Allo spazio HUS “La danza obliqua” di Claudia De Luca


La mostra personale “La danza obliqua” di Claudia De Luca, allo Spazio HUS di Milano, sarà aperta con ingresso libero fino al prossimo 24 marzo

claudia de luca

Fino al 24 marzo, lo Spazio HUS di Milano ospita la mostra personale “La danza obliqua” di Claudia De Luca, artista, docente di filosofia e scrittrice, che presenta una serie di lavori, alcuni dei quali realizzati appositamente per lo spazio espositivo, frutto di una profonda riflessione intorno ai temi della caducità, della mutevolezza e dell’imperfezione come testimonianze autentiche della condizione umana.

In un’epoca in cui ogni aspetto dell’esistenza è dominato da una ricerca instancabile della perfezione, Claudia De Luca sceglie di abbracciare l’imperfetto, celebrando la bellezza e la poesia che si annidano nell’incompiuto e nel mutevole.

“La danza obliqua è un’ode all’imperfezione – osserva l’artista -, alla caducità e a tutto ciò che mostra la sua soglia più sfumata e frangibile. In un procedere sempre più teso al perfezionismo, in cui le increspature del tempo sono mutilazioni da nascondere, la danza obliqua celebra ciò che sfugge alla regola, ciò che non rientra dentro il ritmo incessante del controllo e della certezza. Onora un tempo differente, quello di un battito irregolare, di un volteggiare su un pavimento tortuoso, ma non per questo meno intenso e vivo”.

Il linguaggio pittorico dell’artista è la perfetta manifestazione visiva di un’urgenza espressiva autentica: ogni opera è una narrazione che si svela a poco a poco, si espande nel tempo e nello spazio senza una direzione certa e invita l’osservatore a condividere un’esperienza non solo visiva ma anche emozionale e concettuale.

Il dialogo tra arte e filosofia pervade ogni aspetto dell’opera di Claudia De Luca e si esprime con intensità nelle sue scelte stilistiche. Un elemento distintivo della sua ricerca espressiva è l’uso sapiente della tarlatana, benda di cotone sottile e trasparente, quasi impalpabile, che permette di creare un andamento pittorico fluido e mutevole. La tarlatana diventa, così, metafora dell’incedere umano, uno stato di trasformazione permanente, segnato da profonde incertezze e continui rimandi verso un altrove indefinito.

Nelle sue opere stratificate e dense di significato, le pennellate fluide e dinamiche dialogano con la delicatezza della tarlatana e le predominanti tonalità scure – che vanno dal nero profondo ai grigi sfumati – lasciano progressivamente spazio al quieto chiarore dei bianchi, creando un’atmosfera meditativa e assorta, interrotta da improvvisi squarci di colore, come elementi di rottura inattesi che aprono nuovi orizzonti di pura luce ed energia.

L’artista ha voluto creare un dialogo profondo e intimo tra le sue opere e lo spazio che le accoglie, un ambiente intriso di memorie, in cui il tempo ha lasciato la sua impronta sedimentandosi su ogni superficie e regalando al luogo la bellezza imperfetta del non finito.

Le opere, concepite per integrarsi armoniosamente con questo ambiente, fanno dello spazio stesso un protagonista attivo del racconto artistico. I segni del tempo si intrecciano con il percorso creativo dell’artista, dando vita a una narrazione in cui il passato e il presente dialogano apertamente e in cui ogni elemento sedimentato si rivela come frammento di una bellezza in continua evoluzione.

La danza obliqua di Claudia De Luca traccia un percorso che sfida la percezione tradizionale, celebra la bellezza dell’increspatura e dell’inatteso, invita a tendere lo sguardo oltre il consueto abbandonandosi allo stupore rivelatore di una danza inquieta.

Claudia De Luca

Pescarese di origine, si laurea in Storia Contemporanea presso l’Università di Lettere e Filosofia di Bologna e in Comunicazione e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. È docente di filosofia e storia presso il Liceo Ginnasio Galvani di Bologna. Dal 2013 porta avanti una ricerca artistica e filosofica che indaga il procedere dell’uomo nel suo andamento metamorfico nel quale visibile ed invisibile, verità ed illusione, realtà e dimensione onirica si fondono e si confondono. Ciò che emerge sono frammenti pittorici di un’anatomia interiore che diventa ora paesaggio, ora ricordo, ora inquieta grazia. Ha esposto in mostre personali tra le quali Le camere dello scirocco presso la Basilica di San Celso di Milano; La verità delle rose tardive presso la Galleria Artespaziotempo di Venezia; Leviagravia presso la Cripta di San Zama di Bologna; Il giorno dopo la Rivoluzione presso il Polo del 900 di Torino. Ha esposto in mostre collettive tra le quali Looking Within a presso il Palazzo Donà Brusa di Venezia; Esuvie, a voce molto bassa presso il Palazzo D’Adda di Varallo; Convergenze presso la Galleria Idea4mi di Milano; La pertinenza del blu presso la Galleria Duci di Camini. Ha realizzato il libro d’artista La parola incarnata a cura della My Monkey Edizioni di Bologna.