Nei pazienti con artrite reumatoide e una risposta insoddisfacente ad un primo JAK inibitore (JAKi), il passaggio ad un secondo esponente di questa classe sembra essere un’opzione più efficace
Nei pazienti con artrite reumatoide (AR) e una risposta insoddisfacente ad un primo JAK inibitore (JAKi), il passaggio ad un secondo esponente di questa classe di farmaci (cycling) sembra essere un’opzione più efficace rispetto al passaggio a trattamento con un farmaco biologico ( switching). Queste le conclusioni di uno studio giapponese recentemente pubblicato su RMD Open.
Razionale e disegno dello studio
Attualmente, sono disponibili cinque JAKis per l’impiego nei pazienti con AR, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Questi farmaci hanno migliorato significativamente l’attività della malattia negli studi clinici. Tuttavia, un sottogruppo di pazienti con AR ha mostrato una risposta insoddisfacente ai JAKis (JAKis-IR) e non ha evidenziato miglioramenti significativi nell’attività della malattia.
Per approfondire la condizione dei pazienti con AR e JAKis-IR e identificare i farmaci più appropriati per loro, i ricercatori hanno analizzato i dati di un registro di pazienti con AR raccolti presso la loro istituzione e vari centri affiliati.
Lo studio ha incluso 434 pazienti trattati con JAKi tra agosto 2013 e aprile 2022, ciascuno dei quali è stato seguito per 26 settimane di trattamento. Un totale di 138 pazienti (31,8%) ha mostrato una risposta insoddisfacente ai JAKi, il che significa che non avevano raggiunto una bassa attività della malattia entro 26 settimane di trattamento o avevano cambiato terapia a causa di una risposta inadeguata.
I pazienti che hanno effettuato il cycling ad altro JAKi o lo switch ad un DMARDb sono stati seguiti per altre 26 settimane, con l’obiettivo primario di valutare i tassi di remissione, misurati tramite il Clinical Disease Activity Index (CDAI) tra i due gruppi di trattamento.
Le traiettorie della malattia nei pazienti che avevano cambiato farmaco e i fattori che avevano influenzato tali traiettorie sono stati analizzati attraverso un modello analitico indicato con l’acronimo anglosassone GMM (Growth Mixture Modelling). Questo modello è stato utilizzato anche per valutare le caratteristiche cliniche in termini di risposta ai farmaci sostituiti.
Risultati principali
Tra i pazienti con risposta insoddisfacente ad un JAKi, i 31 che sono passati ad un altro JAKi hanno mostrato un tasso di remissione significativamente più elevato (38,7%) rispetto ai 45 che sono passati ad un DMARDb (2,2%), secondo i ricercatori.
Inoltre, lo studio non ha riscontrato differenze significative nel tasso di persistenza in terapia a 26 settimane tra chi era passato ad un DMARDb (75,6%) e chi aveva iniziato un trattamento con un altro inibitore di JAKi (87,1%), né differenze statisticamente significative in termini di eventi avversi.
Passando all’analisi GMM, questa ha suddiviso i pazienti in tre gruppi, uno dei quali comprendeva pazienti con attività di malattia da moderata a elevata al basale che avevano mostrato un rapido miglioramento dopo il passaggio ad un altro JAKi o ad un DMARDb.
A questo riguardo, dai risultati di un’analisi di regressione logistica multivariata è emerso che “l’unico fattore” associato all’inclusione in questo gruppo era rappresentato dal trattamento con un altro JAKi (OR = 7,15; IC 95%, 2,21-23,1), hanno notato i ricercatori.
Non solo: l’analisi GMM ha mostrato anche che i pazienti con risposta pregressa insoddisfacente ai DMARDb, quelli non in grado di impiegare le dosi ottimali di JAKI e quelli con punteggio di disabilità HAQ-DI elevato al momento dell’inizio di trattamento con un JAKi erano quelli a maggior rischio di maturare una condizione di risposta insoddisfacente al JAKi iniziale.
Riassumendo
In conclusione, “…questo studio suggerisce che il passaggio al trattamento con un altro JAKi potrebbe portare ad un miglioramento più significativo rispetto al passaggio ai DMARDb nei pazienti con AR e risposta insoddisfacente ai JAKi – hanno concluso i ricercatori -. Pertanto, il cycling ad un altro JAKi potrebbe rappresentare l’opzione ottimale tra i farmaci a bersaglio molecolare nei pazienti con AR e risposta insoddisfacente ad un primo JAKi”. I ricercatori hanno anche sottolineato la mancata emersione nello studio di evidenze di differente efficacia tra i JAKi utilizzati (sia in prima battuta che in seconda battuta).
Bibliografia
Miyazaki Y et al. Switching to biological DMARDs versus cycling among JAK inhibitors in patients with rheumatoid arthritis and with inadequate response to JAK inhibitors: from FIRST registry. RMD Open 2025;11:e004987. doi: 10.1136/rmdopen-2024-004987
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