Nuovi dati sull’uso di Guselkumab nella colite ulcerosa: miglioramenti clinici ed endoscopici con la somministrazione sottocutanea
In occasione del Congresso della European Crohn’s and Colitis Organisation (ECCO) 2025 sono stati presentati nuovi risultati dello studio di fase 3 ASTRO sulla terapia di induzione con guselkumab somministrato per via sottocutanea (SC) in adulti con colite ulcerosa (UC) attiva di grado da moderato a grave. I risultati dello studio relativi alla settimana 12 hanno mostrato miglioramenti statisticamente significativi e clinicamente rilevanti rispetto al placebo in tutti i parametri clinici ed endoscopici.
«I risultati dello studio ASTRO relativi alla settimana 12 complementano i dati dello studio QUASAR, dimostrando che sia l’induzione con guselkumab per via sottocutanea che l’induzione con guselkumab per via endovenosa sono associati a risultati clinicamente differenzianti in pazienti con UC attiva da moderata a grave», dichiara Flavio Caprioli, Professore associato di gastroenterologia, Università degli studi di Milano.a «La flessibilità di un regime di trattamento completamente sottocutaneo potrebbe rappresentare un’opzione gradita per molti pazienti, specialmente quelli con stili di vita più impegnati e attivi».
Alla settimana 12, una percentuale significativamente maggiore di pazienti trattati con guselkumab 400 mg SC come terapia di induzione ha raggiunto tutti i seguenti endpoint controllati per la molteplicità1, rispetto ai pazienti trattati con placebo:
· Remissione clinica (27,6 per cento dei pazienti trattati con guselkumab vs 6,5 per cento con placebo; p<0,001). La remissione clinica è stata definita da un punteggio Mayo per la frequenza delle evacuazioni pari a 0 o 1 e non aumentato rispetto al valore di riferimento, punteggio Mayo per il sanguinamento rettale pari a 0 e punteggio Mayo per l’endoscopia pari a 0 o 1 senza presenza di friabilità della mucosa all’endoscopia.
· Risposta clinica (65,6 per cento dei pazienti trattati con guselkumab vs 34,5 per cento con placebo; p<0,001). La risposta clinica è stata definita come una diminuzione del punteggio Mayo modificato di ≥30 per cento e ≥2 punti rispetto al valore basale di induzione, con una diminuzione di ≥1 punto rispetto al valore basale nel sottopunteggio di sanguinamento rettale o un sottopunteggio di sanguinamento rettale pari a 0 o 1.
· Miglioramento endoscopico (37,3 per cento dei pazienti trattati con guselkumab vs 12,9 per cento con placebo; p<0,001). Il miglioramento endoscopico è stato definito come un sottopunteggio endoscopico pari a 0 o 1 senza presenza di friabilità all’endoscopia.
Nelle analisi pre-specificate in sottopopolazioni definite in base al precedente stato di trattamento con terapie avanzate, guselkumab ha dimostrato risultati statisticamente significativi sugli endpoint, sia nei pazienti naïve, sia in quelli già esposti a farmaci biologici, ad inibitori della Janus chinasi (JAK) e/o inibitori della sfingosina 1-fosfato.
I dati sulla sicurezza dello studio ASTRO si sono dimostrati coerenti con il profilo di sicurezza già noto per guselkumab. Le percentuali di pazienti con uno o più eventi avversi (39,4 per cento dei pazienti trattati con guselkumab vs 52,5 per cento con placebo), eventi avversi gravi (2,5 per cento dei pazienti trattati con guselkumab vs 7,9 per cento con placebo), o eventi avversi che hanno portato alla sospensione del trattamento (1,1 per cento dei pazienti trattati con guselkumab contro il 5,8 per cento con placebo) sono stati simili in entrambi i gruppi.
Secondo quanto precisa l’azienda, dopo l’approvazione regolatoria europea, guselkumab sarebbe il primo inibitore dell’IL-23 a poter essere somministrato in modalità completamente sottocutanea, sia in fase di induzione sia in fase di mantenimento, aumentando così le opzioni terapeutiche a disposizione di pazienti e operatori sanitari.
Johnson & Johnson ha presentato richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio per l’utilizzo in Europa di guselkumab per il trattamento di pazienti adulti con malattia di Crohn (CD) e colite ulcerosa (UC) attiva di grado da moderato a grave.
