Artrite reumatoide. arrivano i primi dati di efficacia in fase 2 per rosnilimab, antiinfiammatorio di nuova concezione
Con un recente comunicato stampa, AnaptysBio, un’azienda biofarmaceutica Usa, ha annunciato i dati statisticamente significativi della 12a settimana dello studio globale di Fase 2b RENOIR, condotto su 424 pazienti, che prevedeva la somministrazione di rosnilimab, un agente di deplezione e agonista delle cellule T PD-1+, per l’artrite reumatoide (AR) da moderata a grave. Rosnilimab è risultato sicuro e ben tollerato con tassi di eventi avversi simili rispetto al placebo.
Soddisfazione è stata espressa dai vertici dell’azienda, che conta di rendere noti in forma completa tutti i dati dello studio per la fine di quest’anno.
Cosa è rosnilimab
Rosnilimab è un nuovo anticorpo monoclonale avente come bersaglio diretto PD-1, un recettore co-inibitorio espresso in modo preferenziale sulla superficie delle cellule T attivate, che ha un ampio impatto sui fattori patogenetici di malattie infiammatorie come l’AR e la colite ulcerosa (UC). Si tratta di una terapia “a target”, progettata per eliminare le cellule T ad elevata concentrazione di PD-1 e per fungere da agonista delle restanti cellule T PD-1+, al fine di riportare il sistema immunitario ad uno stato di omeostasi.
Secondo gli autori degli studi su questo anticorpo, si ritiene che il ripristino del sistema immunitario a uno stato di omeostasi si traduca in risultati immunologici specifici sia nel tessuto infiammato che a livello periferico, come la riduzione della proliferazione, della migrazione e della secrezione di citochine delle cellule T e la riduzione della generazione di plasmacellule e dei livelli di autoanticorpi.
Rosnilimab è attualmente in fase di studio clinico e la sua sicurezza ed efficacia non sono state valutate da alcuna autorità regolatoria.
Studio RENOIR
Disegno del trial
Lo studio di fase 2b RENOIR sta valutando l’efficacia, la sicurezza, la tollerabilità, la farmacocinetica e la farmacodinamica di rosnilimab in pazienti con AR da moderata a grave in trattamento con DMARDc (ad esempio, metotrexato).
RENOIR ha arruolato 424 pazienti con un punteggio medio basale DAS28-CRP di attività di malattia pari a 5,64 e un punteggio medio basale di indice di attività clinica di malattia (CDAI) di 37,7 negli Stati Uniti, in Canada e in Europa, che erano naïve ai DMARDb/ts (n=250; 59%) o erano già stati sottoposti a trattamento con questi farmaci (n=174; 41%).
I pazienti già trattati con DMARDb/ts avevano dichiarato, al reclutamento nel trial, di aver utilizzato in precedenza almeno un esponente dei farmaci menzionati (anti-TNF, inibitore cellule B, modulatore selettivo della costimolazione, Jak inibitore).
I ricercatori hanno randomizzato questi pazienti a trattamento con:
– 100 mg di rosnilimab sottocute ogni quattro settimane (Q4W)
– 400 mg Q4W
– 600 mg ogni due settimane (Q2W)
– Placebo
L’endpoint primario è stato valutato alla settimana 12, mentre gli endpoint secondari sono stati valutati sia alla settimana 12 che alla settimana 14.
Dopo il completamento della visita alla Settimana 14, i pazienti trattati con rosnilimab che hanno raggiunto una bassa attività di malattia (LDA) del CDAI ≤ 10, hanno continuato il trattamento assegnato fino alla Settimana 28 in un periodo di trattamento in cieco, tutto.
Risultati di efficacia
Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario, rappresentato dalla variazione media rispetto al basale del DAS-28 CRP alla settimana 12, per tutte e tre le dosi di rosnilimab rispetto al placebo. Rosnilimab ha raggiunto una significatività statistica con almeno una dose e ha mostrato una superiorità numerica in tutte le dosi utilizzate, inclusa la somministrazione mensile, sugli endpoint secondari chiave ACR20, ACR50 e CDAI LDA alla settimana 12, nonostante siano stati osservati tassi di risposta al placebo superiori alla media.
Inoltre, rosnilimab ha mostrato le risposte più elevate mai riportate per questi endpoint secondari chiave alla settimana 14.
Il 69% dei pazienti trattati con rosnilimab ha raggiunto la ridotta attività di malattia (LDA) in base all’indice CDAI alla settimana 14 e sembra mantenere risposte sostenute sia per questo indice che in termini di risposta ACR50, con un potenziale miglioramento delle risposte ACR70 fino alla settimana 28.
I dati sui biomarcatori traslazionali nel sangue, per tutte le dosi, hanno mostrato un impatto immunologico simile, con un’attività farmacologica mirata e robusta nei pazienti trattati con rosnilimab, che non è stata osservata nel gruppo placebo. Nello specifico, rosnilimab ha dimostrato una riduzione rapida e sostenuta di circa il 90% delle cellule T PD-1high e di circa il 50% delle cellule T PD-1+, oltre ad un aumento del numero totale di Treg. Questo ha comportato un impatto minimo sul numero totale di cellule T e una composizione cellulare favorevole, indicativa di un’omeostasi immunitaria sana.
Inoltre, nei pazienti trattati con rosnilimab è stata osservata una riduzione di circa il 50% dei livelli medi di CRP rispetto al basale, un parametro oggettivo di infiammazione, durante l’intero periodo dello studio, un effetto non riscontrato nel gruppo placebo.
Risultati di safety
Rosnilimab è risultato sicuro e ben tollerato, con eventi avversi simili tra i gruppi di trattamento e il placebo.
I dati fino alla settimana 12 hanno mostrato:
• Nessuna neoplasia
• Nessun evento cardiovascolare maggiore (MACE)
• Nessun aumento delle infezioni gravi rispetto al placebo
• Nessun caso di anafilassi o ipersensibilità sistemica associata a rosnilimab
• Una bassa incidenza di reazioni al sito di iniezione, simile al placebo
Riassumendo
Invitato a commentare i risultati finora resi noti, il dottor Jonathan Graf, professore di Medicina presso la Divisione di Reumatologia dell’Università della California, San Francisco (Usa) ha dichiarato: “Nell’AR c’è un bisogno urgente di terapie innovative come rosnilimab, che hanno il potenziale di ridurre gli effetti debilitanti di questa malattia per un periodo di tempo più lungo e per un’ampia gamma di pazienti”.
“I pazienti con AR – continua – presentano una popolazione anomala di cellule T che esprimono PD-1high, presenti nel circolo sanguigno e nelle articolazioni. Sono molto entusiasta dei primi dati di Fase 2 di questo trial, che supportano l’ipotesi secondo cui, con l’eliminazione di queste cellule T PD-1high e l’attivazione delle cellule T rimanenti che esprimono PD-1+, rosnilimab sarebbe in grado di offrire un approccio fondamentalmente diverso per il trattamento dell’AR, ripristinando il sistema immunitario e, potenzialmente, garantendo un sollievo più duraturo dai sintomi e una modifica della progressione della malattia”.
Fonte: comunicato stampa