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Diabete di tipo 2: rischio cardiovascolare aumentato da iperfiltrazione glomerulare


L’iperfiltrazione glomerulare (GHF) potrebbe incrementare il rischio di malattie cardiovascolari (CVD), inclusi infarto miocardico e scompenso cardiaco, nei pazienti con diabete di tipo 2

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L’iperfiltrazione glomerulare (GHF) potrebbe incrementare il rischio di malattie cardiovascolari (CVD), inclusi infarto miocardico e scompenso cardiaco, nei pazienti con diabete di tipo 2, secondo i dati di uno studio pubblicato sul Clinical Journal of the American Society of Nephrology.

È noto che la nefropatia diabetica rappresenta un fattore di rischio indipendente per le malattie cardiovascolari e la mortalità correlata, rafforzando l’importanza dei controlli annuali per albuminuria ed eGFR, associati a un ottimale controllo glicemico e pressorio.
Tuttavia, l’impatto dell’iperfiltrazione glomerulare, definita come un valore di eGFR anormalmente elevato, sul rischio cardiovascolare nei pazienti diabetici non è ancora ben compreso, ha scritto Seung Min Chung, della divisione di endocrinologia e metabolismo presso la Yeungnam University College of Medicine in Corea del Sud, insieme ai suoi colleghi.

L’iperfiltrazione glomerulare (GHF) è tipico nelle fasi iniziali del diabete, dovuto a iperattivazione del RAAS e insulino-resistenza. Può indicare danno renale precoce ed evolvere in nefropatia diabetica. A lungo termine, favorisce proteinuria, insufficienza renale e aumenta il rischio cardiovascolare, inclusi infarto e scompenso cardiaco.

Analisi su ampio database
I ricercatori hanno condotto un’analisi retrospettiva su un ampio database della Korean National Health Insurance Service, comprendente 1.952.053 pazienti con diabete di tipo 2 tra il 2015 e il 2016. I pazienti sono stati suddivisi in cinque gruppi in base ai livelli di eGFR: filtrazione bassa: <5 mL/min per 1,72 m²; eGFR tra 5 e 40 mL/min per 1,72 m²; eGFR tra 40 e 60 mL/min per 1,72 m²; eGFR tra 60 e 95 mL/min per 1,72 m²; iperfiltrazione glomerulare: >95 mL/min per 1,72 m².

L’osservazione è proseguita fino al 2022 per valutare la comparsa di infarto miocardico, ictus e scompenso cardiaco.
L’analisi ha rivelato una relazione a forma di “J inversa” tra eGFR e il rischio cardiovascolare, con il rischio più elevato nei pazienti con filtrazione bassa, seguito da quelli con iperfiltrazione glomerulare. Complessivamente, 214.111 pazienti hanno sviluppato CVD, con tassi d’incidenza rispettivamente di 36,1, 20,8, 18,3, 18,7 e 19,3 per 1.000 anni-persona nei diversi gruppi eGFR.
I pazienti con filtrazione bassa (HR=1,56; IC 95%, 1,53-1,59) e con iperfiltrazione glomerulare (HR=1,13; IC 95%, 1,10-1,15) presentavano un rischio cardiovascolare più elevato rispetto ai pazienti con eGFR compresi tra il 40° e il 60° percentile.

L’iperfiltrazione glomerulare è risultata associata a una maggiore probabilità di infarto miocardico (HR=1,06; IC 95%, 1,01-1,11) e scompenso cardiaco (HR=1,17; IC 95%, 1,14-1,20). Inoltre, il rischio cardiovascolare associato all’eGFR è stato confermato in sottogruppi suddivisi per età, sesso, obesità, ipertensione e dislipidemia.
L’impatto dell’iperfiltrazione glomerulare sul rischio cardiovascolare è apparso più marcato nei pazienti più giovani: HR=1,30 per i pazienti con meno di 40 anni, HR=1,17 per quelli tra i 40 e i 60 anni, HR=1,05 per i pazienti di età pari o superiore ai 65 anni.

Nonostante un controllo glicemico non ottimale, i pazienti con iperfiltrazione glomerulare erano generalmente più giovani e presentavano meno comorbilità metaboliche.
In conclusione, gli autori evidenziano che l’identificazione precoce dell’iperfiltrazione glomerulare nei pazienti con diabete di tipo 2 potrebbe rappresentare un’opportunità per strategie preventive volte a ridurre il rischio cardiovascolare.

Seung Min Chung et al., Effect of Glomerular Hyperfiltration on Incident Cardiovascular Disease in Patients with Type 2 Diabetes Mellitus Clin J Am Soc Nephrol. 2025 Jan 9.
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