ASTRO (EudraCT 2022-000365-41)
ASTRO è uno studio di fase 3 randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, a gruppi paralleli, multicentrico, treat-through, disegnato per valutare l’efficacia e la sicurezza della terapia di induzione con guselkumab SC (400 mg nelle settimane 0, 4 e 8) in pazienti adulti con colite ulcerosa attiva di grado da moderato a grave che hanno avuto una risposta inadeguata o intolleranza alla terapia convenzionale (ad es. g., tiopurine o corticosteroidi), a precedenti farmaci biologici (antagonisti del TNF o vedolizumab) e/o a ozanimod o JAK inibitori approvati. I pazienti (n=418) sono stati randomizzati 1:1:1 per ricevere: guselkumab 400 mg SC come terapia di induzione nelle settimane 0, 4 e 8, seguito da guselkumab 200 mg SC ogni 4 settimane (q4w); o guselkumab 400 mg SC come terapia di induzione nelle settimane 0, 4 e 8, seguito da guselkumab 100 mg SC ogni 8 settimane (q8w); o placebo. I regimi di dosaggio per la terapia di mantenimento nello studio ASTRO (200 mg SC q4w e 100 mg SC q8w) sono gli stessi valutati nel programma di fase 3 QUASAR, che ha stabilito il profilo di efficacia e sicurezza della terapia di induzione EV seguita da terapia di mantenimento SC in pazienti con colite ulcerosa attiva da moderata a grave.
QUASAR (EudraCT 2018-004002-25)
QUASAR è un programma di fase 2b/3 randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, a gruppi paralleli, multicentrico, disegnato per valutare l’efficacia e la sicurezza di guselkumab in pazienti adulti con colite ulcerosa attiva di grado da moderato a grave che hanno avuto una risposta inadeguata o intolleranza alla terapia convenzionale (ad esempio, tiopurine o corticosteroidi), a farmaci biologici precedenti (antagonisti del TNF o vedolizumab) e/o JAK inibitori (tofacitinib).4 QUASAR comprendeva uno studio di induzione di fase 2b per la determinazione del dosaggio di induzione, uno studio di induzione di conferma di fase 3 e uno studio di mantenimento randomized withdrawal di fase 3.4 Nello studio di induzione di fase 3, i pazienti hanno ricevuto 200 mg di guselkumab o placebo mediante infusione endovenosa alla settimana 0, alla settimana 4 e alla settimana 8.4 Nello studio di mantenimento di fase 3, i pazienti hanno ricevuto un regime di mantenimento sottocutaneo di guselkumab 100 mg ogni 8 settimane, guselkumab 200 mg ogni 4 settimane o placebo.
Guselkumab
Sviluppato da Johnson & Johnson, guselkumab è il primo anticorpo monoclonale completamente umano approvato che si lega selettivamente alla subunità p19 dell’IL-23 e ne inibisce l’interazione con il recettore dell’IL-23. L’IL-23 è un importante fattore patogenetico delle malattie infiammatorie. I risultati relativi alla doppia azione sono limitati a studi in vitro che dimostrano che guselkumab si lega al CD64, che è espresso sulla superficie delle cellule produttrici di IL-23 in un modello di monociti infiammatori. Il significato clinico di questa scoperta non è noto.
Guselkumab è approvato nell’UE per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa (Pso) in pazienti adulti che sono candidati alla terapia sistemica e per il trattamento dell’artrite psoriasica attiva (PsA) in pazienti adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che sono risultati intolleranti a una precedente terapia con farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD). È inoltre approvato negli Stati Uniti, in Canada, in Giappone e in numerosi altri paesi per il trattamento di adulti con psoriasi da moderata a severa candidati a terapia sistemica (iniezioni o pillole) o fototerapia (trattamento con luce ultravioletta) e per il trattamento di pazienti adulti con artrite psoriasica attiva.
Informazioni sulla sicurezza di guselkumab
Durante gli studi clinici condotti con guselkumab, le reazioni avverse al farmaco (ADR) quali infezioni delle vie respiratorie sono state molto comuni (≥10 per cento); aumento delle transaminasi, cefalea, diarrea, artralgia e reazioni nel sito di iniezione sono state comuni (da ≥1 a <10 per cento); infezioni da herpes simplex, infezioni da tigna, gastroenterite, diminuzione della conta dei neutrofili, ipersensibilità, anafilassi, orticaria ed eruzione cutanea sono risultate reazioni avverse al farmaco non comuni (≥0,1 per cento a <1 per cento).