Tornano i Giannutri con un nuovo lavoro sulla lunga distanza, Zum, prodotto da Dischi Soviet Studio e registrato nella primavera del 2023 al Macina Studio di Camposampiero
Dopo Avventure Tropicali (2018), Al Ritorno Dalla Campagna (2020) e l’EP eponimo del 2022, tornano i Giannutri con un nuovo lavoro sulla lunga distanza, Zum, prodotto da Dischi Soviet Studio.
L’album, registrato nella primavera del 2023 presso il Macina Studio di Camposampiero (PD) da Davide Venzo e Woolter, masterizzato da Giulio “Ragno” Favero, è formato da dieci tracce di immediato impatto, ed esplora sonorità nuove rispetto ai lavori precedenti, caratterizzate da un sound più grezzo e rock, meno elaborato ma più tagliente, mantenendo sempre una cura particolare per i testi, che man mano declinano il significato ultimo di Zum, una parola immaginaria che evoca il desiderio di intraprendere un percorso virtuoso di miglioramento da una situazione di disagio.
La grafica del progetto è curata da Officina Infernale.
rack by Track – ZUM
1. I Sogni Son Desideri
Il disco si apre con un brano che gioca con il contrasto tra leggerezza e inquietudine. I sogni sono i desideri, cocaina nei pensieri canta il duo, ribaltando l’innocenza della citazione disneyana in un’ossessione moderna. Le chitarre ruvide e il ritmo incalzante accompagnano un testo che esplora la ricerca compulsiva della felicità tra ansia, consumismo e sogni irraggiungibili.
2. Globuli Rossi
Un pezzo viscerale, dove il tema del corpo e della memoria affiora in immagini taglienti: Mi hai tolto carne rossa, coi tuoi brodini al dado, ma io mi devo fare le ossa. Il suono è teso, la melodia vocale ha una cantabilità amara e il testo gioca tra il rancore e il desiderio di recuperare qualcosa di perduto.
3. Nuove Cose
Un pezzo che affronta il tema della paternità e del cambiamento con delicatezza e un senso di spaesamento. Ti immaginavo e poi uaaaaaa, un urlo che racchiude meraviglia e paura. Il brano cresce in intensità, alternando momenti più intimi a esplosioni sonore, mantenendo sempre un’emotività palpabile.
4. Fucktor
Un brano corrosivo, tra denuncia e ironia. Quanto mi fa vomitare, vorrei dirtelo così, ma oltre la merda c’è il sole. Il pezzo ha un’attitudine sferzante e un ritmo serrato, giocando con immagini di media e spettacolo che vengono smascherate e ridicolizzate.
5. Astronza
Una ballata straniante, sospesa tra realtà e fantasia. Se mi lasci ti cancello, sali in astronave e voli via. Il testo evoca una fuga, mentre la musica accompagna questa sensazione con una dinamica che alterna dolcezza e distacco, lasciando spazio a un finale esplosivo.
6. Giorni D’Agosto
Un racconto di adolescenza e rimpianto, che riesce a essere tenero e brutale allo stesso tempo. Elisa, in quei giorni di agosto ti sembravo uno tosto, ma ero solo un animale stupido. La strumentazione è più ariosa, con un basso profondo che guida il brano e una linea vocale che trasmette un senso di malinconia estiva.
7. Vivere Per Lavorare
Un brano acustico dai toni stralunati che si muove tra alienazione e ribellione verso la filosofia odierna improntata sul binomio consumo-lavoro, con un testo che parla della fatica di adattarsi a un sistema che logora. La mia felicità non è un conto corrente, è nelle piante. La canzone mantiene un equilibrio tra aggressività e melodia, con una ritmica serrata che enfatizza il senso di frustrazione.
8. Mal Di Pancia
Un pezzo nevrotico, che cattura il disagio esistenziale che si rispecchia in musiche e costumi sempre più superficiali. Mangio musica senza sostanza, che mi fermenta dentro la mente. Il ritmo è frenetico, la chitarra si fa più tagliente e il testo alterna immagini di nausea e confusione, restituendo un senso di oppressione crescente.
9. Promenade
Un pezzo più riflessivo, che esplora il tempo e il passaggio tra la vita giovane e quella adulta con una struttura che si apre lentamente. Hai camminato a lungo da solo in giro, ti guardi e nello specchio cerchi un bambino. Le chitarre si fanno più eteree, la voce più distesa, regalando un momento di sospensione prima della conclusione.
10. Valentina
Il disco si chiude con un ritratto intenso e malinconico di una ragazza. Capelli neri come corvi a testa in giù, morbidi sentieri in cui ti perdi solo tu. La musica accompagna il racconto con un crescendo emotivo, lasciando un’impressione di viaggio interiore che si conclude in una fuga sfocata.