“Dinah. La maledizione della Ninfa” di Adele Mereu non è solo un romanzo fantasy, ma un viaggio tra mito e realtà, passato e presente, tra sentimenti che sembrano destinati a ripetersi ciclicamente
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Ci sono storie che si limitano a intrattenere e altre che ti lasciano con un senso di inquietudine dolce, una sensazione di déjà vu che continua a tormentarti anche dopo aver voltato l’ultima pagina.
“Dinah. La maledizione della Ninfa” di Adele Mereu appartiene alla seconda categoria. Non è solo un romanzo fantasy, ma un viaggio tra mito e realtà, tra passato e presente, tra sentimenti che sembrano destinati a ripetersi ciclicamente, come una condanna ineluttabile.
Adele Mereu ha scelto la strada dell’autopubblicazione, un atto di coraggio che dimostra quanto creda nel proprio lavoro. In un mercato editoriale sempre più complesso, ha saputo costruire una storia solida e ben articolata, senza il supporto di una grande casa editrice alle spalle. Questo non significa che il romanzo sia privo di cura: la narrazione è ben strutturata, i personaggi sono delineati con attenzione e lo stile riesce a coinvolgere il lettore dall’inizio alla fine.
La trama si sviluppa su due piani temporali distinti ma intimamente intrecciati: da un lato abbiamo Amelia, una giovane donna che vive nel presente e che da sempre si sente diversa, condannata a vedere ogni suo potenziale amore svanire prima ancora di concretizzarsi. Dall’altro c’è Dinah, la ninfa del passato, il cui cuore è stato maledetto dagli dèi a non poter mai avere l’amore che desidera. La connessione tra Amelia e Dinah si svela a poco a poco, attraverso sogni, ricordi e scoperte inquietanti, rivelando che la protagonista non è solo una ragazza sfortunata in amore, ma la reincarnazione stessa di una storia dimenticata dal tempo. Ma Amelia non è sola nel suo viaggio: incontra altri ragazzi con esperienze simili, persone del suo stesso Paese che, come lei, si sentono fuori posto nel mondo e che iniziano a credere di essere legati a una vita passata. La scoperta della maledizione diventa per tutti loro una sfida: è possibile spezzare il ciclo? O sono destinati a rivivere eternamente il dolore di Dinah?
“Dinah. La maledizione della Ninfa” si regge su un cast di personaggi ben costruito. Amelia è una protagonista che si fa amare per la sua fragilità e la sua determinazione. La sua crescita interiore è palpabile, e il lettore non può fare a meno di empatizzare con il suo senso di smarrimento e la sua voglia di trovare risposte. Dinah, la ninfa, è altrettanto affascinante: una figura mitologica intrappolata in una punizione ingiusta, che incarna il dolore dell’amore impossibile. Accanto a loro troviamo Nicholas, il cugino di Amelia, una presenza rassicurante e stabile nella sua vita; Monica e Nathalie, le amiche che l’accompagnano nel suo percorso di scoperta; e Sebastian, Nihat e Angela, che con le loro esperienze danno profondità al tema della reincarnazione.
L’ambientazione è uno degli elementi più suggestivi del romanzo. La storia si muove tra la Sardegna e Verona nel presente e un’epoca lontana nel passato, in cui il lago e la natura incontaminata sono il palcoscenico di eventi soprannaturali. Il lago, in particolare, assume un ruolo simbolico fondamentale: è il punto di connessione tra Amelia e Dinah, il luogo in cui tutto ha avuto inizio e dove, forse, può trovare una fine.
Lo stile di Adele Mereu è evocativo e raffinato. La sua prosa è ricca di immagini poetiche, con descrizioni dettagliate che dipingono scenari quasi cinematografici. Il linguaggio è semplice ma suggestivo, con un uso sapiente delle metafore per trasmettere il senso di destino ineluttabile che avvolge i protagonisti. Le ripetizioni e le anastrofi accentuano l’intensità emotiva della narrazione, mentre la personificazione degli elementi naturali (come il lago e il vento) conferisce alla storia un’aura di magia e mistero. Inoltre, da un punto di vista tecnico, la narrazione non segue una linea temporale rigida: il romanzo alterna presente e passato, frammentando il racconto in modo che il lettore scopra i segreti della storia poco alla volta. Il ritmo, a tratti onirico, è rafforzato dall’uso di sogni e visioni che confondono volutamente la percezione della realtà. Ulteriore scelta vincente è quella del narratore interno: seguiamo la vicenda attraverso gli occhi di Amelia, viviamo i suoi dubbi, le sue paure, la sua crescente consapevolezza. Scelta che permette un forte coinvolgimento emotivo e ci immerge nel suo mondo interiore, fatto di domande senza risposta e sensazioni che non riesce a spiegare.
Dinah. La maledizione della Ninfa è una lettura intensa e affascinante, capace di trasportare il lettore in un mondo dove il mito si intreccia alla realtà e dove il passato continua a vivere nelle vite di chi, forse, non ha mai smesso di esistere. Un libro consigliato a chi ama il fantasy con una forte componente emotiva, a chi si lascia incantare dalle leggende e a chi ha sempre sospettato che ci sia qualcosa di più dietro le coincidenze della vita.