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Bronchiectasie, un paziente su 4 presenta sintomi 10 anni prima dalla diagnosi


Prima di ricevere la diagnosi di bronchiectasie, molti pazienti riferiscono di aver convissuto con i sintomi per diversi anni, il che suggerisce l’esistenza di un ritardo diagnostico

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Una comunicazione breve, pubblicata sotto forma di “Research Letter” da ERJ, sembra suggerire che, prima di ricevere la diagnosi di bronchiectasie, molti pazienti riferiscono di aver convissuto con i sintomi per diversi anni, il che suggerisce l’esistenza di un ritardo diagnostico importante. I risultati di questa survey EMBARC/ELF (European Multicentre Bronchiectasis Audit and Research Collaboration/European Lung Foundation) condotta su pazienti con bronchiectasie, pertanto, suggeriscono la necessità di aumentare la disponibilità e l’accesso a cure e servizi esperti in materia di bronchiectasie.

Razionale e disegno della survey
Le bronchiectasie stanno ricevendo una crescente attenzione da parte di medici e ricercatori, scrivono gli autori nell’introduzione allo studio. Tuttavia, nonostante lo sviluppo di linee guida internazionali e nazionali sulle bronchiectasie, la pratica clinica non segue necessariamente gli standard di qualità e le raccomandazioni cliniche. La European Multicentre Bronchiectasis Audit and Research Collaboration (EMBARC), insieme alla European Lung Foundation (ELF), coordina alcune attività avviate dai pazienti per favorire la consapevolezza e l’assistenza nella gestione delle bronchiectasie.

L’obiettivo della survey è stato, pertanto, quello di approfondire il vissuto delle persone affette da bronchiectasie nel ricevere la diagnosi e le cure. Il sondaggio online, messo a punto da EMBARC e dal gruppo consultivo di pazienti ELF sulle bronchiectasie, comprendeva 67 domande, tradotte in nove lingue, e includeva sezioni su dati demografici, diagnosi ed esami, oltre a esperienze di cura e trattamento.

Gli autori dello studio  hanno analizzato le risposte di 760 pazienti con bronchiectasia per comprendere meglio le loro esperienze in termini di diagnosi e cure. Considerando la coorte di pazienti in toto, il 71,3% dei pazienti viveva nel Regno Unito, mentre un numero inferiore di pazienti risiedeva in Germania (6,4%), negli Stati Uniti (3,3%) e in Canada (2,8%).

Risultati principali
Dalla survey è emerso che il periodo più lungo tra la comparsa dei sintomi e la diagnosi di bronchiectasie riportato nel sondaggio è risultato superiore a 10 anni, categoria che ha registrato la percentuale più elevata di pazienti (25,4%).
La seconda percentuale più elevata di pazienti ha vissuto con sintomi per 2-5 anni prima della diagnosi (21,8%), seguita da coloro che hanno atteso tra 5 e 10 anni (15%).

Un numero maggiore di pazienti che ha riferito di aver vissuto con sintomi per oltre 10 anni prima della diagnosi, rispetto a coloro che hanno atteso meno anni, è andato incontro ad infezioni batteriche (43% vs. 33%; P = 0,015).
Al contrario, non sono emerse differenze significative tra questi due gruppi in termini di ricoveri ospedalieri, funzionalità polmonare e punteggi di gravità della malattia riferiti dai pazienti.
Alla domanda su eventuali diagnosi errate, il 25,7% dei pazienti ha riportato di averne ricevuta una.

Una percentuale elevata di pazienti ha riferito di essere stata seguita da un medico di base (23,6%), da un ospedale specializzato in bronchiectasie (20,8%) o da uno specialista in malattie respiratorie, ma non specificatamente in bronchiectasie (19,5%).
Per quanto riguarda gli esami diagnostici, meno della metà dei pazienti (42,5%) ha riferito di aver effettuato un esame del sangue per valutare il sistema immunitario. Le percentuali di pazienti sottoposti a test per la fibrosi cistica (20,1%) e per la discinesia ciliare primaria (9,9%) sono risultate ancora più basse. Inoltre, l’invio di campioni di espettorato per l’analisi è avvenuto più frequentemente durante un’esacerbazione di malattia rispetto a quando il paziente era clinicamente stabile (45,8% vs. 33,9%).

Allo stesso modo, il 35,4% dei pazienti con bronchiectasie ha riportato difficoltà nell’ottenere un’analisi dell’espettorato all’inizio di un’infezione, mentre il 29,6% ha segnalato ritardi nei risultati.
Nonostante l’82,4% dei pazienti riferisse una tosse produttiva, una percentuale inferiore di pazienti è stata indirizzata ad uno specialista per ricevere istruzioni sulla gestione del drenaggio delle vie aeree respiratorie (61,7%).

L’accesso ad un medico di base con una buona conoscenza delle infezioni respiratorie durante un’esacerbazione è risultato problematico per il 50,2% dei pazienti. Infine, la riabilitazione polmonare (PR) è stata proposta solo al 19,6% dei pazienti. Tuttavia, i ricercatori hanno identificato un’associazione significativa tra la partecipazione alla PR e tre fattori: un punteggio più elevato nella scala di dispnea modificata del Medical Research Council (P < 0,001), un’età più avanzata (P < 0,001) e una maggiore gravità della malattia (P = 0,01).

In conclusione
Nel complesso, i risultati dello studio evidenziano la necessità di migliorare la formazione dei medici di base nella gestione delle bronchiectasie e di aumentare l’accessibilità ai programmi di drenaggio delle vie aeree respiratorie e alla riabilitazione polmonare, hanno affermato i ricercatori.

Bibliografia
Spinou A, et al. Diagnostic delay and access to care in bronchiectasis: data from the EMBARC/ELF patient survey  Eur Respir J. 2024;doi:10.1183/13993003.01504-2023.
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