab. I trial, che inizieranno nella seconda metà dell’anno, saranno interamente gestiti da Pfizer, mentre Summit fornirà il proprio anticorpo bispecifico per l’utilizzo negli studi.

Ivonescimab e il potenziale della doppia inibizione PD-1/VEGF
Ivonescimab è un anticorpo bispecifico che agisce contemporaneamente su due bersagli chiave nella crescita tumorale: il recettore PD-1 e il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF). Il meccanismo d’azione di ivonescimab consente di bloccare l’interazione tra PD-1 e i suoi ligandi, stimolando la risposta immunitaria contro le cellule tumorali, mentre l’inibizione di VEGF limita la formazione di nuovi vasi sanguigni che alimentano la crescita del tumore.

L’interesse per ivonescimab è cresciuto significativamente dopo che i dati dello studio di Fase III hanno evidenziato la sua superiorità rispetto a pembrolizumab di MSD nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) PD-L1-positivo. In particolare, ivonescimab ha ridotto del 49% il rischio di progressione della malattia o morte rispetto a pembrolizumab, consolidando il suo potenziale come trattamento di prima linea.

Il ruolo chiave degli ADC nella strategia di Pfizer
Gli anticorpi farmaco-coniugati (ADCs) rappresentano una delle tecnologie più promettenti in oncologia, grazie alla loro capacità di trasportare direttamente il farmaco citotossico alle cellule tumorali, riducendo gli effetti collaterali sistemici. Pfizer ha rafforzato la sua pipeline ADC attraverso l’acquisizione di Seagen per 43 miliardi di dollari alla fine del 2023, ottenendo così l’accesso a tre prodotti già approvati: Adcetris (brentuximab vedotin), Padcev (enfortumab vedotin) e Tivdak (tisotumab vedotin).

Oltre ai farmaci già sul mercato, Pfizer sta sviluppando nuovi ADC, tra cui felmetatug vedotin, sigvotatug vedotin e disitamab vedotin, che verranno esplorati nelle nuove combinazioni con ivonescimab. L’obiettivo è ampliare le opzioni terapeutiche disponibili e offrire trattamenti più efficaci per i pazienti affetti da tumori solidi.

Megan O’Meara, responsabile dello sviluppo oncologico precoce di Pfizer, ha sottolineato l’importanza di queste nuove strategie dichiarando che “questa collaborazione rappresenta la prossima ondata di combinazioni mirate con il potenziale di trasformare le opzioni terapeutiche per le persone che vivono con il cancro”.

Una roadmap ambiziosa per l’oncologia di Pfizer
Il potenziamento delle attività oncologiche di Pfizer è stato ulteriormente rafforzato con la recente nomina di Jeffrey Legos, ex dirigente di Novartis, come nuovo Chief Oncology Officer, a supporto di una roadmap ambiziosa che punta a consolidare la posizione dell’azienda nel settore.

L’integrazione di ADC e anticorpi bispecifici come ivonescimab riflette la volontà di Pfizer di investire in approcci terapeutici innovativi, mirati e potenzialmente più efficaci. La combinazione di strategie che sfruttano la specificità degli ADC e la duplice inibizione immunoangiogenica di ivonescimab potrebbe aprire nuove prospettive per il trattamento di diversi tipi di tumori solidi.
Le aspettative sono alte, soprattutto considerando i risultati incoraggianti ottenuti da ivonescimab nei trial precedenti e il potenziale degli ADC di migliorare ulteriormente l’efficacia della terapia, riducendo al contempo gli effetti collaterali.

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