Romosozumab alleato delle ossa nell’osteoporosi post-menopausa


Il trattamento con romosozumab è in grado di migliorare significativamente la microarchitettura ossea nelle donne in post-menopausa affette da osteoporosi

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Il trattamento con romosozumab è in grado di migliorare significativamente la microarchitettura ossea, misurata dal punteggio dell’osso trabecolare aggiustato per lo spessore del tessuto (TBSTT), rispetto alla monoterapia con alendronato nelle donne in post-menopausa affette da osteoporosi. Queste le conclusioni di un’analisi post-hoc dei dati dello studio ARCH, pubblicata su Journal of Bone and Mineral Research.

Razionale e disegno dello studio
La compromissione della robustezza ossea, propria dell’osteoporosi (OP) è determinata sia dalla riduzione della massa ossea che dal deterioramento della microarchitettura ossea, con conseguente aumento del rischio di fratture. La densità minerale ossea (BMD) è solo uno dei numerosi determinanti della resistenza ossea influenzati dalle terapie per l’osteoporosi. Il Trabecular Bone Score (TBS), un indice di struttura determinato da scansioni di assorbimetria a raggi X della colonna lombare (LS), è una misura indiretta della microarchitettura ossea indipendente e complementare alla BMD e ai fattori di rischio clinici. L’integrazione della BMD con le misurazioni della microarchitettura ossea migliora la valutazione complessiva del rischio di frattura e facilita l’identificazione dei pazienti che necessitano di trattamento.

Romosozumab è una terapia “bone-building” efficace per le donne in post-menopausa con OP: Il trattamento con questo farmaco si è dimostrato in grado di aumentare la BMD e di ridurre il rischio di fratture rispetto al placebo e all’alendronato.
Nello studio Active-Controlled Fracture Study in Postmenopausal Women With Osteoporosis at High Risk (ARCH), iniezioni sottocute mensili di romosozumab per 12 settimane seguite da alendronato in aperto hanno portato ad un miglioramento significativo dei parametri di massa e resistenza ossea e a una riduzione superiore del rischio di nuove fratture vertebrali, cliniche, non vertebrali e dell’anca rispetto al solo alendronato all’analisi primaria.

L’obiettivo di questa analisi post-hoc del trial è stato quello di esplorare l’effetto di 12 settimane di trattamento con romosozumab, seguite da 24 settimane di alendronato, rispetto a 36 settimane di alendronato da solo sulla microarchitettura ossea valutata mediante TBSTT in un’analisi retrospettiva delle scansioni DXA LS raccolte da un sottogruppo di pazienti nello studio ARCH, utilizzando l’algoritmo TBS corretto per lo spessore dei tessuti.

Disegno dello studio
Lo studio ha incluso 378 donne in postmenopausa (età media: 73 anni; 63,2% di etnia Caucasica) con osteoporosi e fratture pregresse: 190 nel gruppo romosozumab-alendronato e 188 trattate solo con alendronato. Il TBSTT e la BMD della colonna lombare sono state valutate al basale, a 12, 24 e 36 mesi utilizzando scansioni DXA (dual-energy X-ray absorptiometry) precedentemente completate.

Dai risultati è emerso che le pazienti trattate con romosozumab seguito da alendronato rispetto al solo alendronato hanno mostrato un aumento significativamente maggiore di TBSTT. Al mese 12, il TBSTT è aumentato del 5,1% nel gruppo romosozumab rispetto all’1,5% nel gruppo alendronato (P <0,001). Queste differenze si sono mantenute ai mesi 24 (4,8% vs 1,9%; P <0.001) e 36 (4,8% vs 2,5%; P <.001).

Il trattamento con romosozumab ha anche aumentato la percentuale di pazienti con TBSTT nella norma”.  Al basale, solo il 28,9% dei pazienti del gruppo romosozumab-alendronato aveva valori di TBSTT “normali”, che sono aumentati al 48,1% al mese 12 e sono rimasti superiori al 43% ai mesi 24 e 36.

Contemporaneamente, la percentuale di pazienti con TBSTT “non buono” è diminuita dal 52,6% al basale al 36% o valori inferiori a questa percentuale in tutti i timepoint di follow-up considerati (tutti P <0,001).

Questi miglioramenti di TBSTT erano in gran parte indipendenti dai guadagni di BMD, poiché le correlazioni tra le variazioni di TBSTT e la BMD della colonna lombare erano deboli per entrambi i gruppi di trattamento (r²<0,07).
Questi risultati, pertanto, suggeriscono che TBSTT è in grado di intercettare aspetti distinti della salute ossea al di là di ciò che la sola BMD può misurare.

Implicazioni dello studio
In questa analisi post-hoc condotta su donne in postmenopausa con OP e fratture pregresse, 12 settimane di romosozumab seguite da 24 settimane di alendronato hanno migliorato significativamente la microarchitettura ossea, stimata da TBSTT, indipendentemente dalla BMD e in misura maggiore rispetto a 36 settimane di solo alendronato.

Come atteso, in ragione della diversità dei meccanismi d’azione di romosozumab e alendronato, la maggiore differenza di TBSTT tra i due gruppi di trattamento si è verificata durante i primi 12 mesi.
Mentre un numero significativamente maggiore di pazienti in entrambi i gruppi di trattamento ha raggiunto un TBSTT nella norma e un numero minore di pazienti ha mostrato un TBSTT peggiore durante il trattamento rispetto al basale, il miglioramento è risultato numericamente di gran lunga maggiore nel gruppo romosozumab-alendronato rispetto al solo alendronato.

Alla luce di queste considerazioni, romosozumab probabilmente migliora la robustezza ossea non solo aumentando la massa ossea, ma anche contrastando gli effetti del deterioramento microstrutturale, come stimato da un aumento di TBS.
Entrambi i parametri possono contribuire alla riduzione del rischio di fratture riportata con romosozumab nelle donne in post-menopausa con OP.

Il mantenimento del miglioramento del TBS ottenuto con 12 mesi di terapia con romosozumab, seguito dalla transizione ad alendronato suggerisce la persistenza della protezione dalle fratture vertebrali garantita da 12 mesi di romosozumab durante i successivi 24 mesi di terapia sequenziale con alendronato.

Questi risultati dimostrano che il TBS può riflettere gli effetti anabolici di una terapia osteoanabolica per l’OP utilizzando una tecnologia (DXA) ampiamente disponibile negli studi clinici e nella pratica clinica.

Bibliografia
McClung MR et al, Romosozumab improves microarchitecture as assessed by tissue thickness–adjusted trabecular bone score in postmenopausal women with osteoporosis, Journal of Bone and Mineral Research, 2024;, zjae194, https://doi.org/10.1093/jbmr/zjae194
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