Omicidio Willy Monteiro, ergastolo e 28 anni ai fratelli Bianchi: concluso il processo d’Appello bis sull’omicidio del 21enne ucciso brutalmente dal branco a Colleferro nel 2020
Marco Bianchi condannato all’ergastolo, Gabriele a 28 anni: così ha concluso la Corte di Appello di Roma nel processo d’Appello bis sull‘omicidio di Willy Monteiro Duarte, il ventunenne ucciso durante un pestaggio brutale a Colleferro, in provincia di Roma, ormai 5 anni fa, il 6 settembre 2020.
La procura generale nelle scorse udienze ha chiesto per entrambi la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, senza il riconoscimento delle attenuanti generiche. Oggi, per Gabriele, queste ultime sono state riconosciute dai giudici e il 30enne esperto di arti marziali ha scampato l’ergastolo con una condanna a 28 anni.
La sentenza è arrivata alla fine dell’appello bis disposto dalla Cassazione limitatamente al riconoscimento delle attenuanti mentre la responsabilità penale per l’omicidio era già passata in giudicato.
Prima del ritiro nella camera di consiglio di giudici, Marco e Gabriele Bianchi hanno rilasciato delle dichiarazioni spontanee per affermare il loro dispiacere ma anche per respingere l’etichetta di “mostri”.
GABRIELE BIANCHI: “NON HO MAI COLPITO WILLY”
“Volevo replicare a quanto detto in questi anni- ha motivato il suo intervento Gabriele Bianchi, 30 anni, presente in aula per l’ultima udienza del processo- sono stufo: da quattro anni e più vengo definito come una persona che non sono”. E ancora: “Non vivevo di delitti, avevo una frutteria, mi svegliavo alle tre del mattino per lavorare. Io e mio fratello abbiamo commesso degli errori e siamo pronti a pagare”. In carcere “sono la persona che sono sempre stata, mi sto laureando- ha raccontato- svolgo il mio lavoro con serietà e impegno e non ho mai litigato con nessuno”. Gabriele ha poi puntualizzato quello che è stato il suo ruolo nell’aggressione al ragazzo ucciso: “Ripeto quello che ho dichiarato nel processo per quattro anni: voglio pagare per le colpe che ho, ma non ho mai colpito Willy, non l’ho toccato. Non posso confessare una cosa che non ho fatto, sono pronto a morire in carcere ma non dirò mai che l’ho colpito”. Si poi rivolto alla mamma di Willy: “Sono addolorato per la sua morte– ha detto- ho chiesto un incontro con i familiari per poterli guardare negli occhi. E se potessi, cambierei le sorti di quella sera”. Poi ha espresso il suo desiderio di padre: “Prego tutte le notti che mi venga data la speranza di poter abbracciare mio figlio fuori dal carcere”.
MARCO BIANCHI: “IO RESPONSABILE DEL CALCIO, MI SPIACE PER MIO FRATELLO”
in collegamento video dal carcere ha parlato anche Marco Bianchi, 26 anni per esprimere il suo dispiacere per quanto accaduto e per il dolore che ho dato alla famiglia di Willy. “Sono responsabile per il calcio al fianco ma non quando era a terra- ha voluto precisare- mi dispiace per mio fratello che è stato coinvolto in questa situazione, ma non ha mai colpito Willy”. Infine: “Pagherò per la mia colpa, ma non siamo mostri. Non meritiamo tutto questo odio mediatico, spero in una pena giusta”.
CHI ERA LA VITTIMA E COSA È “LA GIORNATA DEL RISPETTO”
Willy Monteiro Duarte era originario di Capo Verde, arcipelago al largo dell’Africa. Era un giovane cuoro di 21 anni quando fu vittima di un violento pestaggio perché era corso ad aiutare un amico vittima di “bulli”. Calci e pugni ricevuti gli divisero letteralmente in due sezioni il cuore.
A processo per la sua morte è finito il branco composto dai fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Nell’ambito del procedimento tre Comuni si sono costituiti come parte civile: Colleferro, luogo dell’omicidio; Paliano, territorio di provenienza della vittima; e Artena, luogo di residenza degli aggressori.
Lo scorso aprile i giudici di Cassazione che hanno dichiarato definitive le condanne a 23 anni per Belleggia e a 21 anni per Pincarelli e stabilito un nuovo processo di appello per i fratelli Bianchi, conclusosi oggi con un ergastolo e 28 anni di carcere. Riconosciuta per tutti gli imputati la responsabilità penale per omicidio volontario.
Il suo assassinio ebbe un enorme risonanza mediatica e il 20 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata del Rispetto, istituita per sensibilizzare contro ogni forma di bullismo e discriminazione, proprio in memoria di Willy Monteiro Duarte, il giovane ucciso per aver difeso un amico in difficoltà.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)