Un rapporto più elevato tra proteina C-reattiva e albumina (CAR) è associato ad un rischio maggiore di BPCO. Questo il responso di uno studio
Un rapporto più elevato tra proteina C-reattiva e albumina (CAR) è associato ad un rischio maggiore di BPCO. Questo il responso di uno studio pubblicato su BMC Pulmonary Medicine.
Razionale e disegno dello studio
Un CAR elevato è stato collegato, in base a studi precedenti di letteratura, ad esiti negativi in numerose condizioni, tra cui il cancro, la sepsi, la COVID-19 e le malattie cardiovascolari. Inoltre, alcuni studi hanno evidenziato l’esistenza di un’associazione tra CAR elevato e una mortalità maggiore per BPCO. Per approfondire questa relazione, i ricercatori hanno condotto un’analisi retrospettiva trasversale, esaminando i dati del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) raccolti tra il 1999 e il 2010 su individui di età pari o superiore ai 20 anni.
Lo stato di BPCO è stato determinato sulla base delle risposte dei partecipanti a questionari relativi al proprio stato di salute, mentre i fattori demografici e clinici sono stati analizzati in relazione ai diversi terzili di CAR. L’associazione tra CAR e BPCO è stata valutata tramite modelli di regressione logistica multivariata.
Lo studio ha coinvolto 24.627 partecipanti, di cui 1809 (7,3%) con diagnosi di BPCO. L’età media complessiva (DS) era di 50,5 (18,2) anni, e il 49,7% dei partecipanti era di sesso femminile.
Risultati principali
Le analisi di regressione logistica multivariabile, in cui il CAR è stato considerato come una variabile continua, hanno documentato l’esistenza di a correlazione positiva tra CAR e un aumento del rischio di BPCO (odds ratio [OR]: 2,13; IC95% [IC]: 1,78-2,54; P < 0,001).
Questa associazione ha mantenuto la significatività statistica anche dopo aggiustamento dei dati per la presenza di potenziali fattori confondenti (OR: 1,37; IC95%: 1,12-1,69; P = 0,003).
L’associazione è risultata persistente anche quando i partecipanti erano stati suddivisi in tre terzili in base ai loro valori di CAR:
• Terzile 1: CAR da 0,002 a meno di 0,027
• Terzile 2: CAR da 0,027 a meno di 0,084
• Terzile 3: CAR pari o superiore a 0,084
Rispetto ai partecipanti nel primo terzile, l’OR aggiustato per il rischio di BPCO nel secondo terzile è stato pari a 1,14 (IC 95%: 0,95-1,36; P = 0,156), mentre nel terzo terzile è stato pari a 1,39 (IC 95%: 1,17-1,65; P < 0,001).
Non sono state rilevate interazioni significative nei sottogruppi stratificati in base a sesso, età, abitudine al fumo, malattie cardiovascolari, diabete, iperlipidemia e ipertensione.
A conferma di quanto osservato, è stata condotta anche un’analisi di sensibilità che ha incluso 23.585 partecipanti, di cui 2.020 (7,3%) affetti da BPCO. Dopo aggiustamento dei dati, un aumento del CAR è risultato associato ad un incremento del rischio di BPCO del 46% (IC95%: 1,24-1,7; P < 0,001).
Rispetto agli individui con il CAR più basso, gli OR aggiustati per il rischio di BPCO nei tertili 2 e 3 sono risultati pari, rispettivamente, a 1,16 (IC 95%: 1,01-1,33; P = 0,04) e a 1,48 (IC 95%: 1,28-1,72; P < 0,001).
Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici dello studio, quali il fatto di essersi concentrati su individui adulti e di essersi basati su diagnosi di BPCO autodichiarate, esponendo lo studio a bias di classificazione e a fattori di confondimento residui.
Inoltre, i livelli di CAR possono essere influenzati da diversi fattori, tra cui infezioni acute recenti e condizioni nutrizionali, che non sono stati completamente presi in considerazione. Ciò detto, nel complesso “…i risultati dello studio hanno rivelato l’esistenza di una forte associazione tra i livelli di CAR e il rischio di BPCO, con livelli di CAR più elevati legati ad un rischio maggiore di malattia”, hanno concluso i ricercatori. “Questi risultati suggeriscono che la CAR è un valido biomarcatore per il rischio di BPCO”, hanno aggiunto.
Bibliografia
Ao T et al. Association between C-reactive protein to albumin ratio and chronic obstructive pulmonary disease: a cross-sectional study. BMC Pulm Med. 2025;25(1):1. doi:10.1186/s12890-024-03469-w
Leggi