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Lavrov accusa Europa e Regno Unito: “Vogliono che la guerra in Ucraina continui”

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SERGEJ VIKTOROVIČ LAVROV MINISTRO ESTERI RUSSO

L’Europa e il Regno Unito vogliono che il conflitto in Ucraina continui e alzano ulteriormente la posta in gioco: lo ha denunciato il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov

L’Europa e il Regno Unito vogliono che il conflitto in Ucraina continui e alzano ulteriormente la posta in gioco: lo ha denunciato il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, in un’intervista rilasciata a blogger americani.
In evidenza nel colloquio, in apertura del sito dell’agenzia di stampa Novosti all’indomani dell’annuncio sul fatto che Kiev sarebbe pronta ad accettare un cessate il fuoco con Mosca di 30 giorni su proposta di Washington, c’è stato anche il rifiuto di qualunque “peacekeeping” di Paesi Nato.

Secondo Lavrov, dunque “Europa e il Regno Unito vogliono che il conflitto in Ucraina continui, intendono alzare la posta in gioco e stanno preparando qualcosa per spingere Washington ad azioni aggressive contro la Russia“.
E ancora: “La presenza di truppe dei Paesi della Nato sul territorio ucraino, sotto qualsiasi bandiera e in qualsiasi veste, compresi i peacekeeper, sarebbe una minaccia per la Russia“.
Lavrov ha aggiunto: “Nessuno parla con noi; continuano a ripetere ‘nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina’, ma fanno tutto contro la Russia senza la Russia“.

Poi alcune domande, poste in modo retorico. “Perché dovremmo acconsentire alla presenza di forze di pace o di qualche gruppo di peacekeeper?” ha chiesto il ministro. “Vogliono che questa forza sia composta da Paesi che ci hanno dichiarato nemici: verranno lì come pacificatori?”

Lavrov ha parlato anche di frontiere. “L’Ucraina avrebbe mantenuto i confini del 1991, ma senza la Crimea e parte del Donbass, se le sue autorità avessero collaborato”. Secondo il ministro, “per preservare le frontiere, Kiev avrebbe dovuto rispettare gli Accordi di Minsk“.

L’intervista è stata rilasciata ai blogger Andrew Napolitano, Larry Johnson e Mario Naufal.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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