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Benefici in anziani con ASCVD da riduzione del colesterolo con evolocumab

Lerodalcibep, inibitore di PCSK9 di terza generazione, può ridurre i livelli di colesterolo LDL del 56% in più in pazienti ad alto rischio di malattie cardiovascolari

I pazienti anziani con malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) trattati a lungo termine con l’inibitore PCSK9 evolocumab traggono benefici clinici significativi

Uno studio pubblicato sulla rivista “Journal of the American College of Cardiology” ha rivelato che i pazienti anziani con malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) trattati a lungo termine con l’inibitore PCSK9 evolocumab traggono benefici clinici significativi, paragonabili a quelli dei pazienti più giovani.

Analisi dello studio FOURIER e dell’estensione a etichetta aperta (OLE)
L’analisi dello studio FOURIER e della sua estensione a etichetta aperta (OLE) ha dimostrato che i pazienti anziani (75 anni o più) trattati con evolocumab hanno registrato una riduzione significativa dell’endpoint primario composito, che includeva mortalità cardiovascolare, infarto miocardico, ictus, ospedalizzazione per angina instabile e rivascolarizzazione coronarica. Questo si è tradotto in un numero inferiore di pazienti necessari da trattare (NNT) per prevenire un evento.

Le attuali linee guida statunitensi raccomandano l’inizio di una statina a dose moderata o alta per i pazienti con ASCVD di età superiore ai 75 anni. Tuttavia, non considerano l’aggiunta di terapie come l’ezetimibe o un inibitore PCSK9 per questa fascia d’età.

Gli autori – Samer Al Said, del TIMI Study Group (Divisione Cardiovascolare, Brigham and Women’s Hospital and Harvard Medical School, Boston), e colleghi – sottolineano la necessità di un approccio più aggressivo nella riduzione del colesterolo LDL, anche per i pazienti anziani, per migliorare gli esiti clinici.

Lo studio ha incluso 27.564 pazienti trattati con evolocumab, di cui 2.596 avevano 75 anni o più. I pazienti anziani tendevano ad avere una storia di ipertensione, ictus non emorragico e arteriopatia periferica, ma erano meno propensi a fumare o avere una storia di infarto. Il follow-up mediano è stato di 7,1 anni.

Riduzione assoluta di rischio e del numero di pazienti necessari da trattare (NNT)
Nei pazienti trattati con evolocumab, la riduzione assoluta del rischio dell’endpoint primario è stata del 2,3% nei pazienti sotto i 75 anni e del 5,4% nei pazienti anziani.

Per quanto riguarda l’endpoint secondario, un composito di mortalità cardiovascolare, infarto miocardico o ictus, la riduzione assoluta del rischio nei gruppi di età più giovane e più anziana è stata rispettivamente del 2,4% e del 2,7%.

L’NNT per prevenire un evento dell’endpoint primario è stato di 19 nei pazienti anziani e di 44 in quelli più giovani. Nei gruppi più giovani e anziani, gli NNT per prevenire una morte cardiovascolare, un infarto miocardico o un ictus sono stati rispettivamente di 37 e 42.

Il tasso di eventi avversi complessivo è stato più elevato nei pazienti anziani rispetto al gruppo più giovane, ma l’incidenza annualizzata di eventi avversi è stata leggermente inferiore con evolocumab rispetto al placebo nei pazienti anziani.

Le conclusioni dei ricercatori e il commento in un editoriale
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di non escludere i pazienti anziani dalle terapie efficaci basandosi esclusivamente sull’età. Il trattamento con evolocumab si è dimostrato sicuro ed efficace nei pazienti anziani con ASCVD, fornendo prove a sostegno di una riduzione più aggressiva del colesterolo LDL in questa popolazione.

In un editoriale di accompagnamento, Kalyani Dhar, della New York University Grossman School of Medicine, e colleghi, hanno notato che solo una piccola proporzione di anziani riceve una terapia ottimale per la riduzione dei lipidi.

Uno studio, pubblicato nel 2022 sul “Journal of the American Geriatrics Society” da Michael G. Nanna, della Yale School of Medicine di New Haven, e colleghi, aveva mostrato che meno del 50% dei pazienti di 75 anni o più con ASCVD riceve una statina e meno di uno su cinque riceve una statina ad alta intensità. L’uso di agenti aggiuntivi per la riduzione dei lipidi è ancora più basso: meno del 3% assume ezetimibe e solo lo 0,2% utilizza un inibitore PCSK9.

Nonostante le prove che mostrano chiaramente come gli anziani traggano beneficio da livelli più bassi di colesterolo LDL, rileva Nanna, ci sono diverse ragioni per l’uso insufficiente delle terapie provate nei pazienti anziani. La percezione di un rischio aumentato o di un beneficio attenuato potrebbe contribuire all’inerzia clinica. Tuttavia, i dati dimostrano che i pazienti anziani possono ottenere significativi benefici dalla terapia aggressiva per la riduzione del colesterolo LDL.

Bibliografia:
• Al Said S, O’Donoghue ML, Ran X, et al. Long-Term Lipid Lowering With Evolocumab in Older Individuals. J Am Coll Cardiol. 2025;85(5):504-512. doi: 10.1016/j.jacc.2024.11.019. leggi

• Dhar K, Berger J, Newman J, et al. Evolocumab in Older Individuals: Expanding the Age Horizon. J Am Coll Cardiol;85(5):513-514. doi: 10.1016/j.jacc.2024.11.043. leggi

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