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Orticaria cronica spontanea: remibrutinib nuova opzione terapeutica


Un nuovo studio pubblicato su The New England Journal of Medicine da Martin Metz et al., riporta risultati promettenti per il trattamento dell’orticaria cronica spontanea

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Un nuovo studio appena pubblicato su The New England Journal of Medicine il 5 marzo 2025, da Martin Metz et al., riporta risultati promettenti per il trattamento dell’orticaria cronica spontanea. Lo studio, intitolato “Remibrutinib in Chronic Spontaneous Urticaria”, ha confermato l’efficacia e la sicurezza di remibrutinib, un inibitore orale della tirosin-chinasi di Bruton, in pazienti con orticaria cronica spontanea che non rispondevano adeguatamente agli antistaminici H1.

I risultati dello studio indicano che remibrutinib ha portato a una significativa riduzione dei sintomi, misurati dal punteggio di attività dell’orticaria (UAS7), rispetto al placebo. Questo miglioramento è stato osservato già dalla prima settimana di trattamento e si è mantenuto fino alla 24a settimana. Inoltre, il farmaco è stato generalmente ben tollerato, con un profilo di sicurezza simile al placebo.

L’orticaria cronica spontanea: una patologia debilitante
L’orticaria cronica spontanea (CSU) è una malattia cutanea caratterizzata dalla comparsa ricorrente di orticaria pruriginosa (pomfi) e/o angioedema per più di sei settimane, senza una causa apparente. Si stima che questa condizione colpisca circa 40 milioni di persone nel mondo, con un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti. I sintomi, che spesso interferiscono con il sonno e la vita quotidiana, sono difficili da controllare con le attuali opzioni terapeutiche. Gli antistaminici H1 di seconda generazione rappresentano la prima linea di trattamento, ma molti pazienti non rispondono adeguatamente a questa terapia, rendendo necessaria l’esplorazione di nuove strategie farmacologiche.

La CSU non è solo una condizione dermatologica, ma una patologia sistemica che può comportare sintomi invalidanti, riduzione della produttività lavorativa e impatto psicologico significativo. Studi epidemiologici suggeriscono che fino al 50% dei pazienti con CSU soffre di ansia o depressione a causa della malattia, e il 60% riporta una qualità del sonno compromessa. Questo rende ancora più urgente la necessità di terapie efficaci e ben tollerate.

Meccanismo d’azione di remibrutinib e il ruolo dell’inibizione della BTK
Remibrutinib è un inibitore orale altamente selettivo della tirosina chinasi di Bruton (BTK), un enzima chiave nella segnalazione intracellulare che porta all’attivazione dei mastociti e al rilascio di istamina. Bloccando la cascata della BTK, remibrutinib previene il rilascio dei mediatori infiammatori responsabili di prurito, orticaria e gonfiore nei pazienti con CSU. Studi preclinici e di fase II hanno dimostrato che remibrutinib può ridurre rapidamente i sintomi della CSU, con un’azione sostenuta nel tempo e un profilo di sicurezza favorevole.

Rispetto agli approcci terapeutici attuali, che includono antistaminici e l’anticorpo monoclonale anti-IgE omalizumab, remibrutinib si distingue per il suo meccanismo d’azione innovativo, mirato direttamente all’inibizione della cascata infiammatoria a livello intracellulare. Questa modalità d’azione lo rende particolarmente promettente per quei pazienti che non rispondono agli antistaminici e necessitano di una terapia orale più efficace.

Gli studi REMIX-1 e REMIX-2: efficacia e sicurezza confermate
Due studi clinici di fase III, REMIX-1 (NCT05030311) e REMIX-2 (NCT05032157), hanno valutato l’efficacia e la sicurezza di remibrutinib nei pazienti con CSU sintomatica non adeguatamente controllata dagli antistaminici H1 di seconda generazione. Si tratta di trial multicentrici, randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo. Un totale di 925 pazienti è stato arruolato e suddiviso in due gruppi: uno trattato con remibrutinib (25 mg due volte al giorno) e l’altro con placebo.

I risultati hanno mostrato una riduzione significativa del punteggio di attività dell’orticaria settimanale (UAS7) alla settimana 12 nei pazienti trattati con remibrutinib rispetto al placebo (REMIX-1: -20,0 vs. -13,8; REMIX-2: -19,4 vs. -11,7; P<0.001 per entrambi gli studi). Inoltre, una percentuale significativamente maggiore di pazienti nel gruppo remibrutinib ha raggiunto un UAS7 pari o inferiore a 6 alla settimana 12 (REMIX-1: 49,8% vs. 24,8%; REMIX-2: 46,8% vs. 19,6%; P<0.001) e un UAS7 pari a 0 (assenza completa di sintomi) (REMIX-1: 31,1% vs. 10,5%; REMIX-2: 27,9% vs. 6,5%; P<0.001).

Il profilo di sicurezza di remibrutinib si è dimostrato favorevole e paragonabile al placebo, con un’incidenza simile di eventi avversi tra i gruppi di trattamento. Tuttavia, una percentuale leggermente maggiore di pazienti nel gruppo remibrutinib ha riportato la comparsa di petecchie (3,8% vs. 0,3%). Altri eventi avversi riportati sono stati lievi o moderati, senza interruzioni significative del trattamento.

L’efficacia osservata nei trial di fase III suggerisce che remibrutinib potrebbe essere introdotto nel panorama terapeutico come un’opzione di prima scelta per i pazienti con CSU refrattaria agli antistaminici, fornendo un trattamento più accessibile e meno invasivo rispetto alla terapia biologica con omalizumab.

Prospettive future
Remibrutinib rappresenta una potenziale alternativa terapeutica per i pazienti con CSU, specialmente per coloro che non rispondono agli antistaminici. Se approvato, potrebbe affiancare omalizumab (Xolair®), l’unico trattamento biologico attualmente indicato per la CSU, offrendo una nuova opzione terapeutica orale per una patologia che necessita di approcci innovativi. Ulteriori studi di follow-up saranno essenziali per confermare l’efficacia a lungo termine e l’eventuale impatto sulla progressione della malattia.

Oltre alla CSU, remibrutinib è attualmente in fase di studio per altre patologie immunomediate, come la sclerosi multipla, l’idrosadenite suppurativa e la sindrome di Sjögren. Il suo potenziale terapeutico potrebbe quindi estendersi ben oltre l’orticaria, rappresentando una nuova classe di farmaci in grado di modulare le risposte infiammatorie in diverse condizioni patologiche.

Bibliografia
Metz, M., Giménez-Arnau, A., Hide, M., et al. “Remibrutinib in Chronic Spontaneous Urticaria.” New England Journal of Medicine. 2025. DOI: 10.1056/NEJMoa2408792 leggi

ClinicalTrials.gov. “REMIX-1 (NCT05030311) and REMIX-2 (NCT05032157).” leggi

Novartis Pharmaceuticals. “Remibrutinib for Chronic Spontaneous Urticaria: Press Release.” leggi