In occasione di MIA Photo Fair dal 21 marzo The Stories They Tell – Maurizio Forcella, Dina Goldstein, Elmer De Haas e Keila Guilarte + Another America – Phillip Toledano
In occasione della XIV edizione di MIA Photo Fair, che si terrà dal 20 al 23 marzo 2025 a Superstudio più, Milano, Tallulah Studio Art presenta e affianca due importanti e distinti progetti fotografici: uno stand sarà dedicato a The Stories They Tell, un dialogo visivo tra gli artisti Elmer De Haas, Dina Goldstein, Maurizio Forcella e Keila Guilarte che indaga l’essenza dell’umanità e uno stand completamente dedicato, per la prima volta a Milano, al progetto Another America del noto artista londinese Phillip Toledano, libro pubblicato da L’Artiere nel 2024. L’artista, utilizzando l’intelligenza artificiale, crea una narrazione alternativa dell’America, attingendo all’immaginario degli anni Quaranta e Cinquanta.
“The stories They tell”
Maurizio Forcella, Dina Goldstein, Elmer De Haas e Keila Guilarte
Stand D 025a
Curato da Patrizia Madau e Rebecca Delmenico, The Stories They Tell richiama il pubblico per immergersi in fotogrammi dinamici e coinvolgenti che catturano la profondità dell’esperienza umana. Le opere in mostra dei quattro artisti, Maurizio Forcella, Dina Goldstein, Elmer De Haas e Keila Guilarte, offrono prospettive uniche e stimolano riflessioni sui concetti di identità, memoria, emozioni e relazioni.
Keila Guilarte accompagna il pubblico alla riscoperta della bellezza, della spontaneità e dell’accettazione di sé. Il progetto Free Spirit è un inno alla vita vissuta con pienezza, con immagini che trasmettono un senso di gioia e celebrazione dell’unicità di ogni individuo. Nella sua nuova serie di fotografie, l’artista strappa il velo della quotidianità per rivelare la magia insita nei momenti più semplici. I lavori in mostra non sono solo immagini, ma un invito a immergersi nell’emozione e nella bellezza di sentirsi liberi, di lasciarsi trasportare da quella gioia travolgente che proviene dal muoversi, dall’agire e dall’essere presenti nel qui e ora. Artisti come Keila Guilarte hanno il dono di trasformare momenti ordinari in esperienze straordinarie, e la sua visione ci ricorda che la bellezza si cela nei dettagli più semplici.
Maurizio Forcella in Puoi sentirmi crea un universo onirico che unisce tecnologia e arte, utilizzando in modo innovativo l’intelligenza artificiale e la tecnica della sovra-dipintura digitale. Questo trasporta lo spettatore in un viaggio tra memoria e meraviglia. Nella serie Gli occhi chiusi esplora il legame tra memoria e immaginazione, invitando lo spettatore a un dialogo interiore. Le immagini evocano un realismo magico, permettendo allo spettatore di perdersi in un mondo dove tecnologia e arte si intrecciano, stimolando una riflessione profonda sull’essenza del ricordo. L’incanto e il disincanto si intrecciano in queste opere, creando una tensione palpabile. Gli spettatori si ritrovano catturati in un silenzio incantato, in una sospensione temporale che alimenta nuove domande. “Chi sono i personaggi delle foto? Sono felici? Sono tristi?”. Questi interrogativi rimbombano nelle menti e nei cuori di coloro che si avventurano nel mondo di Forcella. La fissità delle sue immagini genera una staticità ulteriore, più densa, più inquietante, ondeggiando tra la costernazione e la meraviglia.
La fotografa israelo-canadese Dina Goldstein utilizza la figura iconica del David, simbolo di forza e punto di intersezione tra maschile e femminile, per esplorare temi di identità, genere e aspettative sociali. Nelle opere David in Gold e David in White, l’eroe biblico è ritratto come simbolo di forza e vulnerabilità, sollevando domande sulle convenzioni e invitando a una visione più inclusiva dell’essere umano. Attraverso l’uso di elementi visivi ricchi e simbolici, l’artista riesce a trasmettere il messaggio che la forza non è incompatibile con la vulnerabilità, ma che entrambe le dimensioni coesistono nell’essere umano. Dina Goldstein riesce a trasformare un simbolo iconico in un catalizzatore per un dibattito contemporaneo sull’accettazione e la diversità, spingendo gli spettatori a considerare la bellezza della vulnerabilità accanto alla forza. |
L’artista olandese Elmer De Haas si distingue per la sua maestria nell’uso del bianco e nero, caratteristica che emerge in modo preponderante nel suo progetto Old Face | Young Face | No Face. Questa serie di opere fotografiche rappresenta un’auspicata riflessione sull’identità e sulle emozioni umane, attraverso composizioni minimalistiche ma al contempo potenti. Le immagini di De Haas riescono a catturare momenti significativi che fungono da ponte tra passato e presente, rivelando le complesse connessioni che intercorrono tra gli individui. La scelta di ridurre la tavolozza cromatica al bianco e nero non è casuale; essa intensifica l’impatto visivo, consentendo agli spettatori di concentrarsi sulle espressioni facciali e sulle posture dei soggetti, elementi che raccontano storie di vita, speranze e fragilità. Ogni immagine diventa così un invito alla contemplazione, un momento di pausa in cui ci si può confrontare con la vulnerabilità e la resilienza insita nell’esistenza. |