BPCO: riacutizzazioni polmonari ridotte da farmaci antidiabetici


Farmaci antidiabetici risulterebbero associati ad un rischio ridotto di riacutizzazioni moderate o gravi di BPCO rispetto agli inibitori della dipeptidil-peptidasi IV

La mortalità per tutte le cause nei pazienti con Bpco tende ad aumentare in presenza di tappi di muco che ostruiscono le vie aeree respiratorie di calibro medio-grande

Stando ai risultati di uno studio di confronto, condotto nella real life e pubblicato su Jama Internal Medicine (1), gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT2i) e i farmaci agonisti del recettore del peptide-1 glucagone-simile (GLP-1RA), utilizzati nel diabete di tipo 2, risulterebbero essere associati ad un rischio ridotto di riacutizzazioni moderate o gravi di BPCO rispetto agli inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (DPP-4i) in pazienti adulti con diabete di tipo 2 (T2D) e BPCO attiva.

Tali risultati potrebbero rivelarsi utili per la prescrizione di farmaci per la riduzione del glucosio in questo gruppo particolare di pazienti, anche se la cautela è d’obbligo e sono necessari studi ad hoc per confermare quanto osservato (in ragione della natura osservazionale dello studio, non si possono escludere fattori di confondimento residui o non misurati, ammettono gli stessi autori del lavoro). Anche per questi motivi, gli estensori dell’editoriale di accompagnamento al lavoro pubblicato suggeriscono di attendere le dovute conferme prima di trasferire i risultati alla pratica clinica (2).

Razionale e disegno dello studio
Lo studio ha preso le mosse dal numero crescente di osservazioni che suggeriscono l’esistenza di effetti pleiotropici degli SGLT2i e dei GLP-1RA sulla base della messa a punto di studi basati sulle cartelle cliniche elettroniche e i database assicurativi sanitari Usa che hanno identificato nuove associazioni terapeutiche. Molti di questi studi hanno utilizzato schemi di emulazione di trial clinici al fine di allineare il disegno e l’analisi dello studio osservazionale ad in trial clinico randomizzato (RCT).

In questo nuovo studio, i ricercatori hanno seguito lo stesso percorso, analizzando i dati di tre database di richieste di rimborso assicurativo sanitario statunitensi (il database anonimizzato Clinformatics Data Mart di Optum, l’IBM Health MarketScan Research Database e i dati di rimborso Medicare fee-for-service).

La coorte comprendeva adulti di età pari o superiore a 40 anni con T2D che avevano iniziato il trattamento con un inibitore SGLT2, un inibitore DPP-4 o un agonista del recettore GLP-1 dopo il 2013 e che erano affetti anche da BPCO attiva, come indicato da più diagnosi ambulatoriali o da almeno una diagnosi di ricovero.

I pazienti sono stati suddivisi in gruppi di classi di farmaci e i loro dati sono stati abbinati in base al propensity score matching secondo uno schema 1:1. Ci sono state 27.991 coppie di pazienti per confrontare gli inibitori SGLT2 con gli inibitori DPP-4, 32.107 coppie per confrontare i farmaci GLP-1 con quelli DPP-4 e 36.218 coppie per il confronto tra gli agenti SGLT2 e GLP-1. L’età media dei pazienti era pari, all’incirca, a 70 anni e il 49-55% era di sesso femminile in tutte le coorti. Il follow-up mediano è stato di 145 giorni di trattamento.

Risultati principali
Passando ai risultati e considerando l’endpoint primario dello studio (rappresentato dall’incidenza di eventi di riacutizzazione moderata o grave di BPCO – definita in base alla prescrizione di glucocorticoidi orali in associazione ad una visita ambulatoriale o ad un ricovero per BPCO), il rischio è risultato inferiore tra gli utilizzatori di inibitori SGLT2 (9,26 vs 11,4 per 100 pazienti-anno; HR: 0,81;  IC95%: 0,76-0,86) e gli utilizzatori di GLP-1 (9.89 vs 11.49 per 100 pazienti-anno; HR: 0.86; IC95%: 0.81-0.91) rispetto agli inibitori della DPP-4.

Inoltre, i risultati sono risultati in linea con quanto osservato anche nelle analisi di sensibilità e di sottogruppo.

Nel complesso, dunque, negli adulti con diabete di tipo 2 e BPCO attiva, il rischio di riacutizzazione moderata o grave di BPCO è risultato inferiore del 14-19% con le due classi di farmaco sopra indicate rispetto agli inibitori della DPP-4, con l’emersione di poche differenze di effectiveness tra gli inibitori SGLT2 e gli agonisti del recettore GLP-1.

I caveat espressi in un editoriale di commento al lavoro
I limiti già espressi dagli autori dello studio, sono stati ripresi nell’editoriale di accompagnamento al lavoro e hanno portato gli autori del commento ad usare cautela nell’interpretazione dei risultati e ad aspettare le dovute conferme di quanto osservato in futuri RCT, prima di trasferire i risultati alla pratica clinica.

Non solo: gli estensori del commento hanno messo in guardia sulla notevole differenza di caratteristiche dei pazienti che iniziavano il trattamento con gli inibitori della DPP-4 rispetto a quelli trattati con gli inibitori del SGLT2 o gli agonisti del recettore del GLP-1 prima del propensity score matching.

“I pazienti che iniziavano il trattamento con inibitori della DPP-4 erano più anziani e avevano maggiori probabilità di essere di sesso maschile, di essere fragili e di avere una BPCO più avanzata”, hanno scritto. “Questo rende probabile che possano differire anche per caratteristiche cruciali non misurate; pertanto, i gruppi non possono essere completamente comparabili”.

Altre limitazioni sono state la mancanza di dati sui livelli basali di emoglobina A1c e nessuna sulle variazioni di tali livelli dopo l’inizio del farmaco. “È noto che il controllo glicemico è associato alla progressione e alla prognosi della BPCO”, scrivono gli estensori dell’editoriale. “Inoltre, non c’erano dati sulle variazioni di peso dei pazienti, il che rappresenta un’altra potenziale fonte di confondimento perché gli inibitori SGLT-2 e gli agonisti del recettore GLP-1 sono notoriamente associati alla perdita di peso, mentre gli inibitori DPP- 4 sono generalmente neutri rispetto al peso”.

Bibliografia
1) Ray A, et al “Glucose-lowering medications and risk of chronic obstructive pulmonary disease exacerbations in patients with type 2 diabetes” JAMA Intern Med 2025; DOI: 10.1001/jamainternmed.2024.7811.
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2) Stall NM, et al “Pleotropic effects of glucose-lowering medications — need for cautious interpretation of target trial emulation studies” JAMA Intern Med 2025; DOI: 10.1001/jamainternmed.2024.7812.
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