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Tumore al fegato: UE approva associazione di nivolumab e ipilimumab


Immunoterapia combinata per il tumore al fegato: Commissione Europea approva associazione nivolumab e ipilimumab

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La Commissione Europea ha approvato la combinazione di nivolumab e ipilimumab per il trattamento di prima linea del carcinoma epatocellulare (HCC) non resecabile o avanzato negli adulti. La decisione si basa sui risultati dello studio di fase 3 CheckMate 9DW, che ha dimostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza globale rispetto alle terapie standard con lenvatinib o sorafenib.

L’analisi dei dati, presentata durante il Gastrointestinal Cancers Symposium 2025, ha evidenziato che la sopravvivenza mediana nei pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab era di 23,7 mesi, contro i 20,6 mesi del braccio di controllo. Dopo 24 mesi, il 49% dei pazienti nel gruppo sperimentale era ancora in vita, rispetto al 39% di quelli trattati con le terapie standard. Dopo 36 mesi, i tassi di sopravvivenza erano rispettivamente del 38% e del 24%.

L’approvazione della Commissione Europea è valida in tutti i 27 Stati membri dell’UE, oltre che in Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Questa decisione rafforza il ruolo dell’immunoterapia combinata nel trattamento dell’HCC avanzato, offrendo ai pazienti una nuova opzione terapeutica in grado di migliorare significativamente la prognosi.

Negli Stati Uniti, la Fda sta attualmente valutando una richiesta di approvazione supplementare (sBLA) per la stessa indicazione. Il termine previsto per la decisione è il 21 aprile 2025, segnando un ulteriore passo verso l’ampliamento delle possibilità terapeutiche per i pazienti con carcinoma epatocellulare.

Meccanismo d’azione e vantaggi della combinazione
Nivolumab e ipilimumab appartengono alla classe degli inibitori del checkpoint immunitario. Nivolumab è un anticorpo monoclonale che blocca il recettore PD-1 (programmed death-1), impedendo l’inibizione della risposta immunitaria contro le cellule tumorali. Ipilimumab, invece, agisce sul recettore CTLA-4 (cytotoxic T-lymphocyte antigen-4), potenziando l’attivazione dei linfociti T.

La combinazione dei due farmaci consente di ottenere una maggiore attivazione del sistema immunitario, migliorando la risposta contro il tumore.

L’efficacia della combinazione è stata confermata dai dati dello studio CheckMate 9DW, che ha mostrato un tasso di risposta globale (ORR) del 36%, con un 7% di risposte complete. Al contrario, nel gruppo di controllo, il tasso di risposta era del 13%, con solo il 2% di risposte complete.

Studio CheckMate 9DW: dettagli e risultati
CheckMate 9DW è uno studio internazionale, in aperto, che ha coinvolto pazienti con HCC non resecabile, mai trattati con terapia sistemica. I criteri di inclusione prevedevano almeno una lesione misurabile secondo i criteri RECIST 1.1, un punteggio Child-Pugh di 5 o 6 e uno stato funzionale ECOG di 0 o 1.

I partecipanti sono stati randomizzati in due gruppi: uno ha ricevuto nivolumab (1 mg/kg) associato a ipilimumab (3 mg/kg) ogni tre settimane per quattro cicli, seguito da nivolumab 480 mg ogni quattro settimane; l’altro gruppo ha ricevuto lenvatinib (8-12 mg al giorno) o sorafenib (400 mg due volte al giorno).

Oltre alla sopravvivenza globale, gli endpoint secondari includevano il tasso di risposta e la durata della risposta. La durata mediana della risposta nei pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab è risultata di 30,4 mesi, contro i 12,9 mesi del gruppo di controllo.

Sicurezza e tollerabilità della terapia
Il profilo di sicurezza della combinazione è risultato in linea con le precedenti evidenze sugli inibitori del checkpoint immunitario. Eventi avversi correlati al trattamento di qualsiasi grado sono stati osservati nell’84% dei pazienti del gruppo sperimentale e nel 91% del gruppo di controllo. Reazioni di grado 3 o 4 sono state riportate nel 41% dei pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab, rispetto al 42% nel braccio di controllo. Gli eventi avversi gravi si sono verificati nel 28% dei pazienti trattati con la combinazione e nel 14% di quelli trattati con le terapie standard. I decessi correlati al trattamento sono stati 12 nel gruppo nivolumab-ipilimumab e 3 nel gruppo di controllo.

Bibliografia
Bristol Myers Squibb. “Bristol Myers Squibb receives European Commission approval for Opdivo (nivolumab) plus Yervoy (ipilimumab) for the first-line treatment of adult patients with unresectable or advanced hepatocellular carcinoma.” News release. 7 marzo 2025. leggi

Kudo M, Yau T, Decaens T, et al. “Nivolumab (NIVO) plus ipilimumab (IPI) vs lenvatinib (LEN) or sorafenib (SOR) as first-line (1L) therapy for unresectable hepatocellular carcinoma (uHCC): CheckMate 9DW expanded analyses.” J Clin Oncol. 2025;43(suppl 4):520. doi:10.1200/JCO.2025.43.4_suppl.520.

Bristol Myers Squibb. “Bristol Myers Squibb receives US Food and Drug Administration sBLA acceptance for first-line treatment of unresectable hepatocellular carcinoma.” News release. 21 agosto 2024. leggi