Nuovo studio sui fattori di rischio per il diabete


Diabete: livelli di glicemia a digiuno fuori dall’intervallo 80-94 mg/dL, sesso maschile, età avanzata e un indice di massa corporea (BMI) anomalo sono tutti fattori di rischio

Terapia del diabete di tipo 2 carboidrati

Uno studio da poco pubblicato su JAMA Network Open evidenzia che livelli di glicemia a digiuno fuori dall’intervallo 80-94 mg/dL, sesso maschile, età avanzata e un indice di massa corporea (BMI) anomalo sono tutti fattori di rischio per lo sviluppo del diabete, con effetti additivi.

La transizione da livelli normali di glucosio a digiuno e da una normale tolleranza al glucosio al diabete di tipo 2 è generalmente caratterizzata da uno stato intermedio di alterata glicemia a digiuno e/o ridotta tolleranza al glucosio, noto anche come prediabete. Interventi sullo stile di vita e terapie farmacologiche possono ridurre l’incidenza del diabete nelle persone ad alto rischio.

L’American Diabetes Association raccomanda una valutazione clinica dei fattori di rischio per determinare se eseguire un test diagnostico per il prediabete o il diabete. La diagnosi si basa su criteri glicemici plasmatici, tra cui il valore della glicemia a digiuno (FPG), la glicemia valutata due ore dopo un test orale di tolleranza al glucosio con 75 g di glucosio o il livello di emoglobina glicata (HbA1c).

L’accesso a dati clinici provenienti da ampie coorti di pazienti è essenziale per comprendere meglio il decorso clinico del diabete e sviluppare strategie di prevenzione mirate, riducendo così la morbilità e la mortalità a lungo termine.
Il Rochester Epidemiology Project (REP) facilita la ricerca basata sulla popolazione nella contea di Olmsted, Minnesota, attraverso un sistema di collegamento delle cartelle cliniche. Uno studio precedente, condotto con dati del REP dal 1983 al 1995, ha rilevato che il 10,3% dei residenti di età pari o superiore a 40 anni ha sviluppato il diabete dopo un follow-up mediano di 9 anni (intervallo: 0-13 anni).

Lo studio ha evidenziato che il valore della glicemia a digiuno era un determinante chiave del rischio individuale di sviluppare il diabete, anche tra coloro che presentavano livelli glicemici normali al basale.
Tuttavia, non è stata valutata l’associazione cumulativa di ulteriori variabili con il rischio di diabete, e lo studio è stato condotto prima della pandemia di obesità, che ha notevolmente aumentato la prevalenza nazionale del diabete.

Inoltre, tra i soggetti con il più alto rischio di sviluppare il diabete a 10 anni (FPG pari a 110 mg/dL, corrispondente a circa 6,1 mmol/L), solo il 38,6% è effettivamente progredito verso la malattia, suggerendo che fattori aggiuntivi oltre alla glicemia a digiuno influenzano la progressione dal prediabete al diabete.
Gli autori hanno quindi progettato uno studio per determinare il rischio cumulativo di sviluppare il diabete nei successivi 10 anni in una coorte REP contemporanea composta da individui con livelli di glicemia a digiuno normali o alterati al basale. Hanno costruito modelli per stimare questo rischio decennale in funzione di età, sesso, indice di massa corporea (BMI, calcolato come peso in chilogrammi diviso per altezza in metri quadrati) e valore iniziale della glicemia a digiuno, considerando anche le interazioni tra queste variabili, che vengono solitamente registrate durante le visite ambulatoriali. I dati sono stati quindi utilizzati per sviluppare un nomogramma che fornisce una stima numerica individuale del rischio di diabete.

I ricercatori hanno analizzato il rischio di insorgenza del diabete in 44.992 partecipanti (età media: 43,7 anni; 57,8% donne; BMI medio: 28,9) con almeno due misurazioni della glicemia a digiuno tra gennaio 2005 e dicembre 2017. Il follow-up mediano è stato di 6,8 anni.

Il diabete è stato diagnosticato con una glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dL. Sono stati esclusi i soggetti già diabetici alla prima misurazione. Il rischio è stato valutato in base a sei categorie di BMI (sottopeso, normopeso, sovrappeso e obesità di classe I, II e III), nove categorie di glicemia iniziale (< 70 fino a 120-125 mg/dL), quattro fasce d’età (18-65 anni) e sesso.
Durante il follow-up, l’8,6% dei partecipanti ha sviluppato il diabete, con un rischio cumulativo a 10 anni del 12,8% (IC 95%: 12,4%-13,2%).

Rispetto al riferimento (glicemia 80-94 mg/dL), sia valori bassi (< 70 mg/dL; HR: 3,49; IC 95%: 2,19-5,57) che elevati (120-125 mg/dL; HR: 12,47; IC 95%: 10,84-14,34) sono stati associati a un aumento del rischio di diabete.
Il sesso maschile ha mostrato un rischio maggiore rispetto al femminile (HR: 1,31; IC 95%: 1,22-1,40), così come l’età avanzata (≥ 60 anni; HR: 1,97; IC 95%: 1,71-2,28).
Anche le variazioni del BMI rispetto alla norma (18,5-24,9) hanno aumentato il rischio: sia il sottopeso (< 18,5; HR: 2,42; IC 95%: 1,77-3,29) che l’obesità grave (≥ 40; HR: 4,03; IC 95%: 3,56-4,56) sono stati significativamente associati allo sviluppo del diabete.

Gli autori hanno concluso commentato che: “Nel complesso, questo studio di coorte dimostra che, anche all’interno dei range normali, un livello più alto di glicemia a digiuno (FPG) al basale continua a essere un indicatore affidabile dello sviluppo futuro del diabete. Tuttavia, il rischio individuale varia significativamente in base a sesso, età e indice di massa corporea (BMI). Queste variabili permettono una valutazione personalizzata del rapporto rischio-beneficio quando si discutono strategie per ridurre la progressione del diabete e le comorbilità associate”.

Egan A.M. et al., Baseline Fasting Glucose Level, Age, Sex, and Body Mass Index and the Development of Diabetes in US Adults JAMA Netw Open. 2025 Jan 2;8(1):e2456067.
leggi